2018-07-13

Tutto quello che Alberto Venturini, imprenditore segratese classe 1952, tocca sembra diventare oro e i suoi successi lo hanno portato tra i primi del mondo nel suo campo. Quando nel 1982 ha rilevato La Lombarda, azienda nata 36 anni prima, non sapeva neanche di che cosa si occupasse di preciso. «Ai tempi gestivo l’ufficio tecnico di un’officina meccanica molto grossa per macchine movimento terra della Caterpillar di Carugate. Ho lavorato lì fino a 34 anni», racconta Venturini. «Poi l’amministratore delegato dell’impresa mi ha proposto di creare qualcosa per conto nostro in un altro settore e ci è capitata questa azienda che inizialmente credevamo si fabbricasse pompe idrauliche per motori diesel. Quando ci siamo accorti che, invece, trattava pompe per biciclette lui si è tirato indietro, mentre io ci ho fortemente creduto». E oggi La Lombarda è uno dei maggiori importatori e distributori di ricambi, accessori e biciclette sul mercato nazionale, una vera istituzione nel suo campo, affermatasi negli anni d’oro della mountain bike. Ma ciò che davvero ha caratterizzato la vita dell’imprenditore negli ultimi 40 anni è stata la sua passione per le chitarre. Al momento, infatti, Venturini è uno dei più grandi collezionisti in Europa di questo strumento, con dei pezzi da fare invidia a tutto il mondo. «Negli anni ’60 la chitarra era tutto ciò che i giovani volevano, un vero simbolo di aggregazione, e suonarla ci faceva sentire vivi», spiega il segratese doc. «Io ho sempre avuto una grande passione per la musica ma non ho mai avuto grande manualità e da giovane non ho mai studiato musica. Dopo i 30 anni, però, ho sentito l’esigenza di comprare uno strumento e un giorno, entrato in un comunissimo negozio, ho visto una vecchia chitarra degli anni ’60, ormai fuori tempo e fuori moda ma comunque molto bella, e l’ho comprata. Da lì non mi sono più fermato». Quel giorno l’imprenditore è diventato un collezionista e ha cominciato ad accantonare chitarre di tutti i tipi. Andando avanti Venturini ci ha preso sempre più gusto fino a capire che quegli oggetti potevano anche avere un senso d’investimento importante. «A quei tempi, non avendo l’ausilio di internet, si girava molto tra le proprie conoscenze, nelle fiere e nei mercatini, e soprattutto si compravano le riviste americane piene di inserzioni e annunci di vendita. I passaggi erano epistolari e richiedevano a volte mesi per concludere un affare. Così ho iniziato a girare l’Europa alla ricerca dei pezzi più pregiati fino ad arrivare ad avere circa 300 chitarre». La crescente passione e la consapevolezza di poter creare qualcosa che durasse nel tempo ha spinto Venturini a intrattenere rapporti con alcuni dei maggiori esponenti del collezionismo mondiale, nonché con artisti della scena musicale italiana e internazionale. «Ovviamente il fulcro della ricerca è il vintage, le vecchie chitarre artigianali, le prime Gibson o Fender che sanno ancora oggi di legno vivo», dichiara l’imprenditore. «All’inizio ho preso anche delle fregature, è normale, ma poi ho imparato a riconoscere i pezzi pregiati, quelli con un suono unico e innato. Non esistono due chitarre uguali, soprattutto tra quelle prodotte negli anni di cui mi occupo io, da fine ’40 al 1969. Ho avuto la fortuna di incontrare grandissimi artisti, persone che mi chiedevano espressamente una delle mie chitarre per riprodurre un determinato suono in studio. Per quanto riguarda l’Italia sono entrato in contatto con i New Dada, i Camaleonti, Ricky Gianco, Al Bano e altri della scena beat di quel periodo, ma nella mia collezione vanto anche uno strumento di Bob Dylan, uno di Roger Glover dei Deep Purple, ne ho di recente venduta una ai Lynyrd Skynyrd, famosi per “Sweet home Alabama”, e ho avuto rapporti anche con vecchi membri dell’entourage di Elvis, musicisti dei Rolling Stones e con Tony Sheridan, che ha cantato con i Beatles degli esordi». Insomma, un gioco di contatti, dealers americani e prezzi astronomici che salgono e scendono in modo frenetico. Un gioco che è essenzialmente passione per degli oggetti che hanno contribuito a creare la leggenda del rock ‘n‘roll. «Il mio è un vero amore per la musica e per la sua storia», conclude Venturini. «La mia collezione verrà portata avanti dai miei figli perché è giusto così. Le chitarre di una volta non devono morire perché vivono e ci parlano. Mentre le chitarre di adesso non dicono niente».
Mattia Rigodanza