2018-10-19

Tocca dunque a Umberto Costamagna sostituire l’assessore uscente Francesco Di Chio, anche se con deleghe diverse. Si occuperà di Lavori Pubblici e Personale. Conosciamolo meglio.
Allora, alla fine all’interno del Pd ha vinto lei il ballottaggio con Augusto Schieppati...
«Vero. Però non ho combattuto, mi sono semplicemente messo alla finestra. Quando il segretario cittadino mi ha chiesto la mia disponibilità, ho accettato e atteso, sapendo che avrebbe fatto la stessa proposta ad Augusto. Poi lui ha mandato una lettera di presentazione a tutti gli iscritti. Mi è sembrata un’ottima idea, l’ho ringraziato e ho fatto lo stesso. Poi ho solo atteso, anche se ammetto che l’idea di questa esperienza mi solleticava».
Peraltro prima esperienza politica, giusto?
«Esatto, anche se quando ero in Confindustria mi è capitato di fare incontri ad alti livelli di settore con politici e ministri. Al momento lavorerò in Comune per 3 o 4 giorni. E quando intendo giorni, per me sono 12 ore di fila. E devo dire che sono davvero intense».
“Chi me l’ha fatto fare”, l’ha già detto?
(sorride) «Ma no. L’idea di dare una mano alla mia città, che è in grossa difficoltà, ma anche davanti a grandi possibilità, mi stimola e mi entusiasma».
Quindi, consapevole che arriva in un momento in cui la situazione è seria...
«La strada è in salita, lo so bene. Abbiamo poco tempo, ma non in vista delle elezioni, bensì per realizzare cose di cui Segrate ha bisogno. La variabile più critica è il tempo».
E come intende sconfiggerla?
«Intanto ho iniziato a incontrare dirigenti e funzionari. Ho trovato persone competenti e preparate. Ho chiesto a loro di presentarmi tutti i progetti in cantiere, a che punto sono e cosa serve per portarli in porto. Questo perché quando ci sarà  la disponibilità economica, legata all’anticipo che Westfield dovrà girarci, si schiacci il pulsante e si parta. Non si dovrà perdere neppure un minuto».
In fase di sua presentazione ha detto che si confronterà con sindaco e giunta per capire le priorità da affrontare nei Lavori Pubblici. Si è già fatto un’idea?
«In realtà c’è poco da ragionare con sindaco e giunta: l’elenco delle priorità è già previsto nel piano 18/20. Mi ripeto, appena Westfield sblocca si parte chiaramente ragionando su situazioni contingenti. Ad esempio  i lavori nelle scuole non si possono comprensibilmente fare fino a giugno, come non si asfalta con il ghiaccio. Poi, chiaro che mi piacerebbe inserire interventi non previsti, di cui la città ha bisogno e che rientrano nella manutenzione straordinaria».
Tipo?
«I consiglieri del Pd mi hanno inviato una serie di indicazioni e mi confronterò con loro. Se esistono emergenze, o anche semplici segnalazioni da parte dei cittadini, il minimo da fare è comunque valutarle».  
Passiamo alla delega sul Personale. Ha detto: “Sia nel pubblico che nel privato le persone vanno motivate e allora rendono”. Sulla carta è un concetto chiaro. Entrando nel concreto come intende motivare i dipendenti?
«Non è solo una questione di farle sentire importanti, quanto spiegare loro il senso del lavoro che stanno portando avanti. I progetti non si spiegano solo con una mail, ma con i comportamenti, parlando di persona. Voglio stare in mezzo a loro fisicamente. Coinvolgimento è la parola chiave. E per la mia esperienza assicuro che questa è la chiave  vincente. So che c’è allo studio la possibilità di una serie di corsi formativi per il personale. Bene, ma farò presente al sindaco che vanno gestiti in una logica più ampia, altrimenti è solo un contentino, e non va bene».
Ha già preso parte a qualche giunta. Com’è stato il primo impatto?
«Devo ancora capire bene come funziona. Diciamo mi piacerebbe entrare in giunta con degli input, ma anche avere delle indicazioni di massima, in anticipo, sulle proposte che porteranno i colleghi. Questo per avere già un’infarinatura degli argomenti».
Mi dà un voto su questa amministrazione?
«Direi che è da 9 perché il massimo non si raggiunge mai e qualche errore si fa sempre. Spiego, comunque, il voto così alto. Vista la situazione che si è trovata ad affrontare, avere recuperato così rapidamente non era per nulla facile e scontato. Poi è chiaro che i cittadini certe criticità non le possono comprendere a fondo e quindi per loro un 6 sarebbe più giusto. Ma vi assicuro che merita molto di più».
Lei è stato candidato con Segrate Nostra e poi  è passato nel Pd. Mi spiega questo passaggio?
«Conoscevo Paolo da tempo e quando ho saputo che si candidava a sindaco l’ho contattato chiedendogli come avrei potuto aiutarlo. Mi ha proposto di entrare in lista e ho accettato volentieri, portando il mio contributo. Dopodiché, a partita chiusa, ho deciso di iscrivermi al Pd  perché, sono sempre stato di sinistra e perché io credo nei partiti. Avevo voglia di impegnarmi in maniera più attiva, partendo da un concetto espresso dall’onorevole Cesare Damiamo: “Sono stufo dei partiti leggeri”. E poi ho la sindrome del bistrattato. Vedere il Pd in difficoltà mi ha fatto scattare qualcosa. Esattamente come feci quando Berlusconi negli anni Novanta vinse le elezioni».
Un’ultima cosa. Politicamente si percepisce parecchio astio in giro: intende cercare un dialogo con l’opposizione?
«Secondo me è necessario. Con l’opposizione, ma anche con quella parte della sinistra che sta criticando questa amministrazione. Segrate deve essere di tutti anche se ognuno ha i suoi credo. Ma c’è da fare e tanto e serve l’aiuto di tutti. Se una proposta è buona, non ha colore politico. Lancio volentieri un appello: confrontiamoci sul fare ed evitiamo di nasconderci dietro una tastiera o, peggio ancora, appoggiando le cosiddette fake news».