2018-10-26

La scorsa legislatura si trovava all’opposizione (con l’attuale sindaco inizialmente “avversario”). Ora Chiara Gatti non solo è in maggioranza, ma ricopre il ruolo di assessore con delega alla Scuola, Cultura e Sport. Vediamo come se la sta cavando.
Com’è stato il passaggio da consigliere di minoranza ad assessore?
«Sono due ruoli molto differenti. Devo dire, senza nulla togliere a chi fa opposizione, che stare da quella parte è sicuramente più facile rispetto a stare in giunta. In minoranza devi essere propositivo e attento nel controllare l’operato altrui. Io poi, essendo l’unica rappresentante della mia forza politica e facendo parte di tutte le commissioni, dovevo studiare bene tutto ed esprimermi su ogni cosa, il che rendeva tutto più interessante, mentre adesso ho molta più responsabilità e vivo costantemente col fiato sul collo. La cosa che più di tutte mi ha fatto sentire l’impatto nel passaggio tra i due ruoli, è sicuramente stato il dovermi interfacciare con la macchina comunale dal punto di vista della burocrazia, che spesso ti impedisce di attuare subito le tue idee e i tuoi buoni propositi».
Com’è far parte di una maggioranza composta da tante persone provenienti da esperienze politiche diverse?
«Credo sia il nostro punto di forza, nonostante all’inizio fosse una bella scommessa. Quando abbiamo cominciato ci siamo detti che a Peschiera non servono più destra e sinistra, ma qualcuno che lavori per il bene comune nonostante i colori politici. In una dimensione come la nostra credo che la necessità sia trovarsi tra persone per bene e cercare il modo di agire concretamente per il bene dei cittadini. Se a livello nazionale ancora prevale l’aspetto ideologico, a livello locale dobbiamo pensare ad andare incontro alle esigenze dei contribuenti».
Crede che in futuro il dialogo con l’opposizione possa migliorare?
«Lo spero. Per quanto mi riguarda, guardo sempre al contenuto delle proposte e mai alla persona che le porta avanti».
C’è, tra in minoranza, qualcuno con cui ha un canale privilegiato?
Direi Davide Toselli, del Movimento 5 Stelle. Al di là del partito di provenienza, e del fatto che quando vuole attaccarci non si risparmia, credo sia una persona con cui si possa sempre aprire un dialogo costruttivo».
Che voto darebbe a questa maggioranza fino ad oggi?
«Dopo quasi due anni e mezzo di mandato credo che un bilancio si possa già fare: dico sette e mezzo. Nove e dieci non li considero neanche in quanto siamo ancora a metà, e siccome siamo riusciti e stiamo ancora lavorando assiduamente per risolvere questioni molto intricate che abbiamo ereditato non posso che dare un buon voto. Avremmo voluto partire subito con l’attuazione di nuove idee ma siamo stati bloccati da problemi irrisolti e quindi solo ora riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel e a ritagliarci lo spazio che ci serve per lavorare bene».
Se tornasse indietro c’è qualcosa che farebbe in modo diverso?
«Probabilmente non avrei fatto il discorso dei cento giorni sul campo sportivo di Linate. Purtroppo da fuori alcune questioni sembravano meno spinose di quello che erano nella realtà e in più non ci aspettavamo che risolverle sarebbe stato così complicato. Ci mancavano le informazioni tecniche per dare un tempo di risoluzione e forse siamo stati un po’ avventati. Devo anche dire che il fatto che la parte politica opposta, che si era occupata della faccenda quando amministrava la città, ostentando sicurezza avesse fatto proclami dichiarando che avrebbe fatto fronte al problema in breve tempo ci ha indotti a non essere abbastanza cauti sulle tempistiche. Ma fortunatamente anche la questione Linate sta per essere risolta».
Come mai non è stato reso pubblico il patrocinio al gay pride?
«Semplice, ogni settimana patrociniamo tantissimi eventi e preferiamo pubblicizzare quelli che riguardano più da vicino la nostra città. Quello al gay pride è stato un patrocinio a cui hanno aderito centinaia di Comuni in tutta Italia, non c’è un motivo politico dietro alla poca pubblicizzazione».
Parliamo delle sue deleghe. In che stato di salute è lo sport a Peschiera Borromeo?
«Direi ottimo, nonostante abbiamo ereditato una situazione critica soprattutto per quanto riguarda le strutture. Mi chiedo come mai con tutti gli oneri arrivati a Peschiera negli anni non si sia costruito un palazzetto come quello di Segrate. Le palestre scolastiche hanno dei chiari limiti, ma le associazioni locali offrono una vasta scelta di discipline e l’amministrazione fornisce tutto il sostegno possibile. Nel concreto stiamo sistemando il tetto della palestra di Monasterolo e comprando i canestri nuovi e stiamo per risolvere la questione di Linate, poi ci concentreremo sul Peschierello».
Invece le nostre scuole come stanno?
«Quest’estate abbiamo apportato un sistema di antisfondellamento alla materna di San Bovio dove è stato rifatto anche il pavimento. Abbiamo agito sull’ingresso delle elementari sempre a San Bovio, garantendo maggior sicurezza, e ci siamo occupati della scuola di Mezzate sistemando bagni e giardino. Ora abbiamo in programma  interventi sugli arredi della materna di Zelo. In cantiere rimane l’allargamento della scuola di San Bovio».
Smorziamo i toni. È difficile conciliare il lavoro con l’attività istituzionale e la vita familiare?
«Moltissimo. Occupandomi di sport e cultura, sono fuori di casa spesso la sera e nei weekend, non riuscendo a dedicare molto tempo a mio marito e alla mia bambina. Non ho proprio un minuto libero.
Come si vede tra qualche anno?
«Lavorare nell’amministrazione pubblica è un onore e mettersi a disposizione dei cittadini è una cosa che ho sempre fatto con passione. La vicinanza con loro è quello che mi ha spinto a fare questo lavoro ed è anche il motivo per cui non mi piacerebbe occuparmi di politica a livelli più alti».
Mattia Rigodanza