2019-01-25

Giancarlo Capriglia, classe 1991, capogruppo di Peschiera Riparte, è il membro più giovane del consiglio comunale. Sentiamo cosa ha da raccontarci. Ci diamo del tu, la carta di identità lo consente.
Partiamo con una domanda particolare. Come mai sto parlando con Capriglia consigliere e non con Capriglia assessore? Per molti eri uno dei nomi più papabili...
«Perchè questo è il ruolo che il sindaco credeva potessi ricoprire meglio. La figura del capogruppo è molto importante e richiede delle responsabilità, come quella di coordinare e mantenere i giusti equilibri. E poi, comunque, io non ho mai chiesto di ricoprire una specifica posizione».
Non posso attribuirti ruoli, ma la responsabilità della caduta di Zambon, quella sì.
«Sì, direi che è così. Ho dovuto fare delle scelte, che secondo me andavano nella direzione del bene comune, ma in contrasto con i rapporti umani che avevo stretto nel Pd e che si sono inevitabilmente deteriorati. È stata una questione politica, non personale. Luca non era più la persona giusta per fare il sindaco a Peschiera».
Zambon non era più la persona adatta, nonostante a livello ideologico siate piuttosto affini, o sbaglio?
«Siamo accomunati dal far riferimento entrambi a un’area democratica, ma nella politica locale l’ideologia conta poco».
E, in quanto alle accuse che Zambon e tutta l’opposizione vi hanno mosso di non voler comunicare con la minoranza all’interno del consiglio e di estrometterla dalle dinamiche decisionali, cosa ne pensi?
«Penso che non si possa avere un dialogo con persone che non sono in grado di essere sincere, e nell’opposizione ce ne sono troppe. Io non cerco collaborazioni finte e costruite ma legami autentici, e al momento è davvero difficile tesserne».
Mi stai dicendo che non c’è nessuno all’interno dell’opposizione con cui poter anche solo dialogare?
«Purtroppo no. Non ho problemi con nessuno ma per lavorare insieme ci deve essere un rapporto sincero, e quello manca».
Mi dai un voto all’opposizione e alla maggioranza dall’inizio della legislatura?
«No, dai, voti non ne do. A loro non interessa il mio parere e a noi i voti ce li daranno i cittadini quando finiremo il mandato. Posso solo dire che, secondo me, noi stiamo lavorando molto bene e, infatti, siamo in linea con i nostri obiettivi. Dobbiamo continuare e non essere mai sazi dei risultati raggiunti».
Allora, parliamone: cosa rivendichi con maggior fierezza?
«Interventi nell’ambito della sicurezza: dal potenziamento della polizia locale alla videosorveglianza. E poi tutta la parte legata ai Lavori Pubblici e al decoro urbano, gli interventi di implementazione dei cimiteri, i lavori di manutenzione delle scuole, i progetti che favoriscono la partecipazione dei cittadini, dal Bilancio partecipativo ai tavoli di dialogo con i commercianti, e infine tutto quello che riguarda il teatro De Sica a la scuola civica di musica che da un paio di anni a questa parte sono totalmente rinati».
E, tra tutte queste grandi vittorie, non c’è nulla di cui ti sei pentito o che avresti fatto in modo diverso?
«Mmm… niente che mi venga in mente».
Sicuro?
«Forse, in qualche circostanza, è mancata una comunicazione preventiva che avrebbe evitato polemiche».
Per esempio, chi vi accusa di fare pochi consigli comunali, si sbaglia?
«In realtà ne abbiamo sempre convocato uno al mese, forse è capitato una volta che sia passato un po’ più di tempo ma non per un problema specifico. E, comunque, siamo in linea con le altre amministrazioni».
C’è, invece, chi vi accusa di essere divisi internamente. Credi sia difficile tenere unita una maggioranza composta da anime diverse che fanno riferimento a orientamenti politici in alcuni casi molto distanti?
«Innanzitutto non è vero che siamo divisi, perché quello che ci tiene uniti è l’obiettivo. Dobbiamo rendere Peschiera migliore di come l’abbiamo trovata, è semplice. Siamo talmente focalizzati su questo traguardo che non ci interessa scontrarci tra noi».
Secondo te, Peschiera è una buona scuola per fare politica?
«Assolutamente sì. Peschiera è una città difficile da governare ed è normale che la politica si faccia sentire in modo forte. I confronti sono spesso accesi e mettono alla prova la tempra di ognuno. Il nostro consiglio è particolarmente seguito e partecipato, questo dice tutto».
E anche polemico, spesso.
«La verve serve a crescere e a farsi le ossa».
Va bene, parliamo di quello che bolle in pentola.
«Sicuramente dovremmo lavorare sugli interventi di manutenzione straordinaria di strade e marciapiedi, che vanno di pari passo con i lavori sul verde pubblico. Metteremo, poi, mano al sistema di illuminazione pubblica che sarà rivoluzionato, ai nodi viabilistici e al trasporto pubblico. Tutto questo senza dimenticarci i servizi alla persona e la tutela delle fasce più deboli».
Credi che la tua età possa servire perché altri giovani si sentano attratti dalla politica peschierese?
«Lo spero. Forse possono prendere il mio percorso come esempio, così da non interessarsi di politica solo sotto elezioni».
E il tuo percorso come continuerà?
«Sono innamorato della politica e non sarebbe un problema continuare su questa strada. Ma sono pieno di idee che possono portarmi anche su altri percorsi, vedremo. Nel frattempo ringrazio Molinari per questa opportunità: le sono molto grato».
E non sei grato anche a Zambon con cui hai iniziato?
«Sono grato a chiunque mi abbia dato una mano ma il fatto che io sia stato eletto, in fondo, è merito mio».
Mattia Rigodanza