2019-04-19

Nella precedente legislatura era stato capogruppo della Lega Nord. Questa volta, invece, è entrato in consiglio comunale in un secondo momento, solamente dopo le dimissioni di Tecla Fraschini. Lui è Andrea Donati. Sentiamo cosa ha da raccontarci.
Quali emozioni ha provato a ritornare in pista quando ormai sembrava destinato a stare fermo un giro?
«Mi ha fatto piacere rientrare. È sempre un’esperienza positiva ricoprire il ruolo di consigliere comunale. Questa volta non siamo nella stanza dei bottoni, ma è comunque bello provare a essere d’aiuto ai segratesi. Possiamo influenzare meno certe scelte, ma sappiamo quali sono i canali per poter provare a sbloccare situazioni o fare le giuste segnalazioni».
Come ha appena accennato, stare all’opposizione è tutt’altra cosa. Inizia a capire il senso di frustrazione che provavano i suoi colleghi la scorsa legislatura?
«In aula ci sono due ruoli ben definiti e ognuno fa il proprio gioco. L’attuale maggioranza, quando era al nostro posto, si lamentava che non c’era possibilità di dialogo e adesso fa esattamente la stessa cosa. Protestavano che le risposte alle loro interrogazioni arrivavano solo il giorno prima del consiglio comunale, io ne ho ricevuta una a 30 minuti dalla seduta».
Detto così, sembra che l’opposizione sia inutile...
«Ma no. Diciamo, piuttosto, che fare opposizione è pesante. Bisogna sempre essere sul pezzo e se hai un lavoro non è così facile. Comunque, visto che loro l’hanno fatta per tanti anni, mi aspetterei che ci capiscano un po’ di più. Ma, ripeto, non mi scandalizzo: è il gioco delle parti».

A distanza di quattro anni, ce lo dice quanto le ha bruciato non essere stato eletto?
«Onestamente non più di tanto. Come Lega siamo uniti e l’importante è avere rappresentanti in consiglio. Ci sono rimasto più male per la sconfitta della coalizione».
A bocce ormai molto ferme, che idea si è fatto di quella sconfitta?
«La stessa che abbiamo sempre esternato fin dal primo momento. Una persona, cioè Alessandrini, si è voluta imporre e ha preteso che il candidato sindaco fosse quello scelto in solitaria, quando bastava sedersi a un tavolo e scegliere quello più idoneo».
Cosa proprio non condivide dell’impostazione politica data da questa amministrazione?
«Premesso che, se avessimo vinto, avremmo fatto fatica anche noi a far quadrare i conti, mi pare che loro ci abbiamo marciato fin troppo su quelli che chiamano “bilanci taroccati”. Continuano a cambiare i numeri del presunto buco nelle casse comunali e questo la dice lunga. E poi c’è un’altra cosa da evidenziare».
Quale?
«Di fronte abbiamo un professore universitario come il vicesindaco Stanca, che sui numeri mi gira come vuole. Posso provare a studiare a fondo le carte, ma non riuscirei mai a entrare nel dettaglio come fa lui. Però una cosa la vedo anche io: la maggior parte delle fatture da saldare sono arrivate in ritardo».
Va bene, ma con la sua premessa iniziale, di una probabile difficoltà anche per voi nel caso aveste dovuto governare, non posso non chiederle: il buco lo conferma anche lei?
«Io so solo che loro sostengono di aver risanato un bilancio in rosso, però ancora oggi non ho capito di quanto fossimo sotto. La danza dei numeri non mi è proprio piaciuta. È stata usata per confondere la gente, quando in realtà hanno aumentato le tasse al massimo, senza neppure fare delle fasce di reddito. Ad ogni modo direi che adesso la questione è un’altra».
Cioè?
«Ora sono loro al governo. Hanno trovato un buco nel Bilancio? Ok, l’hanno risanato tramite il predissesto, ora dimostrino cosa sanno fare senza continuare a fare richiami negativi nei confronti della precedente amministrazione. Il mercato immobiliare si sta riprendendo, hanno i soldi di Westfield e adesso anche quelli degli oneri di urbanizzazione di Milano4You. In questo ultimo anno e mezzo dimostrino di cosa sono capaci».
C’è qualche assessore che salva?
«Politicamente ho poco a che fare con loro. All’inizio ho visto un impegno vero da parte di tutti. Sono persone tecniche che non hanno fatto politica e sono concreti. E ho apprezzato in particolare il lavoro dell’assessore Mazzei, anche se ora mi pare sia sparita dai radar. Anche Poldi ha fatto il suo. Insomma, chi più, chi meno, hanno tutti lavorato, ma nessuno mi ha davvero stupito».
Le faccio una critica: vedere praticamente tutta la minoranza assente durante il consiglio comunale in cui si discuteva il Bilancio non è stata una bella scena, non crede?
«Ma è stato casuale e non una scelta precisa, altrimenti avremmo fatto un comunicato stampa per spiegarne le motivazioni. In realtà sia Rigamonti (Lega, ndr) che Airato (PartecipAzione, ndr) avevano già avvisato di avere impegni di lavoro improrogabili e per quanto mi riguarda è subentrato un imprevisto all’ultimo. Per gli altri consiglieri, invece, non tocca a me dire nulla: io posso parlare solo per la Lega».
Cambiamo scenario: a livello nazionale come vede questa alleanza Lega-Movimento 5 Stelle?
«Questo governo nasce da un contratto preciso, formato da una serie di punti. Ci siamo impegnati su quelli e li stiamo portando avanti. Anche se siamo due partiti che si basano sulla concretezza, effettivamente è un’alleanza anomala. Però ognuno si sta impegnando sulle sue promesse elettorali per cercare di risolvere alcuni problemi che attanagliano il nostro Paese».
Il suo collega della Lega, Rigamonti, a questa domanda rispose con grande entusiasmo. Cosa che non percepisco in lei. Mi sbaglio?
«Ma no. Sappiamo che qualche scelta può apparire impopolare, ma siamo al governo da poco più di un anno. Prima di dare certi giudizi negativi serve più tempo. Senza contare che l’Europa non è certo d’aiuto».
A livello nazionale siete alleati del M5S, ma nelle amministrative continuate a fare coalizione con il centrodestra. Non è strano che non ci siano tentativi con i grillini a livello locale?
«Il Movimento Cinque Stelle è ancora troppo legato alla rete e questo, secondo me, limita un po’ eventuali alleanze a livello locale. Noi abbiamo un segretario che detta la linea politica della sezione e interagisce con gli alti vertici. Loro, invece, restano radicati all’idea di correre sempre da soli».
Dopo le europee, secondo lei, si tornerà al voto? 
(Sorride) «Direi di no. Anche se come Lega dovessimo ottenere un grande risultato, questo governo porterà a termine il suo mandato».  Un leghista della prima ora si può davvero identificare in questa Lega?
«Siamo nati per dare l’indipendenza alla Padania, è vero. Quando siamo andati per la prima volta al governo ci abbiamo provato con il federalismo fiscale, ma siamo caduti quasi subito. Poi siamo stati travolti da una serie di scandali. Salvini, partendo dal nord-est, è riuscito a ridarci credibilità e ha creato un partito nazionale. Di indipendenza non si può più parlare, però il federalismo è ancora dentro il nostro animo e non escluderei che si possa riproporre».
Torniamo a Segrate. Tra poco più di un anno si torna a votare per le amministrative: che riflessione si sente di fare?
«Questa giunta non cadrà di certo ora, visto che sostengono di avere sanato il Bilancio. Per quanto ci riguarda, credo che dopo le europee dovremmo iniziare a muoverci».
Il candidato sindaco sarà in quota Lega?
«In teoria direi proprio di sì. Però c’è da aspettare un attimo, dipende da che coalizione verrà a formarsi».
Potrebbe essere lei?
«No. Non ho le conoscenze e la preparazione per ricoprire un ruolo del genere».
E il ruolo di assessore? Quello le piacerebbe?
«Beh, una carica, a questo giro, ammetto che non mi dispiacerebbe».