2019-05-17

È stato eletto nelle fila della lista civica Alessandrini per Segrate poi, una volta che questa si è sciolta, invece di migrare come il suo capogruppo Giampiero Airato in PartecipAzione, ha deciso di proseguire la sua avventura, in solitaria, rimanendo comunque all’opposizione. E ora è il capogruppo, e consigliere unico, di Centristi per l’Europa. Lui è Andrea Borruso, uno dei volti storici della politica segratese.
Che bilancio si sente di fare, riguardo questi quattro anni in consiglio comunale, seduto sui banchi di minoranza?
«Quattro anni sembrano tanti, ma in realtà possono anche essere pochi, quando vedi che non si riescono mai a fare le cose che proponi. Questo ti lascia perplesso, anche perché non ho mai chiesto opere faraoniche. A me interessa il quotidiano della gente, come le strade e i marciapiedi puliti o gli alberi potati. Posso assicurare che ho portato avanti numerose proposte in queste direzioni, ma non ne è stata accettata neppure una. E allora ci si chiede: ma cosa stiamo a fare in consiglio comunale? Capisco che esistono cose più importanti, ma come si può, ad esempio, non potare circa 5mila alberi per quattro anni?».
Quindi, cosa non apprezza di questa amministrazione? L’indifferenza verso il lavoro della minoranza?
«Direi la sordità nei confronti dei problemi semplici. Ci sono tantissime famiglie che, per motivi diversi, non si possono permettere di andare in vacanza e per questo motivo avevo proposto di installare una piscina galleggiante al Centroparco. Ne avevo parlato con l’allora assessore allo Sport, Francesco Di Chio, e mi aveva chiesto di informarmi sui costi, cosa che ho fatto. Con 40mila euro il progetto si poteva fare, assicurazioni comprese. Ebbene, una volta che ho fatto presente la cifra, nessuno mi ha più risposto. Ma con i soldi che stanno entrando con Westfield, perché non spendere una cifra irrisoria e andare incontro a chi non avrà la fortuna di andare al mare?».
Il fatto che lei sia da solo, come gruppo consigliare, è un problema importante?
«È una difficoltà da non sottovalutare. A Segrate manca un partito di centro allargato, che abbia la forza di attuare il bene comune e di ispirarsi alla dottrina sociale della chiesa, che ci siamo dimenticati. Ci vuole una forza di centro di segratesi che vogliano portare avanti gli insegnamenti dei vari Don Sturzo e De Gasperi».
C’è qualcosa che apprezza di questa amministrazione?
«Apprezzo il sindaco, una persona riflessiva che, però, si trova tra l’incudine e il martello. A volte è schiacciato tra le due correnti Pd, formate dai vecchi del Pci e dai vecchi socialisti. Mi auguro che in questo suo ultimo anno di mandato possa riuscire a diventare maggiormente autonomo. Le origini di questo sindaco sono democristiane, ma si sta concentrando troppo sulle grandi opere e meno sulle persone».
Nella maggioranza, vede discrepanze anche tra Pd e Segrate Nostra?
«Qualche divergenza c’è, e si percepisce anche in consiglio comunale».
Che rapporto ha con le altre forze di opposizione?
«Dopo un inizio stentato, avevamo incominciato a essere un gruppo unito. Negli ultimi tempi però ci siamo sfilacciati e un po’ divisi. La Lega ha le sue idee e, da quando governa spesso non coincidono con quelle di Forza Italia. Per non dire del M5S che vuole sempre andare per la sua strada».
Uno scollamento forse dovuto anche all’avvicinarsi delle amministrative?
«Succede spesso che con l’avvicinarsi delle elezioni i partiti tendano a smarcarsi per tenersi i propri elettori. A maggior ragione questa volta, in cui si sussurra che le liste civiche si moltiplicheranno. E così i partiti devono cautelarsi, cercando di mettersi in mostra».
E con i colleghi di maggioranza in che rapporti è?
«Ho un ottimo rapporto con tutti, ma per me è sempre stato così. Faccio politica da quando avevo 15 anni e attaccavo i manifesti della Dc e ho imparato che i rapporti umani, con chi si occupa dell’interesse dei cittadini, vanno sempre coltivati, indipendentemente dal credo politico».
Sull’arcinoto buco di Bilancio lasciato dalla passata amministrazione, che idea si è fatto?
«Mah. Si è partiti parlando di un buco enorme che con il passare dei mesi è andato ad assottigliarsi. Di certo il dirigente dell’area finanziaria, Roberto Midali, è una persona capace e ha fatto un gran lavoro per comprendere quale fosse la situazione delle casse comunali. Quello che ancora mi sfugge è se si tratti di mancate fatture, di un errore amministrativo nei calcoli o di cos’altro. Non vedo, invece, qualcosa di illegale. Comunque ho la sensazione che la maggioranza abbia voluto gonfiare un po’ troppo il problema».
Da centrista per l’Europa, come si avvicina alle elezioni europee del 26 maggio?
«Con una simpatia particolare per Calenda, anche se mi spiace che abbia messo la sua competenza al servizio del Pd. Poteva temporeggiare un attimo, anche perché c’è la concreta possibilità di costruire un gran partito di centro, in grado di pensare davvero ai problemi della gente. Calenda è una persona perbene, capace e competente, ma non potrò votarlo per queste europee».
E per chi voterà, se posso chiederglielo?
«In Forza Italia ho un amico, Massimiliano Salini, eè appoggerò lui. Però non tanto per il partito, quanto per la persona: è un uomo valido. Penso che in futuro si dovrà sempre più ragionare in quest’ottica».
Secondo questo ragionamento, allora perché non Calenda?
«Sono stato eletto in una lista civica di centrodestra, seguendo il mio allora segretario Casini, Poi lui è passato al centrosinistra, ma io per coerenza devo rispettare il voto degli elettori. Fino alla fine del mio mandato resterò collocato in quell’area, anche nelle elezioni che non saranno le amministrative. Ecco perché non posso votare Calenda».
Sempre a livello nazionale, come vede l’alleanza di governo Lega-M5S?
«Molto precaria. Per loro comodità credo però proseguiranno ancora a lungo, anche se non risolveranno i problemi del Paese. E poi che significa questa cosa del “contratto” scritto, da rispettare? Le esigenze della gente cambiano di giorno in giorno, come si fa a non tenerle in considerazione?».
Tornando a Segrate, tra un anno si voterà per il nuovo sindaco. Cosa prevede succederà?
«Salvini passerà da queste parti almeno un paio di volte e la Lega pretenderà di avere il candidato sindaco e credo che, anche se non come a livello nazionale, otterrà un buon risultato personale. Per chi sarà, invece, il vincitore, credo che lo scarto sarà ancora minimo, diciamo nell’ordine di un centinaio di voti».
E lei si ricandiderà?
«Presentarsi tanto per farlo non ha senso. Non mi interessa prendere voti, diventare consigliere, se poi non potrò mantenere le promesse fatte. Se ci sarà, invece, un gruppo di centro con le caratteristiche che ho accennato poco fa, allora potrei ripresentarmi».