2019-05-31

Gli anni sono 90, ma a guardarlo e a sentirlo parlare è impossibile crederci. Lui è Benito Alberto Ruiu, personaggio che sa davvero vita, morte e miracoli di Segrate e della sua politica.
Da qualche anno si è trasferito a Carate Brianza. Come si sta lontano da Segrate?
«Onestamente, se potessi scegliere, ci tornerei. A Carate sto bene, però a Segrate ho le mie amicizie e tanti ricordi. Nel mio piccolo, ho dato tanto per cercare di aiutarla a crescere e continuo a seguire le sue vicissitudini».  
Insomma, un orecchio è sempre teso in direzione Segrate...
«Un orecchio e parte del cuore».
Quanto le manca la politica segratese?
«Mi manca la politica in generale e quella segratese in particolare, anche se continuo a svolgerla, non con un ruolo istituzionale ma come cittadino, con lettere, esposti e istanze».
L’ultima risale a?
«Due mesi fa alla Procura di Milano, per un’area occupata che a me non risulta bonificata».  
Qual è stato il miglior sindaco segratese?
«Fatico a fare un nome. Senza nulla togliere alle loro qualità, la maggior parte sono prima stati uomini di partito e solo dopo c’è stato spazio per essere l’espressione dei bisogni dei cittadini».  
Veniamo ai sindaci che ci sono stati da quando esiste inFolio. Di Bruno Colle cosa si sente di dire?
«È una persona intelligente e preparata però, a mio giudizio, era proprio l’espressione della coalizione politica che lo sosteneva, prima ancora dei cittadini che l’avevano eletto».
Un voto?
«Sei e mezzo. È stato forse troppo tollerante con don Verzè».
Passiamo ad Alessandrini...
«Il primo Alessandrini è stato un sindaco audace ed entusiasta. Nel corso degli anni, malgrado il suo desiderio di indipendenza, era sempre più legato agli ordini di partito. Ha dato uno sviluppo interessante alla città, ma poi non l’ha terminato».
Voto?
«Sette. Alla fine, più che il sindaco di Segrate, sembrava il capo. E non va bene. Un sindaco è a disposizione della gente, un capo comanda e gli piace farlo».
E chiudiamo con Micheli.
«Apprezzo la sua onestà intellettuale, e non solo, e l’attaccamento che ha al ruolo che ricopre, anche se per certi versi è un po’ troppo condizionato dai vertici della politica partitica. Ho notato la serenità e la moderazione dei toni che ha nel giudicare la  passata amministrazione, anche quando rileva delle storture. E non mi riferisco solo al Bilancio, ma anche a certe scelte sull’uso del suolo».
Ultimo voto?
«Sette. E aggiungo un più, perché ha cercato di placare le solite speculazioni, seppure legittime, di chi ha interesse a edificare a tutto spiano».
Qual è l’avversario politico che ha  stimato di più?
«Carlo Maiocchi del Pci: aveva la vocazione a fare politica per la gente e non per se stesso».
E quello che ha maggiormente  disprezzato?
«Ce ne sono alcuni, e direi che erano più quelli all’interno del mio gruppo.  Gli avversari politici difendono le loro idee e ti insegnano a confrontarti e a ragionare. All’interno di un gruppo, invece, spesso nascono gelosie e invidie che declassano l’uomo e il politico».
Io ci riprovo: nomi?
«Non ne farò. Primo perché preferisco dirlo in faccia ai diretti intetessati; secondo perché gli regalerei una popolarità che non meritano».
Esiste l’amicizia in politica?
«Più che l’amicizia esistono le convergenze. Se un politico svolge la sua attività nell’interesse della collettività, inevitabilmente va d’accordo con chi ha la stessa vocazione».
Qual è la cosa che ha fatto per Segrate, di cui va più fiero?
«Aver impedito la realizzazione di un  palazzo a Milano Due e aver collaborato per creare, proprio in quell’area,  185 parcheggi di pertinenza dell’albergo».
E il suo più grande errore?
«Non aver accettato la candidatura, offertami da Properzj, a un seggio senatoriale dei repubblicani che è risultato vincente».  
Politica nazionale, vado diretto: lei è grillino, vero?
(Sorride) «È vero, per il M5S simpatia e una certa convergenza di idee, perché nelle loro motivazioni rivedo le tante liste civiche che ho creato. Ma avere simpatia non è una generosità gratuita. Se i grillini non daranno quanto prima risposte concrete alle esigenze della gente, la mia simpatia sparirà velocemente».
Quanto durerà questo governo?
«Stando a certi comportamenti bizzarri, direi poco, anche se spererei di sbagliarmi per l’interesse del Paese».
Ultima domanda: rammarico per non essere mai stato sindaco?
«Sì, ma sono sempre stato ostacolato da chi aveva interessi personali. Un sindaco super partes avrebbe dato fastidio. Se sarei stato all’altezza, non so. Di certo avrei dato massimo impegno».