2019-09-20

Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna. Esattamente come dietro un artista ci sono sempre dei grandissimi musicisti. È il caso di Jovanotti, che fin dagli inizi (1991) collabora a stretto contatto con Saturnino, il suo bassista di fiducia. E proprio con Saturnino Celani (ebbene sì, non è un nome d’arte) abbiamo avuto il piacere di fare una lunga intervista, molto più simile a una chiacchierata, vista la sua disponibilità e simpatia. 

Partiamo raccontando qualcosa di te?  
«Sono marchigiano, classe 1969.  A casa mia si respirava arte. Tra gli antenati della mia famiglia, infatti, c’erano artigiani, artisti della progettazione, costruzione e restauro di strumenti a corda. E così, dai 6 ai 13 anni ho studiato violino. A 14 anni ho iniziato ad avvicinarmi a gruppi musicali come i Van Halen, e soprattutto al basso, uno strumento che non mi ha più lasciato».
Se torni con la memoria in quel periodo, cosa ti sarebbe piaciuto fare da grande?
«Ho sempre avuto chiaro il mio progetto di vita: suonare e stare su un palco. Ho addirittura lasciato la scuola per raggiungere il mio obiettivo.  E, a distanza di tanti anni, posso dire di esserci riuscito».
C’era un idolo o qualcuno che ti ha ispirato?
«Nessuno in particolare. Amo tutto quello che mi emoziona, che mi coinvolge. Ascolto un po’ di tutto, incamero, prendo spunto e poi elaboro per creare i miei prodotti musicali».
Prima di raccontare qualche curiosità che ti caratterizza, parliamo di un episodio del tuo passato. Ti ricordi di quando, in un locale milanese, ti trovasti a suonare con Andrea Scaglia dei Ritmo Tribale, improvvisando insieme al cantante giapponese dei Can?
«Cosa mi hai ricordato... È vero, mi fai venire in mente che la collaborazione che ho intrapreso anni fa con Noah Guitars di Lambrate è grazie proprio a Fabrizio Rioda, anche lui dei Ritmo Tribale».
Noi ti abbiamo ricordato un momento del tuo passato, adesso regalaci tu un aneddoto, magari inedito...
«Pochi sanno che sono coautore di  “Baciami ancora”, tema portante della colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino, canzone vincitrice del David di Donatello. E poi devi sapere che il mio album d’esordio da solista, “Testa di basso”, è stato il primo italiano pubblicato dalla prestigiosa etichetta americana Verve. Un’altra curiosità è che non bevo alcolici da quando, a 18 anni, sono andato in coma etilico. Infine, una cosa che, lo so, ti farà ridere. Tra i miei follower ho scoperto di avere anche Pornhub».
Hai creato una linea di occhiali, sei apparso in quattro storie di Topolino come Papero Pianetino, ti sei calato con una fune dal campanile di San Marco, in occasione del carnevale di Venezia. C’è qualcosa che ti piacerebbe fare e che non hai ancora fatto?
«Un figlio».
La vita d’artista ti obbliga a essere in giro per concerti per buona parte dell’anno. Quando finalmente riesci a fermarti, come trascorri il tuo tempo?
«In realtà anche quando riposo... suono. La musica, per me, è come un aereo, che deve sempre volare. Se lo lasci parcheggiato in un hangar si rovina. Io devo sempre suonare, altrimenti sto male, mi spengo».
Inevitabile chiederti qualcosa del tuo rapporto con Jovanotti. Partiamo dal fatto che sei sempre stato riconosciuto come Saturnino e non come il suo bassista.
«Devo ammettere che il mio nome di battesimo mi ha aiutato tanto. Con Lorenzo ho avuto fin da subito un rapporto straordinario. Mi ricordo ancora che al primo concerto fatto insieme, eravamo a Cervia, mi ha letteralmente buttato sul palco, dicendomi: “Vai e cercati la luce”. E così ho fatto».
Quest’estate sarà, tra le altre cose, ricordata per il Jova Beach Party. Cosa ti lascia di positivo, e di negativo, questa esperienza?
«Emozioni grandissime. La cosa più bella è certamente stata vedere l’entusiasmo di così tanta gente. La cosa negativa, invece, è che dopo il concerto di Linate tutto sarà finito». 

A proposito di Linate. Domani (sabato 21 settembre, ndr) sarà l’ultima tappa. Sensazioni? Sei teso, emozionato o cos’altro?
«Mi sento come quando si aspetta il Natale. Sono teso, ma felice. Dormo poco per l’agitazione, e sono tutte sensazioni positive. So che sarà meraviglioso».
Al di fuori di queste grandi tournée, riesci ancora a suonare qualche volta in posti più intimi?
(Ride) «Certo che sì. Ad esempio pochi giorni fa ho suonato con due dei componenti di Subsonica. Suono sempre e comunque, la musica per me è vita».  
Sappiamo che tra pochi giorni per te arriva un traguardo importante: compirai 50 anni. Come pensi di festeggiarli? C’è in programma un mega party, o qualcosa di simile?
«Ti direi anche no. Per me ogni giorno è una festa».
P.S.