2020-12-28

Il V-Day tanto atteso è arrivato. Domenica 27 dicembre in Itali 9.750 persone sono state vaccinate contro il Covid-19, oltre 1.600 in Lombardia. Tra queste c’era anche Sara Melzi, infettivologa cernuschese che lavora all’ospedale di Vimercate, conosciuta in città anche per essere la moglie dell’assessore Paolo Della Cagnoletta.  «Sto benissimo, ho solo un po’ di dolore nella zona in cui mi è stato fatto il vaccino» ha raccontato a inFolio la dottoressa, a cui il 23 dicembre la Direzione Sanitaria dell’ospedale di Vimercate ha chiesto se volesse essere tra i primi sanitari a ricevere il vaccino. «Come tutti, aspettavo questo vaccino con ansia. Quando mi è stato proposto, ho avuto paura, come tutte le cose che non conosciamo. Poi, razionalmente, ho riletto lo studio, mi sono confrontata con colleghi infettivologi che come me sarebbero stati vaccinati: tutti erano entusiasti e ottimisti. E allora ho messo da parte la paura e l’ho fatto. Non ho sentito nulla, per ora non ho nessuno degli effetti collaterali che potrebbero manifestarsi, che sono quelli tipici di una vaccinazione». 

Un gesto semplice, che però ha portato grandi emozioni. «In fondo non ho scoperto il vaccino, l’ho solo fatto. Però è stato importante, in molti mi hanno scritto per dirmi che se mi ero sottoposta io allora lo avrebbero fatto anche loro. Alla fine per quanto sia stato qualcosa di normale è stata una giornata piena di emozioni, tanto che stanotte ho fatto fatica a dormire». Il vaccino che è arrivato in Italia, come ormai noto, è quello prodotto dalla Pfizer-BioNTech. Dopo il personale sanitario, sarà inoculato nelle RSA, alle forze dell'ordine e poi arriverà ai civili. «Le paure sono comprensibili, ma basta leggere lo studio, accessibile a tutti sul New England Journal of Medicine, per essere rassicurati. I benefici sono di gran lunga superiori ai possibili effetti collaterali, che sono i soliti delle vaccinazioni: febbre dolori, stanchezza, dolori articolari, cefalea». 

La dottoressa Melzi, che è stata attivamente coinvolta nella pandemia, ancora una volta è in prima linea contro il covid. «Non scorderò mai quella domenica di febbraio in cui tutto è iniziato» ha raccontano. «Sono l’unica infettivologa della mia azienda e insieme ad altri esperti venni chiamata per formare un team di una decina di persone per creare linee guida e programmi di organizzazione. Purtroppo di quel primo gruppo di persone, una è morta per proprio a causa del covid… Era tutto nuovo, sapevamo ancora così poco, non c’erano esperti di questa malattia. Così, ci siamo trovati a creare i primi posti letto nel reparto di day surgery, dedicato alle operazioni programmate: sono state tutte rimandate e abbiamo dovuto capire come creare stanze di isolamento, come accogliere i malati, come trovare personale, fino a marzo, quando tutto l’ospedale era dedicato ai malati covid. È stato un vero tzunami. Io sono un’infettivologa, conosco la paura legata alle malattie infettive e l’ho già affrontata, altrimenti non avrei scelto questa specializzazione: ma lì, su due piedi, moltissimi altri medici hanno dovuto calarsi nei panni degli infettivologi, affrontare la paura in pochi giorni, capire come vestirsi e come svestirsi. Ricordo che all’inizio nessuno voleva venire a curare i malati, la paura era tanta. Poi, ci siamo fatti tutti forza. E devo dire che abbiamo lavorato benissimo, lo dico con grande orgoglio. Abbiamo collaborato, abbiamo imparato, usando tutto quello che potevamo. Ora la preoccupazione più grande è che i vaccini ci siano per tutti e che quante più persone decidano di vaccinarsi. Non dobbiamo pensare che tutto si sistemi in pochi giorni, dobbiamo avere pazienza e fiducia. E una volta vaccinati, continuare ad avere senso civico, indossando la mascherina e proteggendo gli altri, perché possiamo continuare a essere veicoli. Non si risolverà tutto velocemente, ma si risolverà!» 

Eleonora D’Errico