2021-03-16

Ha preso il via ieri sera, su Rai 1, la fiction “Makari” liberamente tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, che vede protagonista il giornalista e investigatore Salvatore Lamanna, interpretato da Claudio Gioè. E per Pioltello è grande festa. Già, perché Savatteri ha trascorso i primi 12 anni della sua infanzia proprio qui. Per la precisione al Satellite. “In via Puccini” ricorda con la voce di chi non vuole per nulla nascondere l’orgoglio. “Ho dedicato anche un romanzo alla mia Pioltello. Si intitola “Uno per tutti” e racconta le vicissitudini di quattro amici in un paese che ho appunto chiamato Satellite”.

Figlio di docenti, entrambi insegnavano proprio a Pioltello, il padre alle elementari e la madre alle medie, Gaetano ricorda com’era il Satellite negli anni Settanta: “Se adesso ospita un’ottantina di etnie diverse, allora vi trovavi tutto il sud Italia. Sentivi parlare il calabrese, il siciliano, il pugliese, il siciliano e mille dialetti a seconda della città d’origine. La dimensione era quella di un paese in costruzione, non c’erano giardini o parchi, ma qualche prato spelacchiato. Certo, c’erano anche delle criticità, una sorta di Far West con qualche banda di teppistelli e i primi drammi legati alla droga. Io, per fortuna, ero molto piccolo e questa realtà l’ho vissuta in maniera indiretta, ma mi piace definire il Satellite come una sorta di frontiera. Per uno che arrivava dal sud, questo era un porto d’approdo sicuro e lo rimaneva per qualche anno, fino a quando si cercava di spostarsi in qualche altro Comune, diciamo un po’ più nobile”.

Un legame, il suo con Pioltello, che è rimasto saldo anche se ha dovuto lasciarlo a 12 anni. “Lì ho avuto le prime amicizie” ricorda lo scrittore, “e con alcuni alunni di mio padre sono ancora in contatto, ci scriviamo su Facebook. Quando ho compiuto 50 anni, è stata organizzata una grande riunione con tutti i coscritti e sono tornato con grande gioia. Saremo stati un centinaio, davvero una bella rimpatriata. Io adesso vivo a Roma, ma ricordo sempre Pioltello come una bella parentesi della mia gioventù”.

E adesso il nome di Gaetano Savatteri torna d’attualità propri grazie alla fiction, la cui prima puntata è andata in onda lunedì 15 marzo: “Senza dubbio è una bella emozione. Non ho partecipato alla sceneggiatura e credo sia stato giusto così. Anche per me c’era la curiosità di vedere che volto avrebbe avuto Salvatore Lamanna, rispetto a come me lo sono sempre immaginato io, che l’ho creato. Ma non mi aspettavo una riproduzione fedele dei miei libri perché il cinema è una forma d’arte diversa che ha le sue regole. Secondo me, i buoni film sono quelli che hanno vita autonoma rispetto ai libri. Con i romanzi si regala immaginazione, con i film si regalano immagini”.

Savatteri ha anche avuto la fortuna e il piacere di conoscere personaggi come Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri e ne custodisce ricordi meravigliosi: “Sciascia lo conobbi quando avevo 13 anni e mi ha insegnato tante cose, tra cui a pensare che scrivere e raccontare sia un modo di vivere.  E così, dopo l’incontro con lui, ho capito che la vita si scrive vivendola. Di Camilleri, invece, posso dire che gli ho davvero voluto bene. Una persona generosa, sempre pronta ad aiutare i giovani alle prime armi con questo mestiere. Quando scrissi il mio primo romanzo, lui venne al mio paese per presentarlo. Un uomo dalla grande umanità e un grande narratore. Potevi stare ore ad ascoltare i suoi ricordi e i suoi insegnamenti, come quando ci si siede accanto a uno zio che ha tanti aneddoti”.

Il fatto che “Makari” sia tratta dai suoi romanzi, non fanno però scordare a Savatteri la sua vera passione: “Io nasco e sono giornalista, un mestiere che mi ha dato la possibilità di raccontare delle storie, di conoscere persone e di visitare luoghi. Scrivo romanzi, ma io resto legato al giornalismo, una grande scuola di vita”. E adesso, che progetti ha?: “Scrivere il nuovo romanzo con protagonista Lamanna, ma come lo penso e lo immagino io, non con il volto di Claudio Gioè. La trama? Non l’ho ancora in mente in maniera precisa e comunque io non sono uno da scalette. I miei libri si sviluppano in corsa, mi faccio influenzare dalle esperienze di vita del momento”. Chissà, magari una volta ultimato, lo verrà a presentare a Pioltello