2022-09-30

Erano centinaia i giornalisti di tutto il mondo asserragliati davanti a Buckingham Palace, a Londra, per testimoniare i funerali della regina Elisabetta. E tra loro anche una cernuschese, Cristina Stanescu, capo servizi esteri di Mediaset, che per 13 lunghi giorni ha dormito poche ore, mangiato quando capitava, preso freddo e pioggia, fatto dirette a tutte le ore del giorno e della notte come inviata per le testate di informazione del gruppo. Raccontare la storia vuol dire anche questo. «Quando giovedì 8 settembre ha iniziato a girare la voce che la Regina stava per morire, ero appena rincasata» racconta Stanescu. «Ho parlato con Siria Magri, direttore di testata, e mi ha detto di rischiare e partire. In trenta minuti ho dovuto decidere. Ho preparato una valigia a mano guardando le previsioni, che davano caldo. Mi sono precipitata a Linate e il primo volo utile era alle 19. Era troppo tardi, mi aspettava una diretta serale. Alla fine sono riuscita a imbarcarmi su quello precedente, alle 17.20. E in aereo è arrivato il primo psicodramma, il cellulare si stava scaricando e non avevo la presa giusta». Sbarcata a Londra, Cristina scopre che la regina era deceduta. «Ho cercato di caricare il telefonino nella toilette dell’aeroporto senza fortuna. A quel punto ho preso al volo un taxi per Buckingham Palace, scoprendo che a Londra diluviava, c’erano 15 gradi, avevo un’ora di strada e la troupe mi aspettava in un punto imprecisato. È stato il momento più difficile della mia vita professionale. Il taxista mi ha fatto caricare il telefonino, così sono riuscita a contattare la troupe, che mi è venuta incontro». Una diretta che Cristina non scorderà mai. « Per “Diritto e rovescio” di Rete 4 ho fatto un collegamento con interviste live alla veglia, tra gente che cantava e beveva birra. Il tutto sotto la pioggia con il cavo sul gomito, attenta a non farlo finire nelle pozzanghere, dove si trovava il mio bagaglio». Insomma, un inizio davvero traumatizzante. E i giorni seguenti? «La mattina mi  svegliavo alle 5 e accendevo subito la tv sulla BBC, poi una lettura ai giornali inglesi e italiani sul tablet e via a fare due ore di diretta, focalizzata sul sentire la gente. La cosa bella è stata vedere la partecipazione di tutte le fasce d’età, con genitori che portavano i loro bambini a mettere un fiore sui cancelli prima di accompagnarli a scuola. E poi proseguivo con varie dirette tutto il giorno fino a notte fonda. A letto? Non prima di aver organizzato la location del giorno dopo, specie quando hanno iniziato a blindare alcune zone». Senza scordare il problema clima, giusto? «Già, ho dovuto comprarmi qualcosa nei mercatini vintage perché faceva davvero freddo». Hai avuto la sensazione di raccontare la storia? «Sì, me ne sono resa conto. Dopo l’ultimo collegamento mi sono scese anche due lacrime, non so se di tensioni o sollievo. Forse finalmente erano dovute alla mia emozione per quanto avevo testimoniato. Non era solo dare informazione ma raccontare la storia». Un aneddoto? «Durante il funerale mi sono rifugiata dentro un pub. Mi ero svegliata alle 4, fatto la diretta e avevo una fame assurda. Mi portano delle uova, le sto tagliando e iniziano i due minuti di silenzio. Tutti immobili, gli inglesi e anche i turisti. È stato suggestivo, una specie di incantesimo. E chiaramente ho mangiato le uova fredde». Hai fatto il classico scoop? «Guardando i tabloid inglesi trovavi notiziole interessanti che finivano in piccoli box. Sono stata la prima a dire in Italia a “Zona Bianca” che George e Charlotte avrebbero preso parte ai funerali. Così come che Meghan aveva scritto una lettera a Carlo, indiscrezione poi ripresa da tutte le testate nazionali. È stato bello accorgersi che il vecchio fiuto da giornalista c’è ancora».