2023-04-21

Mamma ho fame” è molto più di una semplice frase che chiunque ha sentito o detto. È, infatti, il titolo del libro di ricette dei cernuschesi Ilaria Avallone e Lorenzo Arcidiacono, madre e figlio, che hanno racchiuso in queste pagine il loro rapporto con la cucina, non sempre facile. Quando Lorenzo aveva 8 anni, infatti, gli è stato diagnosticato un tumore cerebrale, che oggi fortunatamente ha sconfitto, pur continuando a seguire i follow-up di controllo. Ed è sua madre a raccontare come, sin dall’inizio, il cibo abbia rivestito un ruolo cruciale: «Il sintomo peculiare della malattia è stata l’inappetenza, che ha fatto da sentinella per svolgere esami con cui siamo risaliti all’origine del problema». Inizialmente il cibo si è così presentato come un ostacolo, ma in seguito, in parallelo con il percorso di cura, si è modificato anche il rapporto con il mangiare. «Durante il post-operatorio e la chemioterapia» continua Avallone «ho iniziato a lavorare ai fornelli per creare piatti più stuzzicanti e alla fine, pian piano, l’appetito di Lorenzo è tornato. Così abbiamo iniziato a cucinare insieme, prendendoci gusto: la cucina è diventata un’ancora di salvezza».
A casa degli autori le ricette presenti nel libro sono tuttora servite in tavola e ciascuna porta con sé un ricordo speciale. Il volume è infatti strutturato in cinque capitoli, che guidano il lettore nelle diverse portate di un pranzo, associando a ciascun piatto una piccola storia. «L’idea di farlo è venuta per caso, è stata partorita dall’inconscio» racconta l’autrice. «Tre anni fa circa stavo cucinando e, di colpo, mi è affiorato alla mente uno di quei pensieri che ancora oggi spesso riportano a galla vecchie preoccupazioni. Inconsapevolmente, ho agganciato questo pensiero proprio al cibo, forse per quanto fosse stato un elemento importante durante il percorso e quanto mi ci fossi dedicata negli anni precedenti». Avallone ha, quindi, iniziato a mettere nero su bianco alcune riflessioni in modo disordinato, avendo solo in mente che l’architettura del libro sarebbe stata simile a quella di un menu. È quindi nata una prima bozza, che ha fatto leggere ai figli. Decisivo è stato il benestare di Lorenzo, che ha quindi partecipato con la stesura dell’ultimo capitolo.
«Si tratta di un volume di ricette» spiega Avallone «e segue un filo logico, che trova la sua chiave di volta proprio a metà del testo, quando Lorenzo dice: “Mamma ho fame”. A partire da quel momento, il rapporto con il cibo si inverte e mi farebbe piacere che chi lo leggerà possa percepire questo cambio e vivesse anche lui queste montagne russe di emozioni». Non è questo, però, l’unico proposito dell’autrice. L’altra speranza che accompagna la pubblicazione riguarda l’opportunità di offrire un assaggio della positività che si può trovare anche in un luogo tanto insospettato quale è l’Istituto nazionale dei tumori, in cui Lorenzo è stato ricoverato. «All’inizio entrare lì è stato qualcosa che mi ha distrutto, poi però mi sono accorta di un fatto incredibile: anche in posto del genere c’è un microcosmo di felicità, perché i bambini giocano e sorridono nonostante tutto. Quando allora abbiamo scritto il libro, mi sono fatta trascinare da quello che avevo vissuto e dalla conoscenza di queste storie che, nella loro drammaticità, sono una ricchezza e portano a cambiare prospettiva su molte cose».
Questo il messaggio dell’opera, che viene onorato anche attraverso la decisione di devolvere i proventi delle vendite alla Lilt. Conversando con la direttrice del reparto di pediatria dell’Istituto nazionale dei tumori, la dottoressa Mara Massimino, è emersa l’idea di indirizzare i fondi alla promozione di un corso di cucina per i genitori dei bambini in cura, oltre che allo svolgimento di un laboratorio, all’interno della struttura, proprio per i più piccoli, per il confezionamento di semplici creazioni a partire da pan di spagna, pasta di zucchero e altre preparazioni già fatte. «Anche in relazione al tema del libro» conclude Avallone «ci è sembrato un bel modo di creare un momento di svago sia per le mamme e i papà che per i figli».
Chiara Valnegri