2017-05-05

Esiste una realtà a Segrate che funge da modello per tutte le altre attività dello stesso tipo in Italia: il  rifugio per cani di via Redecesio. Si tratta della sezione di Milano della Lega nazionale per la difesa del cane, un fiore all’occhiello per tutti gli operatori e volontari che fanno parte dell’associazione. Il canile, nato negli anni ’50, è stato progressivamente trascurato e ha visto una rinascita sotto la gestione di Laura Rossi, presidente della sezione milanese dell’organizzazione per la tutela dei cani, che l’ha rimodernato e risanato negli anni Novanta. Nel ’97, con l’acquisto del terreno, per il canile ha inizio un periodo di prosperità che dura tutt’ora. All’interno lavorano 5 dipendenti, una segretaria, due veterinari che due volte alla settimana si occupano di visite, interventi, vaccini e richiami, e una sessantina di volontari che vengono saltuariamente a dare una mano e a fare compagnia ai nostri amici a quattro zampe. «I volontari sono estremamente utili per il nostro lavoro», spiega Elisa Cezza, dipendente della struttura. «Alcuni rimangono anni, altri solo pochi mesi, ma la partecipazione di queste persone è sempre significativa ed entusiasta. Molti vengono da Segrate ma tanti anche dai Comuni limitrofi». La legge prevede che ogni Comune sia convenzionato con una realtà come quella di Redecesio per il giusto controllo e mantenimento dei randagi. Quando un cane viene accalappiato passa prima dai canili sanitari, sparsi in ogni regione, in stato di quarantena sanitaria per il tempo necessario ad accertarsi che non porti la rabbia e che non abbia tatuaggi di riconoscimento, ormai obsoleti, o microchip. Se dopo dieci giorni non si è riusciti a risalire a un proprietario, l’animale viene portato in complessi come quello di Segrate. «Attualmente sono 18 i Comuni convenzionati con noi, tra l’hinterland di Milano e il lecchese», prosegue la giovane animalista. «Il sistema vigente consente comunque un’attenzione capillare su tutto il territorio nazionale. Le Asl spingono i Comuni ad occuparsi dei cani per esempio quando ci si trova davanti a casi di maltrattamento, e ciò avviene con successo, soprattutto nelle città in cui c’è un ufficio per i diritti degli animali, proprio come a Segrate. Per quanto ci riguarda ne riceviamo moltissimi dal sud Italia, dove esiste ancora il bracconaggio nei confronti di questi animali». In effetti è da sottolineare il fatto che, essendo il randagismo diminuito drasticamente, la maggior parte dei cani che arrivano a Redecesio sono stati vittime di situazioni sconcertanti, come maltrattamenti o denutrizione, o sono semplicemente nelle mani di persone indigenti che non possono prendersi cura di loro. «In questi casi bisogna essere diplomatici con i proprietari, facendogli la paternale, ma preoccupandosi che in futuro non commettano ancora l’errore di prendere un cane se sanno di non poterlo mantenere», racconta la dipendente del canile. «Le persone vanno educate e bisogna far capire loro che questi animali hanno spesso un passato difficile, quindi possono avere un carattere problematico e ci può volere del tempo perché si adattino. Di sicuro non possono aspettarsi che gli portino il giornale a letto». In ogni caso l’attività del rifugio va a gonfie vele, con circa 300 cani che passano ogni anno nelle cucce dell’impianto, e questo è dovuto anche alle sue dimensioni, che consentono di ospitare circa 170 animali alla volta. Per fortuna il ricambio è totale e si riesce quasi sempre a trovare una degna sistemazione ad ognuno di loro. In media un cucciolo rimane in canile una settimana prima di essere adottato, mentre la degenza per un adulto può protrarsi fino a un mese. Purtroppo capita che per quelli un po’ più problematici a livello caratteriale possa durare anche anni. Inoltre, ogni mese arrivano parecchi esemplari da regioni come Abruzzo o Sardegna: in questi casi le sezioni pagano le spese di trasporto ma spetta poi alla direzione del canile far fronte a tutti gli altri costi. «I Comuni convenzionati forniscono una retta di appena tre euro giornalieri ad animale. Meglio di niente», spiegano i volontari. C’è anche uno spazio dedicato ai gatti, che sempre più spesso vengono lasciati all’ingresso del canile. «Ne passano un centinaio all’anno», sorride Cezza, guardandone uno appena arrivato. «A Segrate forniamo convenzioni per la loro sterilizzazione, e siamo anche in contatto con tanti gattari che tengono sotto controllo le svariate colonie di felini randagi sparse sul territorio». Una realtà di cui essere orgogliosi dunque, fatta di professionisti seri, attrezzature all’avanguardia, servizi completi e una burocrazia precisa ma snella per chi vuole adottare.
Mattia Rigodanza