«Ho la giusta consapevolezza del mio ruolo. Sono concentrato, di certo non spaventato». «La prima telefonata di complimenti? Dal sindaco di Milano». «Che bello vedere tanti volontari festeggiare domenica sera»

2017-06-30

Ci accoglie in quello che per dieci anni è stato l’ufficio di Eugenio Comincini e che adesso per cinque dovrà essere il suo, salvo imprevisti. Viso comprensibilmente stanco, ma sereno, il neo sindaco Ermanno Zacchetti prova a ripercorrere la cavalcata che l’ha portato sulla poltrona più importante di Villa Greppi.
Allora, lunedì mattina finalmente è riuscito ad andare a correre lungo il naviglio?
(Sorride) «In realtà no. Tra una cosa e l’altra sono andato a letto alle 5 e mezza, ma due ore dopo ero già in piedi. Però sono andato a correre martedì e ci andrò spesso, all’alba, nelle prossime mattinate».
Qual è stata la prima telefonata di congratulazioni ricevuta?
«Quella del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Al mio “Pronto”, mi ha detto con tono scherzoso: “Buonasera collega e complimenti”. Non sapevo cosa rispondergli, se dargli del tu o meno».
Dopo l’esito del primo turno, ha mai pensato di non farcela?
«L’imponderabile è dietro l’angolo, però nei 15 giorni precedenti al ballottaggio i segnali erano tutti positivi. Le sensazioni erano davvero buone. La gente mi fermava per farmi il classico “in bocca al lupo”, al mercato erano numerosi i complimenti che ricevevo, così come domenica mattina mentre andavo al seggio. E anche la festa finale in una piazza gremita mi è stata di grande conforto. Inoltre avevo la serenità che, anche come squadra, avevamo fatto tutto quanto dovevamo per riuscire a vincere».
Il primo pensiero quando ha capito di essere stato eletto sindaco?
«Sinceramente domenica sera non me ne rendevo quasi conto. Ho iniziato a realizzare meglio la mattina seguente. Però negli attimi immediati in cui si è capito che avevo vinto una sensazione l’ho ben presente: era la soddisfazione nel vedere la felicità intorno a me della tanta gente che in questi mesi si è impegnata in maniera volontaria per portare avanti un’idea e un progetto».
Per lei è stata una campagna elettorale doppia visto che è partito dalle primarie. Un supplemento di stress?
«Le primarie però non sono state aggressive. C’è stato tanto fair play. E comunque il lavoro svolto è stato utile anche per il dopo. Inoltre siamo partiti con due mesi d’anticipo rispetto alle altre forze politiche, alcuni incontri che ho effettuato con associazioni durante le primarie poi non ho dovuto rifarli quando mi sono confrontato con gli avversari per la poltrona di primo cittadino».
Nessun momento difficile?
«No, qualche momento difficile c’è stato. Ad esempio il periodo intercorso tra la vittoria delle primarie e l’inaugurazione del comitato. Dovevamo toglierci di dosso un po’ di stanchezza e ricompattarci anche con chi fino a poco prima era, si fa per dire, un rivale. Ma c’è voluto davvero poco perché avevamo tutti bene in mente l’obiettivo più importante».
La sua antagonista Paola Malcangio è venuta subito a complimentarsi con lei una volta compreso il verdetto. Vuole dirle qualcosa?
«Lei è stata sicuramente la migliore della sua coalizione con alcuni esponenti che sicuramente non le sono stati per nulla d’aiuto con il loro comportamento. Nei confronti pubblici, Paola è sempre stata puntuale nelle critiche verso di noi, ma anche molto onesta nel riconoscerci alcuni meriti. È stata un avversario leale, mi sembra giusto riconoscerlo».
L’hanno accusata di non rispondere sui social alle critiche che le venivano mosse, proprio lei che è sempre molto presente in questo settore. Una strategia precisa?
«In realà io scrivevo tutti i giorni sulla mia pagina Facebook ufficiale. Ho spiegato punto per punto il nostro programma e segnalavo gli appuntamenti dove i cittadini potevano incontrarmi. In queste occasioni rispondevo a tutte le domande che mi venivano poste. Sono stato nei mercati, nelle piazze, ero spesso nella sede del comitato dove la porta era sempre aperta. Impossibile non riuscire a parlare con me. Altra cosa, invece, erano le provocazioni sui social da parte dei professionisti della politica e della polemica. In questo caso era inutile replicare».
In questo mesi se lo è già detto: chi me l’ha fatto fare?
(Sorride nuovamente) «Per ora no. Per il momento prevalgono solo entusiasmo ed energia».
So benissimo che neppure sotto tortura mi farà nomi, ma ha già in mente qualche componente della sua giunta?
«Con i vertici del Pd e di Vivere ci siamo sempre detti di non ragionare sui ruoli prima di avere ottenuto il risultato che ci eravamo prefissati, cioè vincere. Chiaro che una serie di nomi e di profili in mente li ho, ma non li ho ancora condivisi con nessuno. Adesso dovrò confrontarmi con gli altri e soprattutto vedere se quelli a cui chiederò di fare parte della giunta accetteranno l’incarico».
Prima era concentrato sulla campagna elettorale. E adesso che ha vinto? Che succede?
«Adesso viene la vita. È il tempo di dimostrare non solo a chi mi ha sostenuto, ma soprattutto a chi non mi ha votato, o addirittura non ha votato per nulla, che sono in grado di amministrare bene la nostra Cernusco. So benissimo che mi trovo davanti a una sfida difficile ma al tempo stesso bella e che vale la pena vivere».
È più emozionato, preoccupato o... cosa?
«Nella vita di tutti i giorni, anche in quella professionale, mi è già capitato di dovere affrontare responsabilità importanti e non mi sono mai tirato indietro. Direi  che per ora non sono né particolarmente emozionato, né preoccupato. Sono semplicemente consapevole della complessità del ruolo , ma sono determinato nel portarlo avanti al meglio. Ho la giusta consapevolezza della sua importanza, quindi sono concentrato, ma non certo spaventato».    
Roberto Pegorini