«Il titolo “Quando mi riconoscerai” è dedicato proprio a lui». «I protagonisti sono 4 adolescenti che vivono in due periodi storici diversi». «Provo un misto di paura e nostalgia se penso alle reazioni che potranno avere i lettori»

2018-03-16

Tra me e te” l’ha consacrato tra gli scrittori più amati tra i giovanissimi. Ora Marco Erba, cernuschese doc, torna con una nuova fatica letteraria, uscita questa settimana, precisamente martedì 13 marzo. “Quando mi riconoscerai” è il titolo del secondo romanzo, ancora una volta edito da Rizzoli, con cui Erba torna a parlare ai giovani, ma non solo. Classe 1981, insegnante di italiano e latino in un liceo della provincia di Milano da 10 anni, con “Fra me e e te” si è aggiudicato il premio Galdus e il premio Città di Cuneo come Primo Romanzo, Sezione Scuole. E ora è pronto per una nuova avventura. La presentazione per la città è prevista giovedì 5 aprile al teatro Agorà (prenotazioni alla mail info@libreriadelnaviglio.it). Nel frattempo ecco le sue riflessioni. Ci conosciamo da tempo, naturale darci del tu.
Ci racconti la trama del tuo nuovo libro?
«Il romanzo racconta parallelamente due storie, una ambientata negli anni Quaranta, l’altra negli anni Novanta. I protagonisti sono ancora una volta degli adolescenti, che poi diventeranno adulti: le loro storie, ambientate in un piccolo paesino della Brianza, sono narrate in un arco di tempo più ampio rispetto a “Fra me e te”, ma si parla ancora di tematiche a me molto care, che sono quelle legate al mondo giovanile. C’è l’amore, c’è l’avventura, si parla di fragilità e di riscatto. In particolare, c’è la storia dell’amore proibito tra Viola e Rodolfo, lei figlia di un fascista, lui partigiano, entrambi già promessi sposi ad altri. I due si cercano, si stuzzicano, si scherniscono e finiscono per amarsi di nascosto. Non senza conseguenze: quando Rodolfo parte per la campagna di Russia, Viola scopre di essere incinta. Cinquant’anni dopo: c’è l’amicizia tra Enea e Camilla, lui timido e bravo a scuola, lei arrabbiata e ribelle, tutti e due malati di poca tenerezza nella loro età fragile. Da bambini non si sopportano, da adolescenti si scoprono amici e amanti, da adulti si scelgono per sempre. Sembrano due storie divise dal tempo e dalle circostanze, senza niente in comune. Invece non è così, perché i destini dei quattro amanti sono profondamente intrecciati».
Come nasce il titolo?
«Quando ho scritto il mio secondo romanzo avevo in mente la storia di mio nonno: quando ero bambino, mi raccontava sempre di suo fratello Rodolfo, disperso durante la Campagna di Russia. Mio nonno conservava una scatola di scarpe dove custodiva tutte le lettere ricevute dal fronte; un giorno lo trovai in lacrime sulla scatola, così conobbi la sua storia. Rodolfo era nato con una voglia sul dorso della mano e quando, da bambino, aveva chiesto al mio bisnonno il perché, lui gli aveva quasi predetto che un giorno sarebbe andato via e al ritorno nessuno l’avrebbe riconosciuto se non i suoi familiari, proprio per via di quella voglia. La sua storia ha ispirato quella del mio romanzo, tanto che uno dei protagonisti si chiama Rodolfo, Ed ecco spiegato il motivo del titolo “Quando mi riconoscerai”».
Tu sei un insegnante: quanto ti aiuta essere a contatto con i giovani per scrivere i tuoi romanzi?
«Tantissimo. Oltre alla storia di mio nonno, quando scrivevo avevo in mente i miei giovani. Quando fai l’insegnante ti rendi conto che impari dagli studenti molto più di ciò che insegni loro. Per esempio, ho imparato che i giovani hanno una forza pazzesca, una capacità di reagire spettacolare. Sono straordinariamente capaci di trasformare tutte le loro fragilità, le avversità che la vita pone loro davanti in punti di forza. Il mio romanzo parla anche di questo, della resilienza, dell’amore e del perdono, del riscatto e della volontà di andare avanti nella vita».
Dopo l’enorme successo che hai ottenuto con il tuo romanzo d’esordio, cosa ti aspetti da questa nuova fatica letteraria?
«La cosa più bella che mi aspetto, che è successa con il primo romanzo e spero possa succedere ancora, è che la mia storia arrivi a tante persone che conosco ma anche a tante che non conosco, che lasci un segno, qualcosa di bello, in chi leggerà. Questo sicuramente è qualcosa che non posso sperare di ottenere in nessun altro modo: mi auguro che lasci una traccia nella vita delle persone che incontrerà».
Che emozione ti dà essere ormai uno scrittore affermato?
«Quando sono riuscito a pubblicare “Fra me e te” con Rizzoli, è stato senza dubbio uno dei momenti più belli della mia vita, il coronamento di un sogno che nutrivo fin da bambino. Quello che provo ora è un misto di paura e nostalgia: paura perché non conosco la reazione che avrà il pubblico nei confronti del mio nuovo romanzo, se piacerà o meno; nostalgia nei confronti dei personaggi che lascio dopo aver fatto un percorso insieme a loro e che ora sono pronti a vivere di vita propria e a circolare tra la gente. È ovvio che questa sia un’emozione fortissima; un’emozione che ho dedicato a mio nonno, proprio come il romanzo».
Ora ti godrai tutta la parte promozionale del nuovo romanzo, oppure stai già lavorando per il futuro?
«Sono già al lavoro. Sto scrivendo una fiaba per bambini perché mi piacerebbe pubblicare qualcosa che si rivolga a un pubblico più piccolo: ho una figlia che ha appena iniziato le scuole elementari e vorrei scrivere anche per lei. Poi sto lavorando a un altro romanzo, di cui ho già scritto una buona parte, ma di cui ancora non voglio svelare nulla, soprattutto per scaramanzia».
Eleonora D’Errico