Al momento in cui andiamo in stampa le vittime sono tre, tutte donne, e i feriti circa un centinaio. La macchina dei soccorsi si è subito attivata. A Pioltello e a Segrate sono stati allestiti due campi di primo soccorso nelle palestre per dare assistenza ai superstiti. Ora la magistratura dovrà fare chiarezza sull’accaduto

2018-01-26

Si dice, e a ragione, che nel 2018 sia assurdo morire sul posto di lavoro. Figurarsi mentre al lavoro ci si reca. Già, perché è questo che è successo ieri mattina, giovedì 25 gennaio, alle 6.57 sul convoglio 10.452 partito da Crema alla volta della stazione Milano Porta Garibaldi, unica fermata Treviglio. Un treno carico di pendolari, circa 200. Persone che salgono e si accalcano nei vagoni. C’è chi dorme, la sveglia è suonata troppo presto anche questa mattina, c’è chi è già attaccato al cellulare, c’è chi legge e c’è chi semplicemente pensa che sarà un’altra giornata di duro lavoro. Nessuno però si sta di certo immaginando cosa sta per accadere. Errore umano? Fatalità? Cos’altro? Trenord (gestore dei treni) parla di inconveniente tecnico, Rfi (proprietaria della linea) di un cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, due chilometri più indietro rispetto al punto del deragliamento. A fare chiarezza ci sarà una regolare inchiesta, come ha confermato il questore Marcello Cardona, ma in questo momento è spontaneo dire che queste domande e queste risposte servono a poco o nulla. Perché il dato di fatto è uno solo: nel momento in cui andiamo in stampa tre persone sono morte, altre sono in pericolo di vita e un centinaio ha dovuto ricorrere alle cure mediche. Un dato di fatto che sconvolge ancora di più se si pensa che lo scorso luglio, più o meno nello stesso tratto, un altro treno era uscito dai binari. In quel caso per fortuna non ci furono conseguenze gravi per nessun passeggero. Solo un po’ di spavento. Cosa che non si può dire per i circa 200 pendolari che ieri mattina si trovavano nei cinque vagoni del 10.452. All’altezza di Seggiano, la motrice e il primo vagone sono rimasti sui binari, mentre gli altri tre hanno deragliato. Una corsa folle (il treno viaggiava a circa 140 km. all’ora) più o meno un chilometro e mezzo, prima  che il convoglio fermasse la sua corsa contro un palo. Immediati sono partiti i soccorsi. Una vera e propria gara di solidarietà. Particolarmente attivi i Comuni di Pioltello e Segrate. Il primo ha allestito un centro di accoglienza e assistenza presso la palestra della scuola di via Molise, dove una trentina di persone, non gravi, hanno ricevuto le prime cure da parte della Croce Verde e sono state assistite, anche attraverso il sostegno psicologico di tre professionisti. Polizia locale e protezione civile hanno modificato la viabilità per facilitare i soccorsi. Segrate ha messo a disposizione il palazzetto dello sport dove sono state ospitate una cinquantina di persone, uscite illese dallo schianto. Per loro acqua, the caldo, biscotti e il sostegno di un medico di base, che volontariamente si è recato in palestra per dare una mano. «Di fronte a una tragedia di questo tipo si rimane sgomenti per le vittime e i feriti» ha commentato da Londra, dove si trova per impegni istituzionali, il sindaco di Pioltello Ivonne Cosciotti. «Ringrazio i dipendenti del Comune, i volontari della protezione civile, la polizia locale e i carabinieri per il grande lavoro svolto. Come sindaco, insieme allo sgomento, rivendico il diritto alla sicurezza di chi usa il treno per recarsi al lavoro. Ora è il momento del dolore e del rispetto per chi soffre e per chi non c’è più, per questo abbiamo dichiarato lutto cittadino per tre giorni e bandiere a mezz’asta». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Segrate Paolo Micheli: «Mi sono recato subito sul posto e ho dato disposizioni affinché la nostra polizia locale e la  protezione civile si attivassero per dare il loro contributo. Non so ancora le cause di questa tragedia, la magistratura farà il suo corso, ma morire su un treno mentre si va al lavoro è inaccettabile».
Roberto Pegorini