2018-09-14

Una relazione di 106 pagine, redatta da un dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica del Ministero dell’Economia e delle Finanze nella quale si evince che a Segrate la gestione della cosa pubblica, relativa al periodo che va dal 2012 al 2015, “non è stata affatto ordinata e prudente” e che l’attuale amministrazione ha chiesto con cognizione di causa il predissesto, per mettere in ordine i conti del Comune. A renderlo noto è stato il sindaco Paolo Micheli, coadiuvato dal vicesindaco con delega al Bilancio, Luca Stanca, in una conferenza stampa appositamente indetta a inizio settimana. Nella disputa che oramai dura da un paio d’anni tra la precedente amministrazione Alessandrini e quella attuale, da Roma pare dunque arrivare un assist non indifferente alla giunta Micheli. Tutto è nato la scorsa primavera, quando un commissario del Mef ha bussato alla porta del municipio di Segrate, chiedendo di avere accesso a tutti i cassetti comunali per capire meglio per quale motivo un Comune notoriamente ricco come Segrate potesse avere chiesto e avviato la procedura di predissesto, adducendo come giustificazione il rischio di fallimento. E così, dal 12 aprile al 3 maggio, l’ispettore ministeriale ha spulciato tutti i conti. Il suo lavoro è stato sintetizzato in una relazione pervenuta a Segrate negli ultimi giorni di agosto e da inizio settimana consultabile da chiunque, sul sito ufficiale del Comune. E sono emersi numerosi rilievi, sintetizzati in 17 punti, rispetto ai quali l’amministrazione dovrà fornire, entro 120 giorni, una dettagliata relazione sui provvedimenti adottati. «Non siamo noi a dire che l’amministrazione Alessandrini ha avuto una gestione economica delle casse comunali a dir poco dissennata, ma un ente terzo» ha sottolineato Luca Stanca, mentre Micheli ha sottolineato come «abbiamo evitato che il Comune finisse nelle mani di un commissario straordinario. La grave crisi finanziaria che ha colpito il nostro Comune è alle spalle e i responsabili che hanno giocato d’azzardo per anni con i soldi dei segratesi sono stati identificati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In questi anni ho sentito, e letto, ironie e cattiverie sulle scelte impopolari che la mia amministrazione ha dovuto fare, come se ci facesse piacere dovere alzare determinate tasse o ridurre alcuni servizi. Ho dovuto ingoiare rospi assurdi. Ora però giustizia è fatta, visto che un ente prestigioso e super partes come il Mef ha confermato che non potevamo fare altrimenti se volevamo sistemare i conti disastrosi lasciati dalla precedente amministrazione». Il sindaco Paolo Micheli commenta così la relazione che di fatto conferma come le scelte drastiche di questa amministrazione fossero necessarie per evitare il fallimento del Comune di Segrate. Alcuni passaggi, infatti, evidenziano la visione di insieme che si è fatto l’ispettore ministeriale, riguardo alla gestione del Bilancio nel triennio 2012/15. A pagina 7 si legge “L’Ente ha omesso di analizzare e rimuovere tempestivamente le cause delle criticità che erano state individuate dalla Corte dei Conti, con il risultato di sedimentare problematiche che non potevano che sfociare in un più grave squilibrio”. Mentre a pagina 54 si evidenzia: “Una gestione finanziaria minimamente responsabile avrebbe solo dovuto monitorare il permanere delle condizioni di equilibrio, ed in caso quest’ultimo difettasse operare nella direzione di un contenimento delle spese, oppure un incremento delle entrate visto che se ne conservano ampi margini. Quando già non erano mancati gli allarmi (ampia anticipazione di tesoreria, tempistiche di pagamento dilatate, necessità di far “slittare” le imputazioni di spesa su esercizi successivi per carenze di stanziamento, ecc) si è invece andati nella direzione opposta, riducendo ancora il livello di tassazione”. Sempre nella relazione si legge come la decisione di intraprendere la strada del predissesto fosse l’unica percorribile: “dato il disavanzo di fatto che si era sino ad allora sedimentato, in concomitanza con un grave deficit di liquidità. Far passare altro tempo avrebbe, presumibilmente, costituito solamente la premessa per far maturare le condizioni di un dissesto finanziario”. Il funzionario del Mef ha inviato la relazione anche alla procura regionale della Corte dei Conti. Spetterà a lei valutare eventuali responsabilità e, nel caso, perseguirle. «Nel 2015 la giunta Alessandrini avrebbe potuto spalmare su 30 anni i 22 milioni complessivi di residui attivi che aveva» prosegue il vicesindaco Stanca, «ma lo fece solo per 86mila euro. Un dato che si commenta da solo. Noi abbiamo ereditato una situazione pesantissima, ma con orgoglio, e sacrifici, abbiamo  riequilibrato i conti, che non sono più in rosso. Ora continueremo a gestire i soldi dei segratesi con responsabilità e trasparenza».