2021-01-20

Come l’ha definita lui stesso: “È una giornata difficilissima, dopo giorni di faticosa ricerca di un punto di equilibrio”. Forse la più difficile da quando Eugenio Comincini, ex sindaco di Cernusco, è senatore. Una giornata in cui il governo Conte incassa la fiducia anche se senza la maggioranza assoluta e gli esponenti di Italia Viva si astengono. C’è chi dice salvandolo e chi, invece, la pensa diversamente. Nel senso che se avessero deciso di votare probabilmente molti lo avrebbero appoggiato, alzando così il numero di chi lo appoggerebbe. E tra questi ci sarebbe stato Eugenio Comincini, che tra il rimanere fedele a chi gli ha dato il voto (quindi gli elettori del Pd) e il suo leader Matteo Renzi, avrebbe scelto la prima strada. Ed è lui stesso ad ammetterlo: “All’inizio di questa crisi ho detto chiaramente a Renzi che, comunque ne saremmo usciti, io non mi sarei messo nella condizione di votare in modo completamente opposto a ciò che esprime il partito nelle cui liste sono stato eletto, per rispetto degli elettori che si sono fidati. Scelta opinabile e discutibile: ma la mia coscienza mi pone questo limite. E non ci cammino sopra in nessun modo. Ho quindi lavorato alla posizione di astensione, intesa in modo costruttivo, ponendomi due paletti: lo sforzo per un governo possibilmente migliore, con un altro di legislatura nell’ambito della stessa maggioranza, e il rifiuto di ogni rischio che conduca ad elezioni anticipate. Pochi giorni fa avevo detto che la politica ha senso se, pur con mille fatiche e mediazioni, è esercizio per dare soluzione ai problemi delle persone. Lo ribadisco e non torno indietro”.

Comincini poi conferma che si aspettava qualcosa di più sia dal discorso del presidente del consiglio che da Renzi: “Da Conte mi sarei atteso parole più caute e di apertura: un maggiore riconoscimento dello sforzo compiuto anche dalle Ministre e dal Sottosegretario di Italia Viva e segnali che potessero consentire una ricucitura. Oltre che chiarimenti sul come intende fare l’elenco di molte cose che ho ascoltato, senza percepirne strategia e visione. L’intervento di Matteo, invece, mi è piaciuto molto per la visione che è riuscito anche questa volta ad esprimere: chi fa politica ha da imparare. Ma non ho potuto fare a meno di pensare, alla luce dell’obiettivo che mi ero dato di trovare soluzioni che riannodassero i nodi di questa storia, cosa avrà provato Conte nel sentirsi fare la lezione pubblica su come deve fare meglio il premier. Potrà anche avere ragione, ma è difficile ricucire con questi toni. E i toni e la modalità con i quali ci si pone di fronte ai terzi fanno la differenza. Resto dell’avviso che una ricucitura tra Italia Viva e la maggioranza, con un patto di legislatura, sia importante e vada ricercata con tutte le forze, ma se non si realizzasse, io non mi collocherei all’opposizione. Questa sera sono molto, molto deluso. Probabilmente, da quello che registro, il mio sforzo di trovare una riconciliazione non ha moltissime chance. Spero non sia stato vano il mio impegno e l’onestà e la limpidezza con le quali lo ho condotto”.