14 Giugno 2019

L’interpellanza presentata dalla Lega Nord, con primo firmatario la consigliera Paola Malcangio, ad oggetto l’intervento di mediazione culturale con madrelingua araba presso l’istituto Montalcini, ha scatenato una bufera, sia sulla stampa che sui social. Impossibile stare dietro a ogni commento, sfumatura, dichiarazione e controdichiarazione. Per questo motivo, riporteremo le posizioni delle principali parti in causa, in maniera asettica. In sostanza, nella mozione la Lega chiede per quale motivo 4 ore di arabo siano state pagate con i soldi della mediazione linguistica destinati a insegnare o implementare l’uso della lingua italiana per alunni neoarrivati o con marcate difficoltà. Queste le dichiarazioni del sindaco Ermanno Zacchetti: «L’intervento di mediazione culturale è stato rivolto a una bimba nata in Italia ma di origini egiziane per permettere ai bambini di fare domande e confrontarsi sulla cultura e sulla tradizione della loro compagna. Nessuna lezione di arabo, ma una sorta di laboratorio in cui probabilmente sono stati anche fatti esempi di parole in altra lingua, che non aveva altro fine che far conoscere una cultura diversa. La spesa sostenuta, 120 euro, è finanziata dal Comune, attraverso un contributo che ogni anno l’amministrazione corrisponde al Distretto 4 di cui fanno parte anche altri 8 Comuni della Martesana, che insieme coordinano progetti di tipo sociale su tutti i territori. Tra i servizi erogabili, ci sono anche gli interventi di mediazione culturale con gare d’appalto a cooperative o società che partecipano con i loro progetti ai bandi. Questi i fatti, che smentiscono l’ipotesi della Lega sull’irregolarità di spesa. E trovo fuori luogo la polemica che la consigliera Malcangio ha voluto innescare. Quanto si svolge in aula è competenza di insegnanti e presidi, di certo non della politica». Il dirigente scolastico, Nicola Ferrara, ha scritto una lettera aperta. Eccone alcuni stralci: “4 ore di intercultura; in modo interessante e costruttivo, suscitando l’entusiasmo dei piccoli, e l’apprezzamento pressoché unanime dei genitori. Un bel modo di fare scuola, si direbbe. Ma per la politica no. O meglio: non per chi intende strumentalizzare anche la scuola a fini politici. (...) ci si inventa il caso di inesistenti “corsi di arabo”, che emarginerebbero i bambini italiani, sottrarrebbero loro  ore di inglese (...)
Una mistificazione consapevole, grottesca e sguaiata. (...) La Comunità educante Levi Montalcini ribadisce (...) i principi costituzionali dell’autonomia scolastica e della libertà d’insegnamento, ritenendo intollerabile questa forma di invadenza della politica a livello pedagogico e didattico”. Da ultimo, alcune controriflessioni della consigliera Malcangio: «Quante scuse la scuola ha tirato fuori cercando di coprire un pasticcio? Credo che sia ora di chiedere scusa: alla bambina, alla sua famiglia, a chi, come me, siede in consiglio comunale in rappresentanza dei cittadini e ha il diritto/dovere di controllare l’operato dell’amministrazione. Tutti, invece, a puntare il dito per tenere la politica fuori dalla scuola quando poi, la politica, quella del pensiero unico, la fa proprio chi la scuola la dovrebbe difendere. È stato costruito un progetto di integrazione sulla testa di una bambina già integrata. Peccato che sia stato fatto un intervento di mediazione senza minimamente coinvolgere la famiglia della bambina. Peccato che abbiano fatto entrare in classe una mediatrice, figura preposta al rapporto tra scuola e famiglie, salvo poi fare la lezioncina ai genitori distinguendo tra la figura del mediatore (che si occupa appunto dei rapporti tra famiglia e scuola) e quella del facilitatore (che si occupa invece degli interventi in classe). Insomma, un pasticcio. Sul caso ho inviato una segnalazione all’Ufficio Scolastico di Milano e al Ministro dell’Istruzione».