20 Aprile 2018

In occasione dell’anniversario della liberazione, l’Itsos Marie Curie ha deciso di ospitare una testimonianza diretta della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. E così mercoledì gli alunni di tre classi di quinta hanno avuto la possibilità di ascoltare il racconto di quei giorni dalla voce di Carlo Fiorenzuoli, lodigiano ora residente a Segrate, classe 1920, che nel 1941 fu mandato sul fronte russo a combattere. Quinto di nove fratelli, Carlo a 11 anni lavorava come garzone in una salumeria e a 21, per punizione, fu mandato in guerra come “fante tra gli alpini”, per decisione di un capitano. Fiorenzuoli si ritrovò così costretto a marciare per 1.300 km., di rincalzo alle truppe tedesche, con 8 cavalli e 80 suoi coetanei, di cui ne sono sopravvissuti poco più di una decina. Solo vedendo la Polonia distrutta gli italiani capirono cosa significava la guerra. Il peggio arrivò, però, in Russia, dove durante l’inverno le temperature arrivavano fino a -40 gradi e dove Carlo vide Hitler in persona. Dopo il 20 dicembre 1942 scarseggiavano viveri e munizioni e gli italiani si ritirarono, in coda agli alpini, nella “colonna degli sbandati”. Un ufficiale alpino rimasto a terra con gli arti inferiori congelati si rivolse così a Carlo: «Sergente, non ti chiedo aiuto, so che non puoi, ma se torni, non scordarti di questo e fai ricordare questa tragedia». Fiorenzuoli, distrutto interiormente, tornò a Bolzano e poi vicino all’Adda, dove divenne il partigiano “Nessuno”, organizzando sabotaggi a ponti e linee telefoniche. Agli studenti ha rivelato che ancora oggi di notte gli capita di sognare alcuni di quei momenti terribili vissuti in Russia. C’è anche un lato commovente nella sua storia: ha sposato la  ragazza con cui si era fidanzato un giorno prima di partire per il fronte. E oggi, proprio in suo onore, a Segrate troviamo piazza dei Caduti e Dispersi in Russia.
Susanna Alzani