18 Gennaio 2021

Ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri e probabilmente se ne parlerà ancora a lungo, anche a causa dei social che amplificano e che permettono a tutti di entrare sulla questione. Stiamo parlando di un cartello comparso su una vetrina di un negozio in centro su cui c’era scritto: “L’unica speranza è che muoia Conte” e scritto più in piccolo “Beppe” forse aggiunto in un secondo momento. Chiaramente si riferisce al presidente del consiglio, reo a giudizio del negoziante di mettere in crisi il commercio con i suoi dpcm, considerati non consoni alla situazione, o comunque non la soluzione per cercare di arginare l’epidemia in corso. A rendere pubblica la vicenda è stata la giornalista Selvaggia Lucarelli su instagram. E da quel momento è divampata la polemica tra chi condanna fermamente il gesto e chi invece trova una motivazione o una giustificazione. Due esempi per entrambe le correnti di pensiero. Il primo è dell’assessore Nico Acampora: “Il primo ministro Conte può piacere o meno, si può condividere o meno il suo modo di gestire questa pandemia che sta segnando ciascuno di noi e il nostro paese, ma niente può giustificare un cartello come questo esposto pubblicamente sulla vetrina di un negozio cernuschese. "L'unica Speranza è che muoia Conte" è una scritta barbara, incivile, ingiustificabile. L'unica speranza rimane sconfiggere il virus: il virus del covid, il virus dell’odio e dell’ignoranza”. Chi, invece, in qualche modo giustifica la scritta incriminata e chi l’ha esposta, è il consigliere comunale di Cernusco Civica: “È indubbio che il commerciante si augura la morte politica di Conte e non quella umana come vuol far credere la giornalista Selvaggia Lucarelli . Anche perché risulta difficile la morte di uno che ha un ottimo stipendio assicurato a fine mese e la pancia piena ogni giorno. E comunque se proprio dobbiamo approfondire augurare la morte a qualcuno, come ricorda la Cassazione, anche se è eticamente deprecabile non è reato mentre condurre un paese alla disperazione , con la scusa della sicurezza, lo è. Provate a pensare a quante persone sono morte per l' incapacità governativa di prevenire,testare , tracciare e curare i malati di covid dall' inizio della pandemia ad ora e da qui a seguire e quante andranno in depressione economica e morale camminando a braccetto con la tentazione del suicidio da qui a venire? Questo si che è reato ma parlarne lo hanno fatto passare per peccato”.

Per quanto ci riguarda, la nostra opinione resta personale e non porterebbe alcun contributo alla vicenda che ha portato Cernusco alla ribalta delle cronache nazionali. Ognuno può trarre le proprie conclusioni. Concludiamo, però, con un post del sindaco Ermanno Zacchetti, pubblicato nella serata di domenica, in cui precisa la sua posizione e, soprattutto, come la situazione è stata gestita e le eventuali conseguenze: “Ogni incitazione alla violenza è da condannare, punto, e ciascuno è responsabile di quello che fa/dice; sentiti di prima mattina i carabinieri, avevano già verificato che il cartello non fosse esposto, valutando gli eventuali atti conseguenti”.