15 Ottobre 2020

Stiamo lottando, con la speranza di non dover richiudere: con un nuovo lockdown non so se ce la farei a ripartire». Sono parole dure quelle di Matteo Gerli, uno dei soci responsabili di Enjoy Sport che ha voluto raccontare passato, presente e futuro dello sport cernuschese nel pieno di una pandemia. Il quadro della situazione attuale è tutto sommato positivo: si lavora meno, ma si lavora bene. È il futuro a spaventare.

Matteo, ci racconti come va questo periodo?

«Lottiamo. So che dobbiamo resistere almeno fino alla primavera. E noi non possiamo certo lamentarci: da quando abbiamo riaperto, subito dopo il lockdown, un po’ alla volta, le persone da noi sono tornate e continuano a venire. Lasciando da parte il periodo della chiusura, pensando al dopo, ripartire non è stato affatto facile: Enjoy non è solo una palestra, né solo una piscina o un centro di fisioterapia. All’interno sono presenti attività che fanno parte di 6 codici Ateco differenti, in ognuno dei quali i protocolli erano diversi. Insomma, è stato complesso e lavorare sembrava molto difficile. Ma non ci siamo mai arresi. Certo, c’era paura e ce ne è ancora, ma chi è tornato da noi e continua a iscriversi, ha scelto di affrontarla».

Quindi, la partecipazione alle attività è buona?

«Nel complesso sono molto contento. Chiunque passasse in questo momento da Enjoy si accorgerebbe che le cose vanno bene: tolte le mascherine e le distanze, sembrano giorni normali, come prima del lockdown. Certo, ci sono nuove regole da rispettare. In palestra, per esempio, le sale corsi ospitano meno persone alla volta, ma la nostra sala attrezzi è così grande che non si arriva mai al numero massimo consentito dalle normative. La vera differenza è in piscina, dove non ci sono i numeri di prima: non perché non ci sarebbero persone, ma perché per legge i corsi in vasca devono ospitarne meno. Per quanto riguarda le altre attività, sono addirittura cresciute: le richieste per la fisioterapia sono tantissime, con agende piene, e le iscrizioni alla scuola sono di più dell’anno scorso. Siamo fortunati, perché per un settore che risente, ce ne è un altro che va meglio e quindi bilancia il tutto. La vera grossa preoccupazione è il futuro: se dovessimo richiudere, lo dico onestamente, non so se ce la farei a riaprire, per una questione economica, ma soprattuto psicologica».

È stata proprio dura, vero?

«Molto. Per tutti, anche per i ragazzi che lavorano per noi».

Avete dovuto tagliare personale?

«No, assolutamente. Anzi, abbiamo assunto. Ripeto, la situazione va piuttosto bene qui: mi confronto spesso con colleghi e so che stanno molto peggio. Questo perché, come detto, non siamo solo una piscina, solo una palestra o solo un centro di fisioterapia. Da questo punto di vista, non abbiamo concorrenza. Stiamo in piedi perché abbiamo un concetto di centro sportivo differente, che è quello che ci ha permesso di diventare ciò che siamo».

C’è stato qualcosa di positivo che, per paradosso, il Covid ha portato?

«Senza dubbio, come è successo a tutti, ha dato un’accelerata verso il digitale. Ma è successa anche un’altra cosa molto bella: uno step ulteriore all’interno dello staff, perché quello che è accaduto ha unito la squadra ancor di più. Abbiamo lavorato tutti insieme per uscire dalla situazione, avendo la prova che il lavoro non è scontato e ci siamo rimboccati le maniche, ognuno per quello che gli competeva. E anche adesso, ne siamo certi: sappiamo tutti che se vogliamo resistere, dobbiamo mantenere lo spirito propositivo che abbiamo avuto fino a oggi».

E gli utenti? Ci sono state situazioni problematiche?

«Nel complesso devo dire di no. Credo che chi viene da noi, già di suo, sia predisposto a rispettare le regole per tornare a vivere, a fare quello che si faceva prima dell’arrivo della pandemia. Chi sta vivendo la situazione con paura, non viene. Forse i momenti più problematici sono stati quest’estate, con la piscina all’aperto, quando venivano ragazzi giovani a cui fare rispettare le regole è molto difficile».

Quindi, se dovessimo chiudere con una messaggio rivolto al futuro, cosa diresti?

«Che noi lottiamo. Se non ci richiudono, continueremo a farlo!»

Eleonora D’Errico