Alessandro Motta con i suoi flipper
07 Novembre 2014

Non è Oscar Pettinari, il Verdone strappa applausi di “Troppo Forte”, ma anche Alessandro Motta, a suo modo, è un mago del flipper. Meglio, dei flipper. Nessun record di punti, anche se ai comandi delle doppie leve se la cava egregiamente, ma uno dei massimi collezionisti ed esperti italiani degli ormai vecchietti giochi da bar tutti luci, palline impazzite e suoni assordanti che hanno fatto la gioia di generazioni di giocatori ante Play Station e X-Box.  
Una collezione da top ten
Il cernuschese 43enne, sposato e padre di una bimba di 3 anni, ne possiede una collezione notevole e di grande prestigio per gli amanti del settore. Trenta quelli attuali che tiene custoditi gelosamente tra casa e garage (tutti gli esemplari annoverati nella top ten stilata da Internet Pinball Machine Database, l’enciclopedia virtuale dei flipper in commercio), ma tanti altri ne ha aperti, visitati e curati. Perché Motta, come già detto, non è un vero e proprio giocatore. Più un meccanico dei flipper. Ma anche un elettricista e falegname. Perché il mondo che sta sotto il coloratissimo pianale di gioco è un intreccio di metri e metri di cavi, schede elettroniche e lampadine. Che visto il passare del tempo (sono tutti pezzi risalenti agli anni ’80 e ’90) hanno quasi sempre bisogno di una messa a punto, se non di una completa cura ringiovanente fatta anche di un centinaio di ore di lavoro, nuove cromature e laccature sulle parti metalliche, di stucchi e colpi di pennello sulle pareti in legno, di ricerca di nuove stampe serigrafiche adesive e di passaggi in lavastoviglie (sì, avete capito bene) per ripulire dalle rughe le schede elettroniche.  
La Famiglia Addams
«Il suo bello è smontarli e rimontarli» spiega Motta. «All’inizio naturalmente è stato complicato, poi tutto ha una sua logica anche se per non sbagliare fotografo ancora pezzo per pezzo prima di sfilare cavi e smontare lampadine». La passione del cernuschese ha radici piuttosto vicine. Galeotto fu 12 anni fa un regalo che fece al padre. «Era il suo compleanno» prosegue il 43enne, «e tra un calcio balilla e un flipper la mia scelta ricadde sul secondo». E arrivò il Flipper. Quello con la “F” maiuscola. Il più venduto. Quello che tutti i collezionisti cercano e di cui si contano circa 25mila esemplari in tutto il mondo: la Famiglia Addams (“The Addams Family”) della Williams, la Ferrari dei flipper. «La mia malattia è iniziata così, ammirando la mano che esce dalla scatola e rimette in gioco la pallina sparita pochi istanti prima. Troppa la curiosità di sapere dove andasse a finire e come si muovesse il perfetto ingranaggio». Poi venne il suo primo “bimbo”, la versione da gioco di Star Trek. Da quel momento è partita la ricerca al pezzo pregiato o che più faceva fantasticare, macinando chilometri su e giù per l’Italia. «Fino a qualche anno fa, come ho fatto io ponendo le basi per la mia collezione, si poteva comprare anche a prezzi interessanti» racconta Motta. «Parliamo anche di soli 100 o 200 euro a flipper, quando oggi, mediamente, ce ne vogliono per uno usato dai 600 ai 1.000
e dai 1.800 ai 2.800 per uno nuovo. Ma ci sono modelli anche da 5 o 6mila euro». Da qualche anno, infatti, la domanda di flipper, acquistati anche come oggetti d’arredamento, è aumentata. E per le società di noleggio che li possedevano, che con l’avvento dei videopoker e delle slot machine nei bar (decisamente più remunerative, oltre che meno ingombranti per le aziende stesse e per i titolari dei locali) li avevano accatastati in angoli remoti dei loro magazzini o addirittura mandati al macero, sono diventati un business da coltivare.
Nuove tecnologie: il Mago di Oz
E c’è chi, negli Stati Uniti, ha pensato (e sta pensando) a una generazione 2.0 di flipper, producendo remake di vecchie edizioni o avviando produzioni nuove e tecnologicamente più avanzate dove le lampadine a incandescenza lasciano il posto ai led e i vecchi monitor a sofisticati schermi lcd. È il caso del Mago di Oz (“The Wizard of Oz”) assemblato dall’azienda a stelle e strisce Jersey Jack Pinball dell’italo americano Jack Guarnieri. E Motta ne possiede un esemplare. Probabilmente il solo in Italia.
Big Bang ed elettronica zero
Ma non è l’unica rarità. Tra i pezzi più pregiati del collezionista cernuschese ci sono una versione “Gold” della Famiglia Addams, con tanto di pedigree che ne traccia la provenienza e l’autenticità tra i mille esemplari costruiti, e, chicca fra le chicche, il “Big Bang Bar” della Capcom (software house giapponese tra le più famose al mondo che qualche anno dopo realizzò anche il celebre Street Fighter, padre dei videogiochi conosciuti come “picchiaduro”). Un vero monumento per gli appassionati. In tutto il mondo ne esistono solo 120 pezzi. Ma uno in fila all’altro, nel garage del 43enne più simile a una sala giochi, ci sono anche i quattro flipper utilizzati lo scorso aprile a Milano ai Campionati italiani di specialità. Un po’ di spazio, però, c’è ancora. Ed è il cernuschese a confermare che la sua ricerca non è finita: «Ora vorrei andare ancora più indietro nel tempo. Scavando tra i flipper elettromeccanici in voga negli anni ’60 e ’70». Quando anche l’elettronica non aveva ancora preso il sopravvento.

Alessandro Ferrari