31 Ottobre 2022

Prima la chiusura a causa dell’emergenza sanitaria legata al covid, adesso il rincaro delle bollette. Sono anni davvero complicati per il commercio di vicinato, chiamato a stringere i denti e trovare soluzioni, possibilmente di categoria. Ne abbiamo parlato con Arnaldo Morelli, segretario dell’associazione Territoriale Confcommercio di Melzo (a cui fanno capo Cernusco sul Naviglio e Segrate).
A livello generale, il commercio in Italia stava vivendo un momento delicato già prima dell’emergenza sanitaria?
«Direi di sì. Alcune delle cause vanno ricercate anche nella cultura giovanile. Io non sono un sociologo, ma molti mass media e molte trasmissioni televisive, hanno creato un mondo effimero di una parte del commercio e dell’artigianato, distogliendo l’attenzione delle persone in cerca di lavoro. Pochissimi vogliono fare la “gavetta».
Quanto il covid ha messo ulteriormente in difficoltà il settore?
«Davvero tanto. Soprattutto quando molte imprese, in particolare nel settore della ristorazione, bar, discoteche e cinema, hanno dovuto interrompere le loro attività. È evidente che ci sono stati settori maggiormente colpiti rispetto ad altri».
In questi anni ci sono state una serie di iniziative a favore del commercio, come la possibilità di fare sconti o promozioni in qualsiasi periodo oppure poter occupare l’esterno. Ora tornerà tutto come prima o si continuerà a ragionare con misure speciali?
«Ancora prima della pandemia, si era affrontato il problema se avesse ancora senso proporre i saldi nel periodo invernale e in quello estivo. Come sempre il mercato si è spaccato in due. Noi riteniamo che sia preferibile avere delle regole anche per ciò che concerne i saldi».
Quali sono le ricette per rilanciare il settore?
«Il commercio è cambiato, ma molte imprese non si sono adeguate alle nuove esigenze e alle nuove opportunità. Non è più possibile demonizzare l’e-commerce, ci devi convivere: si deve tenere conto del commercio tradizionale unitamente al commercio on line. Chiaramente la pandemia ha accentuato in modo esponenziale questa realtà. Inoltre, come Confcommercio Melzo, siamo in Cabina di Regia nei Duc (Distretto urbano del commercio, ndr) di Cernusco sul Naviglio, Melzo, Pioltello, Segrate e nel Did (Distretto diffuso di rilevanza intercomunale del commercio, ndr) di Peschiera Borromeo. Ed è grazie a questi Distretti del Commercio che le nostre aziende hanno l’opportunità di partecipare ai bandi di Regione Lombardia per ottenere finanziamenti o prendere parte a corsi di formazione gratuiti».
Il commercio a Cernusco come se la passa? Immagino ci sia differenza tra negozi dell’isola pedonale e gli altri... E, ancora: il covid ha portato alla chiusura di alcune attività oppure Cernusco ha tenuto botta?
«Il commercio cernuschese va bene e non ha risentito in modo particolare della pandemia. Certo la conformazione cittadina privilegia il centro, ma negli ultimi 10 anni, il numero delle imprese locali, tra nuove aperture e chiusure, si è mantenuto stabile. Rispetto agli altri 13  Comuni dell’area di mia competenza, va evidenziato l’ottimo lavoro e l’attenzione rivolta al commercio delle amministrazioni comunali e dei sindaci, prima Eugenio Comincini e adesso Ermanno Zacchetti».
Quali sono le principali richieste che ricevete dai commercianti?
«Le imprese, in quasi tutti i settori merceologici, chiedono alla nostra organizzazione d’intervenire a livello nazionale e locale sulla pressione fiscale e sulla burocrazia. Non dimentichiamo che grazie a Confcommercio, in questi ultimi anni, si è evitato l’aumento dell’Iva. Ma oggi, senza risorse a fondo perduto e immediate, sarà difficilissimo per molte imprese salvarsi».
E adesso c’è anche il problema del caro bollette. Su questo versante avete proposte da avanzare?
«Dopo due anni di pandemia e la guerra in Ucraina, l’aumento delle tariffe di energia elettrica e gas, stanno uccidendo il commercio. A livello nazionale, entro il primo semestre del 2023, si prevede la chiusura di 120mila imprese e 370mila posti di lavoro saranno a rischio. Numeri che hanno una ricaduta anche a livello provinciale. Nell’immediato, assistiamo le nostre aziende per l’ottenimento dei crediti d’imposta, stabiliti dalla legge, per mitigare l’impatto del prezzo dell’energia elettrica e del gas. Inoltre abbiamo attivato due nuove convenzioni con A2A Energia e con Power Energia».
Sapete già di esercizi che hanno dovuto “arrendersi” per questa ennesima tegola?
«Purtroppo sì. Alcuni nostri iscritti ci hanno già preannunciato la chiusura entro la fine dell’anno. La maggior parte sono imprese familiari al termine della loro vita lavorativa che, non avendo figli o nipoti intenzionati a proseguire l’attività, preferiscono abbassare la saracinesca per sempre».
E del commercio a Segrate cosa possiamo dire?
«Il commercio segratese non ha subito grossi contraccolpi. Ovviamente il centro, rispetto alla periferia, ha maggiore visibilità ed è più appetibile per le imprese».
I centri commerciali sono destinati a cancellare negozi di vicinato oppure riusciranno sempre a ritagliarsi uno spazio? Inoltre, perché ci si deve affidare al commercio locale a discapito di realtà gigantesche?
«La maggior parte dei centri commerciali è in sofferenza e del problema della sopravvivenza dei negozi di vicinato, se ne parla da anni. Come ho detto prima, il commercio è cambiato e oggi devi offrire, in qualunque settore merceologico, qualcosa in più. Sicuramente va sfatato, per i centri commerciali, il concetto di “luogo di aggregazione”.  Piuttosto, li considererei luoghi di alienazione. Certo, trovi parcheggio facilmente e puoi beneficiare del caldo in inverno e dell’aria condizionata d’estate. Ma nulla ti può ripagare del rapporto umano; i negozi di vicinato sono una risorsa per tutti, soprattutto per le persone anziane. Chiuderli fa venire meno l’attrattività di un territorio; i piccoli negozi sono l’anima delle città e sono un presidio sociale che va difeso e tutelato. Sono uno strumento di rigenerazione urbana essenziale per combattere la desertificazione dei centri storici oltre a favorire l’economia e l’occupazione, rispettando l’ambiente poiché si limitano gli spostamenti fuori dal Comune. E in questa direzione, si devono muovere anche le amministrazioni comunali, riducendo i tributi locali; analizzando, ancora una volta, l’utilità delle Ztl (Zona a traffico limitato, ndr) e operando interventi mirati per calmierare i prezzi degli affitti, il più delle volte ingiustificati».