L'ingresso dell'ospedale Uboldo
04 Ottobre 2013

Il sasso è stato lanciato dal sindaco Comincini una decina di giorni fa: «È tempo di iniziare a pensare a un nuovo ospedale». Sotto la lente, l’Uboldo. Presidio cittadino facente capo all’Azienda Ospedaliera di Melegnano. Il primo cittadino crede sia venuto il momento di ragionare sul suo futuro, preoccupato per l’impossibilità di sviluppo del nosocomio per mancanza di spazi, e quindi incapace, sempre secondo Comincini, di rispondere in futuro alle esigenze dei cittadini. Sul piatto anche l’idea di costruirne uno nuovo, anche oltre i confini cittadini, che possa allargare il bacino d’utenza a tutta la Martesana. Sasso raccolto da tutte le forze presenti in consiglio comunale che hanno colto l’occasione per dire la loro. Qualcuno anche per ribadire posizioni già espresse in passato e rivendicare una primogenitura. Mariangela Mariani, capogruppo di Vivere Cernusco, ad esempio cita un’intervisa del vicesindaco Giordano Marchetti del maggio 2013: «Vivere Cernusco da anni sostiene la necessità di spostare l’ospedale Uboldo fuori dal centro storico; la sua attuale collocazione è infatti un limite per ogni possibilità di sviluppo. Solo una nuova collocazione, strutturalmente e viabilisticamente più idonea, potrà dare un futuro di eccellenza a questo importante presidio sanitario pubblico sul nostro territorio. In un recente incontro con i vertici dell’azienda ospedaliera, io e il sindaco abbiamo illustrato un’ipotesi progettuale che va in quella direzione, ipotesi che è stata favorevolmente accolta. Ora l’impegno di tutti è nel coinvolgere l’assessore regionale alla Sanità, condizione indispensabile perché questo progetto condiviso possa concretizzarsi». Rimanendo tra le forze di maggioranza c’è chi, come Danilo Radaelli, capogruppo di Sinistra per Cernusco, rivendica l’importanza della centralità della struttura: «Qualsiasi iniziativa volta al rilancio e alla valorizzazione della sanità pubblica è sicuramente un segnale positivo. L’ubicazione centrale tuttavia, spesso controversa, ha rappresentato un legame profondo con la comunità di Cernusco. Credo quindi che avviare una discussione sia interessante, a patto che sia il più aperta possibile, con un’ampia consultazione che tenga conto del parere e dei bisogni dei tanti soggetti coinvolti: cittadini, istituzioni e lavoratori, soprattutto i più deboli e meno tutelati. Fermo restando, ovviamente, che l’area dell’Uboldo non dovrà essere oggetto di alcuna speculazione edilizia futura». In parte d’accordo con questa disamina anche Gianluigi Frigerio (Pdl), vicepresidente del consiglio comunale: «L’Uboldo è un punto di riferimento molto importante per Cernusco e la Martesana. Non potrei pensare alla città senza medici, infermieri, dipendenti e volontari del nostro ospedale. Se vogliamo pensare al suo futuro dobbiamo andare oltre la competizione tra ospedale e territorio: l’ospedale non ha solo un ruolo di erogazione in proprio di prestazioni, ma anche funzione di supporto di altri servizi. Il futuro si giocherà nel passaggio dalla “Cura” alla “Cura e Prendersi Cura”. È necessario oggi crescere ancora, offrendo servizi più adeguati a quelli che sono i nuovi bisogni e le nuove esigenze dei cittadini. La domanda è: l’ospedale Uboldo è in grado di rispondere alle nuove sfide di nuove patologie, crescita dell’attesa di vita, progresso tecnologico, crisi finanziaria e del Welfare? Se gli si vuole dare un futuro di qualità serve coraggio, se la zona Melghera-Molinetto rischia di essere limitata e troppo vicina al San Raffaele, perché non promuovere un progetto di razionalizzazione verso un nuovo-unico ospedale della Martesana sull’asse della metropolitana e pensare alla dislocazione nel polo di Villa Fiorita? Così non si risolverebbe solo il problema dell’accessibilità all’Uboldo, ma si doterebbe Cernusco di un polo medico nuovo e si aprirebbero grandi opportunità e sviluppi per il nostro centro storico». L’ipotesi di trasloco dell’ospedale nella zona di Villa Fiorita era contenuta nel programma della lista civica Persona e Città rappresentata dal capogruppo Claudio Gargantini: «Rileviamo che questa riflessione, per le condizioni citate dal sindaco, è la stessa che si sarebbe potuta fare parecchio tempo fa. Dello spostamento dell’ospedale parlammo chiaramente nel nostro programma elettorale citando l’area ex Garzanti come una possibile scambio d’area per lo spostamento. L’amministrazione avrebbe dovuto farsi carico di costruire un tavolo comune affinché le proprietà di quell’area e di quelle confinanti potessero, in accordo con Asl e Regione, verificare l’ipotesi di trasferire l’ospedale in via Mazzini e limitrofe. La vicinanza della stazione di Villa Fiorita avrebbe consentito il potenziamento e la valorizzazione della struttura ospedaliera stessa e la conseguente riduzione del traffico in centro città. Chiediamo quindi al sindaco di mettere in campo tutte le iniziative affinché il nuovo ospedale possa non solo essere al passo con i tempi, ma rimanere nei perimetri della nostra città». In Regione, ora, comanda la Lega. E proprio al Pirellone si sta discutendo della riforma sanitaria lombarda. Il contributo di Cristian Mandelli, quindi, capogruppo locale del Carroccio, varca i confini della città: «Dalla sua costruzione l’Uboldo ha sempre rappresentato un presidio ospedaliero di riferimento per la cittadinanza cernuschese e dei territori limitrofi. Entrando a far parte dell’Ao di Melegnano, ha ampliato il suo bacino di utenza, diventando un nodo importante della rete di ospedali della Martesana e quindi presidio del territorio in particolare con l’unità di pronto soccorso, offrendo agli utenti un servizio completo e di qualità. Sono convito che qualsiasi progetto di sviluppo debba andare in questa direzione, superando le criticità emerse in questi anni, aumentando le sinergie tra le diverse strutture e valorizzandole, favorendo una maggiore specializzazione delle stesse. L’idea di costruire un unico grande ospedale della Martesana la vedo difficilmente praticabile proprio per la perdita di prossimità che si verrebbe a generare, e francamente non in linea con quelle che sono le caratteristiche del nostro territorio. L’accessibilità dell’Uboldo potrebbe essere risolta implementando un servizio di collegamento con il parcheggio di via Buonarroti, in alternativa attraverso la realizzazione di un silos interrato nelle adiacenze della struttura, oppure ampliando quello di via Pietro da Cernusco. Per quanto riguarda l’eventuale necessità di crescita, qualora non fosse più possibile reperire nuovi spazi da interventi di riorganizzazione interna dell’esistente, si potrebbe valutare l’ipotesi di una sede distaccata oppure di un eventuale trasferimento in un’area più accessibile e spaziosa quale potrebbe essere quella dell’ex albergo Melghera». Chi è critico sulle argomentazioni del sindaco, giudicandole «una panzanata dal punto di vista sociale, economico e politico», è Mauro Aimi, portavoce cittadino del Movimento 5 Stelle: «L’auspicio del nostro sindaco, perché giusto di un auspicio si tratta, non tiene conto delle variabili politiche ed economiche che sono oggi in ballo. Fare questa affermazione è come dire che la stazione spaziale internazionale non è in grado di soddisfare i bisogni di oggi e urge una nuova stazione perché ne abbiamo pienamente bisogno. Ma poiché da queste parti abbiamo un giudizio alto del nostro primo cittadino, me compreso, e non mi vergogno certo ad ammetterlo, non comprendiamo perché l’abbia sparata così grossa se non per ragioni elettorali. Ha aperto una nuova campagna elettorale forse non per se stesso, in quanto in diverse occasioni ci ha ricordato che resterà a lungo con noi, ma sicuramente per il suo partito». Per Aimi (qui il link completo del comunicato del M5S) andrebbe rivista la politica di assistenza sanitaria oggi lasciata ai pronto soccorso ormai intasati di influenze. Inoltre, per il grillino, «non ci sono soldi per costruire un nuovo ospedale, che attualmente non serve, e la cui costruzione non paga. L’esempio più lampante è il nuovo ospedale di Vimercate. Una cattedrale nel deserto. A un anno dalla sua apertura non riesce a saturare le sue potenzialità».

Alessandro Ferrari