Fabio Colombo, 46 anni

«Bello vedere che tanti giovani si avvicinano alla lista». «Il mio ruolo mi piace, mi permette di far lavorare bene il consiglio e i consiglieri». «Fare politica in aula un po’ mi manca, ma il gruppo mi rappresenta benissimo»

03 Ottobre 2014

Insieme a Mariangela Mariani in aula Spinelli rappresenta il gruppo consigliare della lista civica Vivere Cernusco. Il suo posto, però, è dietro un altro banco: tra il sindaco, il segretario comunale e a fianco dei componenti della giunta. Lui è Fabio Colombo, presidente del consiglio. Con lui abbiamo fatto una lunga chiaccherata. Eccola.
È sempre più a suo agio in questo ruolo di presidente del consiglio comunale per il quale è richiesta sobrietà e capacità di essere super partes?
«Direi proprio di sì. È un incarico che sento sempre più mio. Nel senso che lo trovo molto interessante e consente di mettermi a disposizione dei consiglieri, provando a fornire loro quello che serve per lavorare al meglio. Rispetto a qualche mio predecessore, e non mi riferisco a Giampiero Marfurt, credo di applicare il regolamento con molta attenzione, permettendo a tutti di essere rispettato nel ruolo che ricopre. Credo che questo sia fondamentale per non intralciare il lavoro di nessuno. Inoltre mi ha dato l’opportunità di poter mettere in atto iniziative a uso del consiglio comunale come la trasparenza, la partecipazione e la modifica del regolamento delle interrogazioni. Oltre ad avere organizzato un importante momento di confronto su un tema fondamentale».
L’incontro sulla legalità?
«Esatto. Aveva come titolo “La democrazia dei corrotti” e ha visto la presenza del sostituto procuratore di Monza Walter Mapelli e il giornalista del Corriere della Sera Gianni Santucci. Ora però mi piacerebbe fare un ulteriore passo. Vorrei riorganizzarlo, ma questa volta non da solo. Ho proposto a tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione di pensare a un incontro che affrontasse lo stesso tema, visto che è un valore che esula da qualsiasi schieramento politico. Riuscire a mettersi d’accordo avrebbe un impatto maggiore sull’iniziativa. Spero si possa riuscire».
Le viene riconosciuta da tutti questa sua posizione super partes?
«Qualche critica l’ho registrata e ci può anche stare, ci mancherebbe. Faccio parte di una maggioranza e quando c’è da votare non mi astengo. In quel singolo istante non sono al di sopra delle parti, ma esercito un diritto sacrosanto che talvolta viene criticato. Ma escluso quel momento, credo proprio di non essere schierato con la maggioranza e di portare totale rispetto indistintamente a tutti i consiglieri comunali».
Crede che i lavori del consiglio comunale così strutturati abbiano bisogno di qualche altra miglioria?
«La prima cosa che penso è che, compatibilmente con le ristrettezze di bilancio, sarà da rivedere quanto prima l’architettura dell’aula consigliare che ha 40 anni e li dimostra tutti. Per legge in futuro il numero dei consiglieri comunali sarà maggiore e questo comporterà assolutamente di rivedere dal punto di vista logistico gli spazi. E poi andrà migliorata la qualità telematica del consiglio stesso».
Buona cosa la diretta streaming delle sedute consigliari, ma le immagini mediocri e l’audio pessimo non rischiano di rovinare tutto?
«Vero. Servirebbe un investimento per rendere più efficace sia l’accesso visivo che quello audio. Già è stato positivo introdurre le dirette streaming, però ci siamo resi conto che alla prova dei fatti la qualità non è quella che avremmo voluto esprimere. Lo sappiamo e siamo consapevoli che è necessaria una messa a punto». 
Il suo ruolo le impedisce di fare interventi, proporre mozioni o interrogazioni e così via. In sostanza, fare politica nel senso stretto. Le manca questa parte?
«Onestamente sì. Quando entri in aula e ti siedi, ti viene voglia di avere un ruolo propositivo e di commento. Però devo anche dire che le idee che il nostro gruppo porta avanti, grazie alla voce di Mariangela Mariani, mi rappresentano alla perfezione e questo mi rasserena. E comunque quando poi iniziano i lavori della seduta sono talmente concentrato a svolgere il mio compito che tendo a non pensare ad altro».
Sinceramente: all’interno della vostra coalizione è ingombrante il peso di questo Pd?
«Matematicamente parlando i numeri che hanno sono schiaccianti e sotto gli occhi di tutti. Però non siamo davanti a un partito che si vuole imporre con la forza dei numeri. Sulle grandi decisioni arriviamo sempre a una sintesi in cui tutte e tre le forze di coalizione riusciamo a rivederci. Abbiamo voce e dignità per farci sempre ascoltare. Poi è chiaro che quando fai parte di un’alleanza funziona così; qualcosa devi pur cedere per il bene della sintesi finale, ma questo vale anche per gli altri, Pd compreso che si comporta senza atteggiamenti prepotenti».
Questione allargamento del Carosello. Vivere ha votato a favore dell’atto di indirizzo che porterà all’accordo di programma sull’ampliamento del centro commerciale. Una posizione fortemente criticata visto che parliamo di una lista civica di netta marca ambientalista, che in passato lottò anche contro l’abbattimento di una manciata di alberi. Ci spiega come siete arrivati a questa decisione?
«Non è stata una decisione facile. Abbiamo dovuto trovare un compromesso tra un potenziale sacrificio che apparentemente aveva solo malefici e un bene comune che portava numerosi benefici. Abbiamo riflettuto a lungo e alla fine i lati positivi per Cernusco erano chiaramente superiori, sintetizzati nell’atto di indirizzo dove è ben marcato anche il nostro contributo. Mitigazione e compensazione ambientale e ulteriori fondi sono stati la leva che ci hanno convinto. D’altronde la proprietà avrebbe portato avanti il progetto anche senza Cernusco, a quel punto abbiamo ragionato per portare a casa il massimo per il bene della città. Posso aggiungere una cosa?».
Certo, dica.
«Stiamo parlando di 5mila metri quadri, poco meno di un campo da calcio a fronte di un recupero di quattro ettari di terreno da vincolare altrove. E poi è giusto anche dire che il Parco degli Aironi, che attualmente nessuno utilizza, potrà finalmente essere fruibile».
Intanto Vivere Cernusco ha compiuto 30 anni. Bel traguardo, niente da dire. E per i prossimi trent’anni cosa dobbiamo aspettarci?
«Uno dei nostri slogan è: “Pensare globalmente, agire localmente”. Questo siamo e questo vogliamo essere anche in futuro. In trent’anni sono state tante le soddisfazioni, ma la cosa particolarmente positiva che mi piace sottolineare è che durante tutte le iniziative messe in campo per questo super compleanno abbiamo visto intorno a noi un interesse crescente. Ci sono tanti giovani tra le nostre fila e questo è un ottimo auspicio. Per i prossimi trenta nutriamo moltissima fiducia e siamo convinti che riusciremo a non andare ancora fuori tempo esattamente come accaduto nei primi. Credo che questo sia il segreto della nostra longevità».
A proposito di futuro: anche la politica sta facendo i conti con i social network. In questa direzione come si sta muovendo Vivere? Li reputa fondamentali o meno?
«Abbiamo un sito aggiornatissimo e un profilo Facebook dove condividere link di iniziative e proposte. Siamo nell’era della comunicazione 2.0 e servono modelli più complementari possibili per raggiungere tutti gli utenti. Quindi ben vengano i social network senza scordare manifesti e volantini per chi non ha dimestichezza con internet».
Il futuro candidato sindaco del centrosinistra sarà di Vivere?
«Sarà una persona su cui la maggioranza troverà la migliore sintesi. Fino ad oggi è stato così e l’auspicio è che continui a esserlo. Importante è che tutte le componenti abbiano pari opportunità per manifestare le proprie idee».
Faccio un nome. Un certo Fabio Colombo...
«Su questo preferisco non rispondere. Mi fa piacere la stima e sapere che sono tra i papabili, ma toccherà alla coalizione fare i ragionamenti del caso. Posso solo aggiungere che non sarà facile trovare il nome giusto per il dopo Comincini che ha dato grandi equilibri».
Un’ultima domanda: visto il delicato ruolo super partes che ricopre, le sembra fazioso Cernusco in Folio?
«Direi proprio di no. Quando si fa giornalismo si rischia di non accontentare tutti. A mio modo di vedere non ho particolari critiche da muovere sebbene anche a me sia capitato di non condividere alcune vostre opinioni, scelte o articoli. Ma il tutto, direi, nella normale dialettica».

Roberto Pegorini