28 Ottobre 2022

Da poco meno di 18 mesi la squadra di Pizzaut è impegnata a servire pizze e sorrisi alla comunità, oltre che alla clientela arrivata da tutta Italia, per vivere un’esperienza che va al di là della ristorazione, centrando soprattutto il grande tema dell’inclusione. È infatti dal primo maggio 2021 che la cucina del presidio cassinese lavora non stop, ma è anche dal giorno successivo all’inaugurazione ufficiale che uno speciale cameriere opera dietro le quinte di questo progetto. Si tratta di Christian, l’unico ragazzo non autistico dell’equipe. La sua storia è quella perfettamente normale di chi trova un lavoro qualunque, come può essere quello di cameriere; a fare la differenza e a renderlo un racconto straordinario, come spesso accade, è la motivazione con cui persegue il suo mestiere e porta avanti la sua scelta, inizialmente presa quasi per caso. «Prima di venire a conoscenza di Pizzaut», spiega lui stesso, «ho conosciuto Nico, il quale faceva l’educatore presso il centro di aggregazione giovanile di Vimodrone, che io frequentavo. Il nostro rapporto è iniziato così, poi un giorno ha iniziato a parlarmi di questo progetto che aveva in mente, ma parlo davvero degli albori, quando ancora le idee non erano chiare e tutto sembrava veramente difficile da realizzarsi. La sua passione mi contagiava, ma non pensavo concretamente di farne una professione, anche perché già lavoravo come cameriere da un’altra parte». In seguito, è arrivata l’amarezza del licenziamento dal precedente impiego e la fatidica domanda a Nico Acampora di potere entrare nel gruppo di Pizzaut, se ci fosse stato magari bisogno di qualcuno con esperienza nel ruolo, anche se senza alcuna particolare conoscenza in merito ai disturbi nello spettro d’autismo. Questo aspetto della faccenda, che poteva trasformarsi in un facile timore per Christian, non è tuttavia riuscito a fermarlo. Al contrario, il ragazzo si è fatto forte di questa inesperienza, per affrontare il ruolo che si apprestava a ricoprire senza pregiudizio. «È vero che non sapevo cosa aspettarmi», proseuge a raccontare «ma questo fondamentalmente mi ha solo permesso di partire senza aspettative. Non c’era d’altra parte un modo vero per imparare a lavorare con gli altri ragazzi, ma questo succede in tutti i posti di lavoro e con tutti i colleghi: solo condividendo del tempo assieme si scopre qual è il carattere degli altri e si impara come capirlo e gestirlo. Qui vale lo stesso principio, con l’aggiunta che le persone autistiche, trovandosi all’interno di uno spettro ampio, hanno ciascuno una caratteristica propria che è molto distintiva, per cui non esiste una regola base su come comportarsi con tutti, ma ognuno è speciale per un motivo diverso». Christian a questo punto propone alcuni esempi: c’è chi sa esattamente a memoria tutte le fermate della Metropolitana, chi abbina senza esitare qualsiasi data di nascita con il giorno della settimana corrispondente e chi è tanto appassionato di storia da stare quasi per laurearsi. Ce ne è per tutti i gusti, proprio come le pizze che questi giovani camerieri servono ogni giorno. Il servizio peraltro ha raggiunto livelli altissimi, come sottolinea Christian con grande orgoglio: «Inizialmente c’era qualche difficoltà, come è normale, ma adesso sono tutti cresciuti tanto, al punto che uno di loro, Lorenzo, poco fa è riuscito a portare ben quattro pizze insieme. Sono tutti autonomi ormai e non ha senso chiamarli in modo diverso che camerieri, perché è ciò che sono e lavorano da professionisti». Gli encomi però, benché meritatissimi, non vanno solo a tutta la squadra di ragazzi autistici di Pizzaut, perché un pensiero speciale è dovuto allo stesso Christian. Insieme ai suoi colleghi, anche lui sembra essere maturato moltissimo nel corso degli ultimi anni e a notarlo in primis è proprio il fondatore di PizzAut, Nico Acampora: «Christian è diventato veramente bravo in quello che fa, soprattutto considerato che in principio si è buttato in questo progetto sapendo molto poco sul mondo dell’autismo. Col tempo si è conquistato la fiducia e il rispetto di tutti e contemporaneamente è migliorato lui stesso, riconoscendo quando è il momento di intervenire per aiutare o supportare, ma anche sgridare, quelli che sono i suoi colleghi e prima ancora i suoi amici: io lo conosco da tanti anni ed è sorprendente vedere quanto sia maturato». Sul tema dell’amicizia, associata alla crescita personale, ritorna anche il diretto interessato, osservando come il lavoro di fatto non finisca quando termina il suo turno, perché con gli altri ragazzi si tiene sempre in contatto e sono loro i primi a scrivergli o chiamarlo quando succede qualcosa che desiderano condividere della loro quotidianità. Non soltanto, perché da Pizzaut tutto il personale pranza e cena insieme, seduto al grosso tavolo al centro del locale, scambiandosi commenti e battute che cementano il rapporto su un terreno solido di affetto. In ultima analisi, Christian è partito senza preconcetti e ora sembra avere sviluppato un unico principio da tenere fisso, mantra dell’iniziativa: che nulla è impossibile. «Basta guardare il locale», dichiara, ragionando anche sul suo futuro, «all’inizio non esisteva, poi non sembrava fattibile che il progetto si realizzasse, dopo sembrava difficile immaginare che crescesse ed è allora che è stato più necessario crederci. Adesso è arrivato sin qui e ha aperto le possibilità anche per altre iniziative simili. Non ho piani delineati per l’avvenire, ma di certo intendo continuare qui e su questa strada, perché credo davvero che il futuro sia dei giovani e dobbiamo andarcelo a prendere, portando avanti le nostre convinzioni e partendo dal presupposto che l’impossibile non esiste».
Chiara Valnegri