11 Maggio 2021

VIGNATE - Una brillante operazione antidroga, che ha preso il via da Cassano d'Adda e si è conclusa in Campania, ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una coppia sposata, lui 60enne, lei 59enne, e all’obbligo di dimora nel Comune di residenza per un 36enne, che al momento risulta irreperibile, tutti indagati per importazione aggravata e continuata di sostanze stupefacenti.

L’indagine ha preso il via il 15 dicembre scorso a Vignate, quando i carabinieri della stazione di Melzo hanno effettuato controllo nei confronti dei tre indagati che stavano tentando di disfarsi in un terreno agricolo di mangime per animali nascosto in una cassa in legno proveniente dalla Spagna, precisamente da Malaga, ritirata da un’azienda di spedizioni internazionali con sede a Vignate, dove si trovava in deposito. Successivi approfondimenti hanno fatto emergere che i due coniugi avevano fatto trasportare dalla Spagna un identico bancale diretto a una società maltese. Tenendo conto che i costi del trasporto era decisamente superiore al valore del contenuto, i carabinieri hanno ispezionato la cassa e all’interno hanno trovato delle valigie contenenti panetti di hashish per un totale di 256 chili. A quel punto le indagini si sono intensificate e grazie ai controlli delle telecamere di videosorveglianza, della documentazione delle spedizioni e dei relativi pagamenti e dei tabulati telefonici dei tre indagati, è emerso che, tra novembre e dicembre 2020, in quattro occasioni i due coniugi, tramite aziende cessate o inesistenti con sede in provincia di Avellino, avevano commissionato alla società di Vignate il recupero da un’omologa azienda di Malaga di ulteriori bancali diretti a una società maltese, contenenti verosimilmente il medesimo quantitativo di droga, celato da materiale organico di scarto (mangime o fibre di cocco). Le quattro spedizioni erano state commissionate dai due coniugi i quali, grazie al contributo del 36enne, avevano ritirato personalmente uno dei bancali trasportati. Le analisi di laboratorio hanno permesso di evidenziare l’alto principio attivo della droga sequestrata ed è stato calcolato che si sarebbero potuto ricavare 1 milione e mezzo di singole dosi per un valore complessivo che si aggira intorno a un milione di euro circa.