14 Ottobre 2021

MILANO - Al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano 3° Dipartimento Affari internazionali, Reati economici transnazionali, la polizia  ha eseguito un sequestro preventivo di beni per equivalente di una somma superiore a 42 milioni di euro nei confronti di una società italiana con sede a Milano, specializzata nella produzione e commercializzazione di pannelli stratificati in acciaio. Il provvedimento è stato adottato dal giudice per le indagini preliminari che ha ritenuto responsabili i rappresentanti legali e il direttore finanziario pro tempore della società, alcuni dirigenti pubblici venezuelani e alcuni cittadini spagnoli e messicani del reato di corruzione internazionale aggravato dall’esistenza di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato. Alla proprietà della società italiana sono stati altresì contestati il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture inesistenti e l’illecito amministrativo in materia di responsabilità delle società e degli enti, avendo omesso di adottare e attuare modelli di organizzazione e gestione idonei a evitare la commissione da parte di organi apicali e di figure dirigenziali del reato di corruzione contestato. Le condotte nello specifico hanno riguardato l’assegnazione alla società italiana, mediante affidamento diretto operato da una società pubblica di diritto venezuelano, di una commessa di valore superiore a 70 milioni di euro finalizzata alla realizzazione di abitazioni di edilizia popolare. Le indagini sono partite dopo che l’Agenzia delle Entrate aveva ravvisato una sperequazione nei bilanci della società italiana relativa all’emissione di fatture passive, nel 2013 e 2014, per un ammontare complessivo pari a circa 30 milioni di euro. Ritenendo, infatti, che quelle poste passive celassero il pagamento di tangenti, sono state avviate indagini in Italia e sono state effettuate attività, in regime rogatoriale o in esecuzione di ordini di indagine europei, in Messico, Stati Uniti d’America, Venezuela, Regno Unito, Irlanda, Bulgaria e Spagna. Le risultanze raccolte hanno consentito di documentare che gli indagati italiani, spagnoli, messicani e venezuelani avevano effettivamente creato un sistema, finalizzato al pagamento di tangenti, incentrato sull’emissione di fatture false da parte di due società capofila con sede in Irlanda e Olanda e di numerose società “cartiere”, nella quasi totalità dei casi aventi sede in Messico, a fronte della certificazione da parte della società italiana di prestazioni inesistenti.