07 Dicembre 2018

Intervistare la consigliera comunale di Forza Italia, Carla Bruschi, inevitabilmente fa andare oltre la politica per entrare nel mondo di una donna votata all’arte e al sociale. Scopriamo come.  
Partiamo da una domanda generica: qual è lo stato di salute attuale della politica a Peschiera?
«È impossibile da definire lo stato di salute di qualcosa che non c’è più: a Peschiera la politica è qualcosa di non pervenuto. Probabilmente è tutto dovuto all’attuale maggioranza che vuole livellare il dibattito non coinvolgendo i partiti nella discussione pubblica, un po’ come accade a livello nazionale».
A livello nazionale, però, è difficile riscontrare una sinergia tra Forza Italia e Pd come quella che si respira nel nostro consiglio comunale...
«Essere entrambi all’opposizione ci vede uniti su molti temi, è inevitabile. Detto questo, noi manteniamo una precisa identità politica e ideologica, e infatti la nostra linea ha poco in comune con quella del Pd. Poi, la politica è fatta dagli uomini, è un insieme di rapporti e contatti che legano le persone. Nel nostro caso esistono collegamenti solo tra le forze di opposizione perché la maggioranza ha alzato un muro insormontabile».
Che voti darebbe all’operato della maggioranza e dell’opposizione fino a questo momento?
«A me dare voti non piace, al momento opportuno arriverà il giudizio dei cittadini. Comunque non posso certo dare un voto sufficiente a questa giunta, in quanto non hanno mai voluto aprire un dialogo nonostante Molinari sia stata eletta con appena un terzo dei voti dei cittadini. Io che ho raccolto 2.500 preferenze non sono mai stata consultata e questo è molto grave perché dimostra un comportamento scorretto e poco umano. Parlare con la minoranza non vuol dire unirsi a essa, ma rispettare il voto di tutti i cittadini. L’attuale giunta, invece, promuove la politica dell’arroganza senza ascoltare i nostri consigli e questo lo pagheranno in futuro. Anche dal punto di vista dell’operato effettivo è evidente che la svolta tanto decantata non c’è stata e dopo 2 anni e mezzo i risultati ancora non si vedono. Tra i consiglieri di opposizione i rapporti sono invece ottimi. Dal punto di vista personale sono convinta di aver fatto un buon lavoro, intervenendo nei modi e nei tempi opportuni. Certo, se ci fossero più consigli comunali le cose sarebbero diverse».
All’interno della maggioranza, c’è qualcuno che stima in modo particolare e uno che invece l’ha delusa?
«Non si può non riconoscere ad Antonella Parisotto una grande devozione e presenza sul territorio. È una donna molto sensibile e ha una grande capacità di ascolto, sia dentro che fuori dalle istituzioni. Sono rimasta, invece, delusa dall’assessore Chiara Gatti, una ragazza che con noi ha fatto un percorso importante e che poi ha ridotto i rapporti umani fino ad azzerarli. Senza parlare poi del suo assessorato, le sconfitte per quanto riguarda Sport e Scuola sono sotto gli occhi di tutti».
Quali sono i temi su cui Forza Italia intende insistere?
«Innanzitutto dobbiamo recuperare 11 milioni di euro di oneri di urbanizzazione tra le questioni Bellaria e Microsoft. Sono soldi dei cittadini che aprirebbero a grandi opportunità. Anche la viabilità e la sicurezza sono tematiche che ci stanno particolarmente a cuore. E poi vorremmo agire dove l’attuale amministrazione ha lasciato dei grandi vuoti e promesse non mantenute. L’elenco della spesa sarebbe lunghissimo. Mi concentro in particolare su una battaglia: quella che riguarda il centro civico di San Bovio che vorremmo diventasse un polo socio sanitario e per cui abbiamo già raccolto 3mila firme, ignorate dalla giunta. Senza entrare nello specifico, direi che Forza Italia ha intenzione di portare Peschiera al passo con Milano, per colmare quel gap sociale che impedisce alla periferia di progredire insieme alla metropoli. E questo si può fare solo attraverso il dialogo, prendendo spunto dalle cose buone fatte in passato e senza scaricare responsabilità sulle amministrazioni precedenti».
Cosa può dirmi riguardo al presunto accordo con cui lei sarebbe dovuta diventare presidente del consiglio?
«La maggioranza ha sempre negato, dimostrando molta scorrettezza. Noi eravamo uniti nel mandare a casa Zambon e ci eravamo detti che la forza che avrebbe vinto avrebbe lasciato la carica di presidente all’altra parte in ballo. Questo non è stato fatto e ne ho subito preso atto senza problemi. In 40 anni di politica sono sempre stata molto leale, caratteristica che a quanto pare non appartiene a tutti».
Cosa c’è nel futuro di Carla Bruschi?
«Porterò a termine il mandato e l’impegno che ho preso con chi mi ha votato. Poi credo che lascerò spazio ai giovani che compongono la nostra squadra, ragazzi in gamba che sapranno dire la loro in modo costruttivo, portando avanti il nostro lavoro. E mi dedicherò al percorso che mi sta cambiando la vita: l’arte».
Mettiamo quindi da parte la Carla Bruschi politica e parliamo dell’artista.
«La mia passione per l’arte è sbocciata giusto in tempo per cambiarmi la vita e offrirmi prospettive diverse. Ormai la pittura fa parte di me e mi tiene viva con energie pazzesche. A gennaio andrò a Londra per una mostra internazionale per cui ho avuto l’onore di essere selezionata, ma la soddisfazione più grande me la sta regalando la mostra “Donne a parte”, con la quale, insieme alla scrittrice Barbara Sanaldi, diamo voce alle vittime di femminicidio, mandando un messaggio di coraggio e consapevolezza. E inizierò un tour nazionale che mi porterà in più di 50 Comuni. Non vedo l’ora: l’esposizione ha già riscosso un grande successo e scommetto proseguirà».   
A proposito di discriminazioni di genere, cosa ne pensa della polemica nata intorno all’associazione Quei bovi di San Bovio, che per statuto non ammettono donne al loro interno?
«Parto da tre premesse. I Bovi hanno fatto e fanno tutt’ora grandissime cose per il loro quartiere e per tutta Peschiera, secondo me chi li attacca per il loro campanilismo sbaglia e San Bovio aveva bisogno di una realtà che se ne prendesse cura. Per quanto riguarda il loro palese appoggio al sindaco Molinari, neanche questo mi sorprende e credo sia legittimo, d’altronde in campagna elettorale tutti avremmo voluto avere i loro voti. Infine, la goliardia tra uomini ci sta anch’essa, non ci trovo nulla di male. Detto questo vorrei chiedere al presidente Paolo Parigi, che stimo molto, di fare un piccolo gesto, anche simbolico, e togliere dallo statuto il punto che esclude le donne dall’associazione. Sarebbe un bel segno in questi tempi di violenza».
Mattia Rigodanza