07 Luglio 2020

Questione consultorio: è finalmente giunta l’ora di fare chiarezza. Dopo settimane di forti polemiche, la Fondazione Centro per la Famiglia Cardinal Carlo Maria Martini onlus, che gestirà la struttura di via 2 Giugno 6, ha deciso di incontrare la stampa per presentarsi al pubblico e rispondere alle questioni che hanno generato tanto astio nell’ultimo periodo. “La fondazione comprende 5 consultori”, spiega Gabriele Pirola, direttore generale della onlus. “Quattro dei quali, oltre a essere accreditati presso la Regione in virtù dei requisiti strutturali, gestionali e dell’accuratezza degli interventi, sono contrattualizzati con Ats, l’agenzia di tutela della salute, e percepiscono un budget che permette loro di svolgere attività nelle scuole e di sviluppare tutte le altre aree operative in cui si snoda la nostra offerta, ovvero l’area sanitaria, l’area psico-sociale e l’area gruppi. Non lavoriamo nell’urgenza ma impostiamo dei percorsi di presa in carico molto strutturati. Il nostro compito è quello di fare da interlocutori tra le famiglie, le realtà locali e gli enti con cui i cittadini si trovano a dover avere a che fare. I nostri servizi sono gratuiti eccetto per le prestazioni per cui è previsto il pagamento di un ticket regionale”. 

Per quanto riguarda l’offerta di servizi proposta, i professionisti della fondazione hanno voluto fare chiarezza. “Noi siamo medici e come tali risponderemo alle esigenze di tutti entrando nel merito anche di argomenti quali l’interruzione di gravidanza e la contraccezione”, dichiara la dottoressa Francesca Pella, ginecologa. “Qui nessuno viene mandato via, né al momento della richiesta d’aiuto né dopo aver subito un trauma come l’aborto. Oltre al nostro spazio dedicato alla violenza di genere, alla menopausa e alla tutela dei bambini, abbiamo anche impostato uno sportello per adolescenti in cui si potrà parlare di sessualità, prevenzione e omosessualità senza problemi. Il nostro è ovviamente un approccio tecnico e daremo alle persone tutti gli strumenti per prendere le loro decisioni in autonomia”.

Parlare di alcuni argomenti è importante, ma ancora più importante è come li si affronta. Gli operatori della fondazione garantiscono di avere un approccio deontologico a tutte quelle questioni che una realtà confessionale o di stampo cattolico solitamente tende a tenere lontane. L’auspicio è che questi spazi di dialogo e confronto vengano promossi e supportati come le altre attività che compongono l’offerta della onlus. Ma non sono state solo le questioni legate ai contenuti della proposta ad aver scatenato le ire di un nutrito numero di peschieresi, quanto alcuni aspetti dell’iter istituzionale cha ha portato all’assegnazione dello spazio. In particolare si contesta il mancato coinvolgimento della cittadinanza in un processo decisionale così delicato, l’entità dell’affidamento in gestione e il fatto che nella delibera di giunta che ha portato alla manifestazione d’interesse non si è fatto alcun riferimento ai servizi che il gestore avrebbe dovuto erogare, ma solo che dovesse essere accreditato presso la Regione Lombardia. “Intanto dobbiamo considerare che l’emergenza sanitaria ha scombussolato i tempi di coinvolgimento della cittadinanza”, risponde l’assessore alla partita Antonella Parisotto. “A settembre organizzeremo dei momenti di apertura e confronto con la città. La durata di 9 anni di contratto più altri 9 eventuali è dovuta dal fatto che i servizi alla persona hanno efficacia se durano nel tempo e permettono di seguire lui o lei in maniera costante e continuativa. Per quanto riguarda la manifestazione d’interesse credo che l’accreditamento presso la Regione sia già una garanzia di affidabilità”.  Siccome la Regione accredita anche obiettori di coscienza, il rischio di attirare delle forti critiche era molto alto, indipendentemente dall’essere d’accordo o no su certi aspetti etici o morali. E comunque molti peschieresi restano convinti che essere più specifici nel comporre la manifestazione d’interesse avrebbe potuto portare a un eventuale bando e quindi all’inclusione anche di realtà laiche. Intanto, però, la fondazione sembra aver messo sul piatto tanta esperienze, massima serietà e grande professionalità. Ora non resta che aspettare l’apertura della struttura.

Mattia Rigodanza