10 Maggio 2019

Come in ogni consiglio comunale che si rispetti, quando si parla di Bilancio si finisce sempre in momenti di querelle e lunghe discussioni. La seduta della scorsa settimana, seppur i toni non siano stati poi così accesi, non è stata da meno, visto che la tematica occupava, direttamente o indirettamente, almeno 4 punti all’ordine del giorno.
«Sono emerse diverse questioni economiche che hanno, ancora una volta, messo in luce l’ottimo operato dell’amministrazione attuale e tutta la buona volontà di continuare nella giusta direzione», racconta l’assessore al Bilancio Orazio D’Andrea. «È bene ricordare che l’attuale avanzo di Bilancio per le partite correnti è di appena 500mila euro, il che rappresenta un ottimo risultato se paragonato al milione del 2017 e ai 2 milioni del 2016. In pratica stiamo tenendo sotto stretto controllo la spesa corrente, quella che il Comune non può più utilizzare, e 500mila euro possono essere considerati praticamente fisiologici dato che nei primi 50 giorni dell’anno non si possono fare variazioni e tutto quello che entra nelle casse comunali, inclusa ovviamente la parte tributaria, non può cambiare destinazione e quindi non può essere impegnato in alcun modo. Inoltre, ogni anno, per obbligo di legge, bisogna accantonare due partite che fanno parte di quelle correnti e che rappresentano fondi con una percentuale ben precisa. Parliamo dell’85%, parametro applicato alle spese correnti, che arriverà a sfiorare il 100 % nel 2020. A oggi abbiamo messo da parte 6 milioni nel primo fondo, quello dedicato ai crediti di dubbia esigibilità, e circa 1 milione e 700mila euro nel fondo rischi passività potenziali, ovvero quello da cui si deve attingere nel caso si perda una causa giudiziaria. Direi che questo basterebbe a definire il nostro operato più che responsabile».
È vero, per chi non mastica queste cose può essere difficile capire i meccanismi e gli ingranaggi di un sistema così complesso. Per semplificarlo al massimo dobbiamo pensare a una legge che impone al Comune di mettere da parte dei soldi a garanzia di eventuali buchi. «Bisogna, poi, tenere in considerazione la parte in conto capitale, ovvero quella costituita da tutti gli incassi che derivano da oneri di costruzione, trasformazioni di diritto di superficie in diritto di proprietà e alienazioni di immobili comunali», continua D’Andrea. «Siccome non siamo vincolati dal pareggio di bilancio interno, abbiamo potuto sbloccare circa 13 milioni per gli investimenti del 2019, soldi che fanno parte di quei 24 milioni ripartiti nel nostro piano triennale. Insomma, Peschiera cresce e non resta a guardare». Sembra non essere ancora tutto. Infatti, la società Progel, vincitrice di un appalto apposito, ha finalmente fatto l’inventario dei beni immobili e mobili del Comune, stimando un valore che si aggira intorno ai 100 milioni di euro. «Abbiamo riscontrato una diminuzione del patrimonio di circa 5 milioni di euro», spiega il delegato alla partita. «Questo perché per oltre 10 anni i beni immobili in corso di esecuzione, ovvero non ancora finiti, una volta completati e aggiunti ai beni immobili di proprietà del Comune, non venivano depennati dalla partita risultando in entrambe le categorie. Appurato questo, Progel ha potuto portare a termine il suo lavoro che continuerà anche per i prossimi tre anni e permetterà, così, di impostare un sempre più corretto e completo controllo di gestione».
A vederla così sembra che la città sia in salute e che le cose non possano che migliorare. Non è di questo parere, però, Lorenzo Chiapella, capogruppo in consiglio comunale del Pd, che si dice deluso e preoccupato. «Negli ultimi tre anni non sono aumentate le entrate né la spesa», sostiene Chiapella. «Bisogna smetterla di parlare dell’avanzo, utilizzabile grazie alla finestra di governo, e iniziare a parlare di attrarre investimenti e di recuperare aree dismesse. Solo così si può risolvere l’evidente problema che il nostro Comune ha con la spesa corrente per i servizi basilari».
Mattia Rigodanza