08 Febbraio 2019

In ogni squadra ci sono le matricole e i senatori. Ecco, oggi abbiamo un senatore. Una persona che non si può definire un novellino né a livello politico né a livello professionale nè, tanto meno, a livello umano: Orazio D’Andrea.
Come assessore al Bilancio la prima domanda viene spontanea: come stanno le casse comunali?
«Iniziamo col definire due piani differenti. Se da un lato ci sono le partite correnti, ovvero le spese ordinarie, rispetto alle quali bisogna far quadrare il bilancio senza troppi fronzoli, dall’altro esistono interventi straordinari che, attraverso le attuali normative che ci permettono di usare gli avanzi di bilancio, per quanto riguarda gli interventi sulle opere pubbliche ci permettono l’accesso a fondi e ci consentono di agire in modo strutturale e riqualificante su strutture comunali che non hanno bisogno di ripartire da zero».
Quanto brucia aver rinunciato, per un cavillo burocratico, a circa 2 milioni e 200mila euro provenienti dal ministero per sistemare la scuola di San Bovio?
«Relativamente. Stiamo investendo 10 milioni di euro sul territorio, puntando sulla manutenzione e sugli interventi strutturali. Nonostante la situazione economica attuale non sia delle migliori, abbiamo portato sia la Tesla che la Ametek a Peschiera, due aziende all’avanguardia per innovazione sistemica e di welfare. Entrambe realtà giovani e fresche. Quello dei soldi persi è un finto problema».
Parla in maniera istituzionalizzata. Sarà forse merito della svolta civica di un’intera carriera vissuta tra i ranghi della sinistra?
«Sai, nella vita è necessario fare distinzioni tra piano politico e amministrativo. Da tempo ho abbandonato la struttura partitica perché non mi permetteva di muovermi come volevo e di aggregare situazioni diverse. Peschiera Bene Comune nasce per rivendicare un discorso ambientale ben preciso che ha avuto riscontro nel confronto politico. Noi siamo in mezzo alla gente per promuovere una politica a contatto con i cittadini che ci metta la faccia e si faccia carico di un modello che parta dal basso».
Sì, ma stare in mezzo alla gente non vuol dire organizzare feste ed eventi una tantum…
«Sono comunque momenti di aggregazione a cui noi non manchiamo mai. E comunque facciamo tanto altro».
Rispondete alle esigenze più immediate delle persone?
«Assolutamente. E ne ho riscontri ogni giorno direttamente dai cittadini».
E per quanto riguarda il Commercio locale, riuscite ad arginare l’avvento dei grandi centri come Galleria Borromea e, tra pochi anni, Westfield?
«La sinergia con la Galleria è costante e sistematica. Grazie al nostro investimento nella farmacia siamo dentro a dinamiche che ci vedono protagonisti. In parallelo abbiamo sviluppato corsi per portare le attività commerciali più emarginate al passo coi tempi e la risposta è stata sorprendente. Il cosiddetto cross selling è una cosa di cui andiamo fieri, per esempio. A breve aprirò un tavolo con i commercianti per fare il punto della situazione. Per quanto riguarda Westfield avremo un problema che potremo arginare caratterizzando e fidelizzando i clienti attraverso una stretta collaborazione con i commercianti locali e con la Galleria».
Ha citato le farmacie: come risponde all’interrogazione del Pd per abbassare l’iva degli assorbenti al 4%?
«Sto valutandone l’impatto con chi di dovere, ma è ovvio che sia a favore. Chiunque sano di mente lo sarebbe».
Lo chiedevo perché è una campagna molto supportata dall’opposizione...
«Ma io non ho problemi con i suoi consiglieri, molti li conosco da tempo. Purtroppo c’è una barriera che ci impedisce di avere un confronto costruttivo, ma personalmente non ho difficoltà con nessuno, c’è solo una sostanziale sfiducia di fondo».
Facciamo un gioco. Alla luce della sua passione per la letteratura, che titolo letterario accostererebbe a Carla Bruschi di Forza Italia?
«Lei è una passionaria, direi qualcosa alla Frida Kahlo, alla Dolores Ibarruri. Non libri ma personaggi».
Luca Zambon?
«“I dolori del giovane Werther” e lo dico con estrema simpatia».
In maggioranza: Marco Righini?
«Marco è un validissimo aiuto, gli riconosco una capacità di approfondimento nel settore informatico che io non avrò mai. Dico “L’apprendista stregone”».
Chiara Gatti?
«È una persone davvero speciale ed estremamente sensibile che vive le cose con molta passione. Direi: “Delitto e castigo” di Dostoevskij. Però non chiedermi di esprimermi sul mio sindaco».
E invece è la prossima domanda.
«Caterina è una zarina, come la chiamo scherzosamente. Come Caterina di Russia, una riformatrice. Una persona che, con il suo modo di vedere le cose, ha cambiato Peschiera in meglio».
E Orazio D’Andrea?
«Con me prevale la razionalità che mi porta al legalitarismo estremo. Non sopporto chi ne approfitta, chi cerca scorciatoie».
Dunque, che titolo sceglie?
«Sono siciliano, scelgo l’ispettore Montalbano di Camilleri».
Freme perchè vuole dirmi qualcosa, vero?
«Avrei voluto parlare del Bilancio partecipativo, esperienza di cui sono molto orgoglioso e che mi ha dato la possibilità di assistere a scene di cooperazione tra realtà davvero confortanti. Ma tu non me lo chiedi...».
Troppo scontato chiederlo. Mi dica, piuttosto, dove sarà Orazio D’Andrea tra qualche anno...
«Vorrei continuare a spendermi per quello a cui tengo: riconversioni, ambientalismo, sostenibilità. Non mi interessa il ruolo che ricoprirò in futuro, anche perché ormai ho una certa età».
C’è chi a più di ottant’anni si è candidato alle europee...
«Vero... almeno io non sono un pregiudicato».   
Mattia Rigodanza