28 Ottobre 2022

Tra i sedici atleti della Nazionale Junior maschile che sta giocando i World Skate Games 2022 a Buenos Aires, in Argentina, c’è anche Jacopo La Notte. Classe 2004, nato a Segrate, vive a Peschiera Borromeo e gioca a hockey praticamente da sempre. Ruolo attaccante. «Ho iniziato su ghiaccio quando avevo sei anni, da quattro gioco anche inline» ci racconta dal ritiro della Nazionale. La differenza principale tra l’hockey su ghiaccio e quello inline, ossia con i pattini a quattro rotelle, non sta solo nella superficie. «Su ghiaccio c’è più fisicità, quindi si indossano anche più protezioni, mentre sulla pista non c’è contatto fisico», prosegue l’azzurrino. Per strappare la convocazione ai Mondiali ha lavorato sodo. «Mi alleno tutti i giorni. Sia su ghiaccio che inline. Gioco in serie C in entrambi i campionati, con gli Old Boys di Milano e con il Quanta Club».
Difficile trovare il tempo per fare altro. «Ho finito con la scuola, dall’anno prossimo cercherò un lavoro che mi consenta allo stesso tempo anche di continuare ad allenarmi». Sì, perché se i Mondiali in Argentina quest’anno sono il primo traguardo raggiunto, nel futuro ci sono altri obiettivi da centrare. «La mia sfida principale è giocare i Mondiali di hockey su ghiaccio in Italia nel 2026» confida La Notte. E per farlo vuole iniziare a lasciare il segno già in queste partite in Sud America.
Il girone della Nazionale Junior maschile, impegnata dal 24 al 30 ottobre, è formato da Taipei, Stati Uniti, Brasile e Colombia. L’avventura degli azzurrini non è iniziata con il piede giusto, già sconfitti per 8 a 2 da Taipei. Ci sono due gironi da cinque squadre, vengono eliminate le ultime due, le altre proseguono con scontri a eliminazione diretta.
Meglio giocare su ghiaccio o in pista? «Quando uscivo da scuola c’era una pista di pattinaggio sul ghiaccio e io mi avvicinavo sempre, appena riuscivo. Mi piaceva pattinare e mi è sempre risultato molto naturale farlo. Avevo circa cinque anni, così vedendo la mia passione, il gestore mi ha consigliato di iniziare a giocare a hockey».
E non ha mai più smesso. Anzi, siamo solo all’inizio. «In questo Mondiale vorrei segnare almeno 5 gol, per un attaccante è importante ma conta anche giocare per la squadra». Già, la squadra. Perché la cosa più difficile per un attaccante, non è fare gol ma «ricevere il disco e far salire i compagni». Mica facile. Anche perché l’hockey inline richiede una grande capacità di coordinamento per armonizzare i movimenti del pattinaggio con quelli della gestione della stecca stretta tra le mani. «E poi bisogna anche saper usare la testa velocemente e prendere decisioni giuste in pochissimi secondi». Sia sul ghiaccio che con le rotelle sotto ai piedi. Ma cosa preferisci? «Sono nato su ghiaccio e da quel mondo non ne uscirò mai».