22 Giugno 2018

Il mio angolo di paradiso», così Miriam Pracchi, originaria di Binasco ma peschierese da molti anni, definisce l’atelier nel quale lavora insieme ad altri tre pittori. Un’amore per l’arte sbocciato quando da piccola frequentava la casa del cugino scenografo, un percorso accademico iniziato all’Accademia di Brera, dove ha studiato decorazione, continuato tra corsi e insegnamenti e interrotto solo per un breve periodo, durante il quale è stata assistente di produzione nel mondo pubblicitario. «Dopo un periodo di formazione in vari istituti ho incontrato Gianna Basso, che avevo già conosciuto a Brera, con la quale ho lavorato nell’ambito della decorazione di interni per circa dieci anni», racconta Miriam. «Nel 2002, in seguito a problemi di salute, mi sono approcciata alla medicina orientale, scoprendo le tecniche cinesi e ayurvediche ed entrando nel mondo del Chi Kung arcaico, arte meditativa che dà origine al Tai Chi. In quel frangente mi sono iscritta a un corso di calligrafia estrema orientale, approfittando della mia passione per i pittori giapponesi come Hokusai e Utamaro». Da lì è iniziata questa avventura che continua ormai da 16 anni. «Dal 2004 a oggi le mie opere hanno viaggiato per il mondo, venendo esposte a Osaka, Seoul, Miami, Pechino, Firenze, Pavia e, ovviamente, Milano. Intendiamoci però, il fatto che mi occupi di calligrafia non significa che io parli quelle lingue. Io scrivo, e in tutto questo tempo ho imparato tantissimi caratteri, ma per avere una completa padronanza di questa disciplina devi spendere tutta la vita a studiare. Al momento faccio parte della FeiMo School di calligrafia e sigillografia, arti considerate tra le tre maggiori in Estremo Oriente. La calligrafia non è intesa come da noi: non si tratta solo di scrivere bene, ma è piuttosto una forma di meditazione e introspezione con la quale si trasporta una parte di sé e della propria anima su un foglio di carta di riso. È importante capire che ogni momento ha le sue peculiarità e viene espresso in modo diverso in base a un preciso stato d’animo. Il pennello diventa il proseguimento dell’anima attraverso il quale l’energia scorre, disegnando il carattere con il quale si vuole esprimere un concetto. La calligrafia è un’arte antichissima e considerata ancora più nobile della pittura e della sigillografia perché veniva usata dagli imperatori per esprimere lo stato e l’indirizzo del loro potere. Nei millenni è stato il più forte strumento politico nelle mani dei potenti ed è per questo che è sempre stata un’arte elitaria e riservata ai nobili e agli aristocratici». Così Miriam ha intrapreso un percorso di crescita artistica e spirituale attraverso una dottrina che, seppur necessiti di regole ferree e una rigida disciplina, dà voce ad aspetti molto profondi del proprio essere. La calligrafia è qualcosa di estremamente intimo che può essere declinato in varie forme e ambiti dando vita a pezzi artistici davvero unici che rimandano sia alla tradizione che alla modernità o all’astrattismo. «Nel prossimo futuro vorrei continuare con i miei ultimi progetti di calligrafia su juta, materiale che adoro perché mi ricorda l’infanzia», conclude l’artista. «Mi piacerebbe tantissimo anche insegnare ai bambini per divulgare, in questa società fatta di tecnologie asettiche e materialità, un po’ di arte, creatività e bellezza interiore. D’altronde la calligrafia è proprio energia della creatività e tutti possono approcciarsi a questa disciplina scaricando le proprie tensioni ed emozioni. Per il resto continuerò la mia ricerca interiore lavorando alle mie opere».
Mattia Rigodanza