12 Aprile 2019

Cinquantadue anni in officina, centinaia di macchine elaborate, decine di gare, corse e altrettanti trofei vinti: signore e signori stiamo parlando del peschierese Bruno Vescio, la voce dello scorpione, il leggendario motorista delle Fiat 500 Abarth, famoso in tutto il mondo per i suoi pezzi unici e le sue macchine da corsa. Una vita semplice ma sempre al limite, quella di Vescio, una passione assoluta per quelle piccole vetture simbolo della trasgressività degli anni ’60.
«Stiamo parlando di mezzi che hanno fatto la storia dell’automobilismo in Italia», racconta l’imprenditore. «A quei tempi andavano molto le gare delle 500 perché erano macchine che costavano poco, ma adesso valgono moltissimo e ci sono migliaia e migliaia di collezionisti in tutto il mondo disposti a fare follie per averle. Sono auto molto sofisticate, senza un solo pezzo originale. Io ho inventato, costruito e migliorato tutto. Ho mezzi del ’68 con cambi a sette marce, sospensioni uniche, cento cavalli e una velocità massima da più di 200 all’ora».
Vescio è nato come riparatore e preparatore, ma già nel 1984 ha esordito da pilota vincendo la sua prima gara, e da quel momento non si è più fermato. Rally, Formula Abarth, gare su circuito, l’amore per il suono del motore l’ha portato a sfidare situazioni al limite. Ma nonostante il brivido dell’agonismo, è rimasto sempre un meccanico vero, uno che per cercare l’assetto migliore passa le notti in piedi e che per perseguire l’avanguardia sfonda il muro della maniacalità. «Ogni pezzo presente nella mia officina è stato inventato, collaudato e coccolato negli anni, subendo una modifica dietro l’altra. Ho deciso di applicare tecnologie moderne alla storia e alla tradizione italiana», spiega il pilota. «E seguire una macchina nella sua creazione rende il momento della gara ancora più speciale. Nella mia carriera ho vinto gare molto prestigiose e addirittura titoli internazionali, ma non smetterei mai. C’è stato un momento in cui il mio cuore sembrava non reggere più, dopo le vittorie europee e nazionali del 2005 e del 2007, e ho dovuto fermarmi, ma sapevo che prima o poi sarei tronato in pista. Le cronoscalate sono le mie gare preferite. Parliamo di gare difficilissime e, spesso, molto pericolose: percorsi cronometrati di rally in salite tortuose».
Nonostante Vescio dica di aver toccato il top della sua carriera e di star bene nella sua officina a lavorare con suo figlio, noi non possiamo credergli e sappiamo che cercherà nuove sfide. «Il lupo perde il pelo ma non il vizio», dice lui, e intanto gli brillano gli occhi pensando di partecipare alla prossima Malegno Borno o alla Cesana Sestriere, storiche e celebri cronoscalate. Già, perché presto tornerà in pista. Ce lo ha promesso.
Mattia Rigodanza