20 Ottobre 2017

Martedì sera in sala consiliare si è tenuto il primo degli appuntamenti della settimana della legalità. Il tema era la ‘ndrangheta in Lombardia, in che modo riesce a infiltrarsi nel tessuto sociale e gli strumenti che cittadini e istituzioni hanno a loro disponibilità per sostenere la lotta contro questa organizzazione criminale. A presiedere l’evento è stata il presidente dell’Osservatorio Mafie Sud Milano Stefania Rossi, insieme a ospiti illustri: il presidente della commissione consiliare antimafia di Milano David Gentili, il referente del presidio dell’associazione Libera Leonardo La Rocca e Carmen Manfredda, ex magistrato già coinvolta in maxiprocessi contro la criminalità organizzata negli anni ’70 e attualmente presidente del comitato antimafia del Comune di Milano. «Le indagini ci hanno fatto capire come la ‘ndrangheta più di qualunque altra organizzazione sia radicata in Lombardia», ha spiegato Gentili. «Usura, estorsione, prostituzione, spaccio e riciclaggio: i loro interessi toccano diversi settori». Secondo La Rocca la crisi economica e la conseguente prudenza delle banche nel prestare denaro agli imprenditori ha favorito l’avvicinarsi degli stessi agli ambienti mafiosi: «Anche la compravendita di voti è terreno fertile per le mafie. S’innesca un meccanismo di favori da restituire che spesso non lascia scampo». Manfredda ha invece sottolineato come Milano sia la meta più appetibile in quanto centro del potere economico: «La ‘ndrangheta è cresciuta negli anni insieme alla città. Bisogna evitare che si sviluppi nei piccoli centri». Per i tre interlocutori gli strumenti nelle mani di istituzioni e cittadini per contrastare il fenomeno sono tanti e vanno dal servizio di tutela delle vittime di racket alla tecnologia che permette di monitorare i movimenti economici dei singoli soggetti insieme all’agenzia delle entrate. «Siamo onorati di ospitare questa iniziativa», ha dichiarato a margine il sindaco Molinari. «La collaborazione di tutte le forze, anche politiche, è fondamentale. La lotta alle mafie non ha bandiera».
Mattia Rigodanza