22 Marzo 2019

Armato di coltello e pistola  ha costretto le insegnanti a legare gli studenti che si trovavano nelle prime fila e ha obbligato gli altri a tenere in mano degli stracci neri, contro i finestrini, per impedire la visuale dall’esterno. Poi ha sparso della benzina sul pavimento dell’autobus, ha mostrato a tutti un accendino e si è messo al volante. Ousseynou Sy continuava ad urlare e minacciare i 51 studenti, tutti di seconda media, con frasi terribili, come «Nessuno uscirà vivo di qui» o «Se provate a fare qualcosa butto l’accendino per terra». E motivava il suo folle gesto ripetendo che voleva vendicare le vittime del Mediterraneo. Sono stati 30 minuti di vero incubo per i ragazzi, costretti a farsi forza a vicenda. E quando i carabinieri, che  hanno intercettato l’autobus a Pantigliate, tentando in tutti i modi di rallentarne la corsa, hanno deciso di piazzare un posto di blocco, i secondi sono parsi interminabili. L’autobus che deve per forza rallentare, l’autista che inizia a gridare ancora più forte, i militari che iniziano a forzare la porta in fondo al mezzo. E poi il pullman che riparte speronando la vetture dei carabinieri e altre tre macchine, per finire contro il new yersey. È stato quello il momento in cui il senegalese ha lasciato cadere l’accendino con la fiamma che incontrando la benzina, faceva divampare l’incendio. Un momento decisivo, perché nello stesso istante  gli uomini dell’Arma sono riusciti a forzare la porta e a spaccare alcuni finestrini, aiutando tutti gli studenti a uscire dal mezzo in un fuggi fuggi generale. Solo per un miracolo nessuno è rimasto ustionato, anche se 21 ragazzini sono comunque stati accompagnati in ospedale per precauzione, mentre altri 23 sono stati visitati sul posto. Il resto è cronaca, con l’arresto del senegalese, la perquisizione del suo appartamento, dove non sarebbe stato trovato nulla di compromettente, e  la ricostruzione sul suo probabile obiettivo finale: l’aeroporto di Linate. Probabile che volesse dare fuoco al pullman una volta arrivato a destinazione e lanciarsi contro la struttura come una palla di fuoco.
Roberto Pegorini