24 Febbraio 2023

Ormai a Peschiera la conoscono quasi tutti. Stiamo parlando di Lupo Rosso, associazione di promozione sociale che ha fatto del mutualismo la sua bandiera. Tra i suoi portavoce, incontriamo Flora Dazzo, che ci racconta la storia, gli obiettivi e i progetti dell’associazione fondata dalla sorella Ester, e dall’amica, Shirin Reza Elahi.
Come e quando è nata l’associazione?
«L’idea è nata nel marzo 2020, in piena pandemia, da mia sorella e dalla nostra vicina di casa, che si ritrovavano spesso a parlare dai due lati della siepe che ci distanziava. Così, sono emerse molte questioni di cui c’era bisogno di prendersi cura, ma per cui non esistevano risorse. E così hanno deciso di dare una mano in prima persona, inizialmente fondando una brigata volontaria, in collaborazione con Emergency: un piccolo gruppo che si occupava solo di distribuire i pacchi alimentari raccolti da questa organizzazione. Prima, infatti, la Brigata Lupo Rosso si limitava a rispondere alle emergenze contingenti».
E adesso come è cambiata la situazione?
«Il gruppo si è molto ampliato, attualmente siamo una trentina. Nel tempo ci siamo stabilizzati e resi autonomi: da quest’anno siamo diventati una vera e propria associazione e ora tutti i pacchi che distribuiamo li raccogliamo noi direttamente, avendo anche stipulato accordi con i supermercati del territorio. Il nostro obiettivo è di creare una rete solidale che non contempli differenza tra chi chiede e chi fornisce sostegno, ma che sia di reciproco aiuto, cercando di sviluppare nuove iniziative. Per esempio, abbiamo realizzato il progetto Natale, in cui i bambini hanno scritto delle letterine e poi noi abbiamo portato avanti delle collette per raccogliere quello che chiedevano, oppure a settembre abbiamo fatto un’altra colletta per il materiale scolastico. Spesso i nostri progetti ruotano intorno ai giovani, anche perché al nostro interno andiamo dai 19 ai 26 anni, con qualche eccezione. Siamo molto improntati al futuro ed è da qui che ha avuto origine il progetto scuola».
Di che cosa si tratta?
«Lo abbiamo incominciato l’anno scorso, collaborando con la professoressa Monica Poggi e ci vede impegnati nella media di Bettola e nella sede distaccata di San Bovio. Quest’anno abbiamo organizzato un incontro per ogni classe, in cui raccontiamo di noi, ma soprattutto proponiamo ai ragazzi alcuni scenari in cui immedesimarsi, per fare toccare con mano cosa significhi mutualismo. Cerchiamo di passare il messaggio che il mutuo aiuto si svolge sempre tra pari e che ciascuno può contribuirvi tutti i giorni, anche senza bisogno di essere membri di qualche associazione. Alla fine, chiediamo sempre cosa, secondo loro, potrebbero fare nella classe per aiutare nell’ambito del mutualismo. Quindi organizziamo una colletta alimentare di cui si occupano loro: noi andiamo solo a ritirare e redistribuire. Con le classi prime, per Natale abbiamo organizzato degli scatoloni, contenenti soprattutto beni alimentari. Con le terze, invece, vorremmo fare un progetto diverso, anche in accordo con la loro professoressa, perché essendo più maturi hanno già un’idea più circoscritta di cosa sia il mutualismo».
Pianificate anche degli eventi?
«Sì, spesso e invitiamo la cittadinanza. Per esempio, l’autunno scorso si è tenuto Swap, per lo scambio di vestiti. Non siamo mai noi a metterci dietro ai banchetti e a gestire, ma prevale sempre un aspetto di scambio e di frequente è accaduto che anche chi non ci conosceva abbia partecipato, magari portando anche da mangiare, libri o vestiti. Abbiamo collaborato anche con altre organizzazioni, come Orizzonte, L’isolachenonc’è e Libertut, oppure abbiamo preso parte a Habitat, l’evento organizzato da Fga. Siamo tutti in contatto: esiste una rete sociale attiva che va da San Donato a San Felice».
Avete altri progetti per il futuro?
«Ci piacerebbe avere uno spazio nostro, in modo da assumere un ruolo continuativo. Stiamo inoltre collaborando con un’associazione di ragazzi disabili e uno dei suoi membri il sabato viene da noi e ci dà una mano come volontario in magazzino, mentre l’anno scorso abbiamo avuto un ragazzo che doveva svolgere i servizi sociali: ci piacerebbe ampliare simili progetti. Un obiettivo sarebbe poi aprire la nostra associazione alle scuole superiori per l’alternanza scuola lavoro».
Chiara Valnegri