21 Giugno 2019

Amianto, una parola che fa paura solo a sentirla pronunciare. Eppure il timore non deriva tanto dalle ripercussioni che può avere sulla salute delle persone quanto dall’alone di mistero che si trascina dietro. Facciamo chiarezza: l’amianto, o asbesto, è un insieme di minerali cancerogeni che, per assumere le sembianze che conosciamo e, quindi, per essere usato in settori come l’edilizia, deve subire particolari processi idrotermali a bassa pressione e bassa temperatura. Le nostre città sono piene di manufatti in amianto e Peschiera non fa eccezione. «L’amministrazione comunale è garante della tutela della salute dei cittadini», spiega il sindaco Caterina Molinari. «Però l’ente che deve occuparsi di questa emergenza è Ats, Agenzia di tutela della Salute, organo regionale. Sono loro che hanno i dati relativi alla presenza di amianto nelle nostre città e sono loro che devono intervenire. Noi possiamo solo fungere da tramite e offrire ai cittadini spazi di ascolto e di denuncia, come stiamo pensando di fare da tempo». Dalla Postalmarket all’area di cascina Lorini, dai capannoni di via Di Vittorio agli edifici di San Felice: la presenza di questo materiale cancerogeno è più capillare di quanto si possa pensare. Grazie a una direttiva della Regione, nel 2003 è partito un auto censimento obbligatorio rivolto a tutti, privati e aziende, con il quale si esorta a denunciare la presenza di amianto nei propri immobili. Il risultato è una lista di centinaia e centinaia di strutture che ancora non sono state bonificate. «Non è detto che la presenza di amianto implichi una bonifica», commentano gli operatori di Ats. «In alcuni casi è probabile che si debba intervenire in altro modo perché gli standard di sicurezza della salute non sono a rischio. È la verifica a essere necessaria». Sarà, ma intanto è comprensibile preoccuparsi.  
Mattia Rigodanza