28 Maggio 2020

Sono passate appena poche settimane dall’assegnazione del bando e il consultorio comunale, che sarà gestito dalla fondazione Centro per la Famiglia Cardinal Carlo Maria Martini, è già al centro di aspre polemiche. 

A suscitare le preoccupazioni di cittadini e forze politiche sono state sia le caratteristiche del bando e le modalità di assegnazione, sia la natura religiosa della realtà che si è aggiudicata la gara. “Sappiamo che nella città mancava questo servizio da sette anni e riteniamo che i consultori siano fondamentali per il sostegno e l’informazione ai giovani, alle giovani e alle famiglie, ma non possiamo non sollevare la nostra perplessità per quello che rischia di diventare un pericoloso precedente per Città Metropolitana di Milano”, si legge in una nota congiunta recentemente diffusa dalle Donne Democratiche e il Pd Milano Metropolitana. “Infatti, non è mai accaduto prima che un consultorio privato confessionale, unico partecipante a un bando di assegnazione della durata di 9 anni più altri 9 e del valore di diverse centinaia di migliaia di euro, tenuto aperto peraltro solo pochi giorni, venisse finanziato in maniera così importante con dei fondi pubblici”. Ma se la tecnicità di questo affidamento in gestione rappresenta, secondo chi la contesta, un caso unico nel suo genere, sono i contenuti dell’offerta messa in campo a destare le maggiori preoccupazioni. “Il nostro timore è rivolto alla qualità e alla completezza dei servizi che verranno offerti. Crediamo fermamente che qualunque servizio gestito privatamente, ma finanziato pubblicamente, debba avere un approccio laico e universale”. In effetti, nell’offerta socio sanitaria non si fa riferimento all’educazione sessuale, all’affettività o al piacere per i giovani, seppure siano tantissime le offerte rivolte a madri, padri e neogenitori. “Nessun percorso sulla prevenzione contro le malattie sessualmente trasmissibili nè sul sostegno alle donne che dovessero avere o essere a rischio di una gravidanza non desiderata. Viene menzionato solo un gruppo per affrontare temi quali l'amicizia, la famiglia, la crescita e il rapporto con la comunità”, viene sottolineato sempre nel comunicato. “Crediamo che le esigenze degli abitanti e delle famiglie di Peschiera Borromeo debbano trovare risposte molto più concrete e plurali. Rientra nel loro diritto di contribuenti e di cittadini e, per quanto ci sarà possibile, li sosterremo per ottenere il pieno soddisfacimento delle loro esigenze”.

La replica dell’amministrazione non è tardata ad arrivare e ha subito provato a fare chiarezza su aspetti tecnici e contenutistici. “Intanto bisogna partire dal presupposto che la politica non ricopre un ruolo importante come quello degli uffici tecnici nelle procedure di gara”, spiega il sindaco Caterina Molinari. “Abbiamo deciso di anticipare la gara con una manifestazione d’interesse per accorciare i tempi e ridurre l’iter burocratico. Stiamo parlando di un servizio molto specifico che prevede requisiti particolarmente stringenti. Infatti ci siamo da subito trovati ad avere a che fare con un solo partecipante idoneo. Sulla tempistica concessa è giusto evidenziare che la pubblica amministrazione può concedere beni in concessione fino a 30 anni, sulla base della valutazione del piano economico finanziario, dell'attività svolta e del tempo necessario per rientrare degli investimenti. Il tecnico che ha portato avanti la procedura ha ritenuto 9 anni un tempo congruo tenendo conto di tutte le variabili al contorno, mentre la ripetizione è ammessa  dal codice appalti ed è subordinata all'avallo delle parti. In ogni caso quella che abbiamo adottato è una pratica usuale che abbiamo proposto molte volte e le evidenze sono pubbliche e accessibili a tutti. Proprio per questo non accettiamo che venga messo in discussione un regolare iter amministrativo che ha portato all’identificazione di un soggetto privato accreditato presso la Regione Lombardia”.

Entrando nel merito della natura della fondazione e dei servizi erogati, il primo cittadino ha messo in evidenza i limiti che si trova ad affrontare un’amministrazione di fronte alla legislazione generale. “La fondazione in questione ha tutte le carte in regola per poter svolgere queste attività”, prosegue Molinari. “È accreditata presso la Regione ed è composta da professionisti che seguono un codice deontologico ben preciso, altrimenti non potrebbero esercitare. C’è poi da dire che la legge dello Stato tutela chi pratica obiezione di coscienza e noi non abbiamo parola in capitolo. Se qualcuno vuole farne una battaglia di principio dovrebbe rivolgersi direttamente allo Stato. Credo, inoltre, che questi spazi servano a dare a donne e uomini gli strumenti adatti a decidere su tematiche quali la contraccezione, l’aborto e via dicendo. Il medico non deve convincere nessuno nè influenzare le decisioni dei giovani. Personalmente io ho una visione molto liberale e credo nell’autodeterminazione degli individui. Se una persona non vuole avere a che fare con una realtà che promuove un’impostazione cattolica, può sempre rivolgersi a un’altro spazio. L’unica cosa che mi viene da dire è che se la presenza di obiettori di coscienza non è un valore aggiunto, un consultorio sul nostro territorio lo è, e alcuni pregiudizi rischiano di compromettere un servizio essenziale”.

Tra i primi a contestare le modalità di assegnazione del consultorio c’è Mara Chiarentin, ex assessore e membro del direttivo dell’Isola che non c’è, circolo Arci. “Dietro alle pratiche messe in campo dall’amministrazione comunale c’è un’evidente volontà politica”, commenta Chiarentin. “È stata una delibera di giunta dell’anno scorso a stabilire i criteri che i funzionari dovevano adottare per l’assegnazione dello spazio. Tra le caratteristiche che il gestore doveva avere non si menziona nulla di inerente ai servizi erogati, ma sembra che l’unica prerogativa fosse l’accreditamento presso la Regione. In ogni caso la manifestazione d’interesse non obbliga il Comune ad affidare la gestione all’unico partecipante propostosi. Se l’amministrazione avesse davvero voluto entrare nel merito delle attività avrebbe potuto impostare un vero bando e aprire alle decine di associazioni che si occupano di consultori in tutta la Lombardia. Inoltre, la scusa del risparmio di tempo non regge dal momento che, quando è stato assegnato il servizio, non erano ancora iniziati i lavori di ristrutturazione dei locali”. Ha detta dell’attivista peschierese, dunque, i piani della giunta erano già chiari da tempo. “L’impressione è che fosse già stato tutto deciso”, tuona l’ex assessore. “I tempi sono emblematici: la fondazione in questione, infatti, aveva in gestione un’altro consultorio, presso un Comune della zona, che era in procinto di chiudere i battenti. A quel punto le decisioni erano già state prese in modo totalmente unilaterale, senza che ci fosse stato un vero confronto con la cittadinanza sui servizi necessari. Questa mancanza di democraticità nei processi decisionali porterà, di fatto, all’apertura di una struttura confessionale rivolta esclusivamente alla famiglia classica patriarcale, cosa che nel 2020 è davvero inaccettabile. Come insegniamo ai nostri figli e alle nostre figlie l’affettività e a vivere in modo libero la sessualità? C’è poi un danno erariale di non poco conto: Sono stati spesi circa 200mila euro di soldi pubblici per regalare un consultorio privato confessionale a una onlus che già beneficia di particolari sgravi fiscali. Insomma, oltre al danno, la beffa”. Anche su quest’ultima dichiarazione la replica del sindaco non è mancata: “Trovo irresponsabile dichiarare che la somma, ricordo si parla di 182mila euro e non 350mila come in un primo momento qualcuno ha fatto circolare in maniera poco onesta, sia un occulto finanziamento alla Fondazione, perché sono soldi serviti esclusivamente per ristrutturare e rendere agibile un bene del patrimonio pubblico che è e resterà all’interno del demanio anche quando i locali dovessero cambiare uso, somme che sarebbero servite in ogni caso, qualora qualsiasi amministrazione avesse voluto renderli utilizzabili”. La questione si fa sempre più ostica e, vista la disputa a suon di comunicati che le parti stanno alimentando, le polemiche rischiano di appesantirsi ulteriormente nel prossimo futuro. 

Mattia Rigodanza