03 Febbraio 2021

La protesta dei genitori degli alunni delle medie non si ferma. Già firmataria di un’istanza del 19 gennaio in cui si chiedeva il ritorno alla didattica in presenza per le classi seconde e terze, la componente genitoriale dei consigli d’istituto di circa trenta scuole sparse in tutto l’hinterland milanese, unita a diverse associazioni e a moltissimi comitati genitori, chiede che il rientro in presenza sia permanente, anche a fronte di un eventuale futuro ritorno in zona rossa. Pertanto i protestanti si rivolgono, ancora una volta, al presidente della Regione, Attilio Fontana, al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, all’ormai ex presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e al capo di Stato, Sergio Mattarella, per chiedere la modifica dell’articolo 3 del Dpcm del 3 novembre scorso che regola, appunto, la didattica per le singole classi. “Nella giornata di oggi abbiamo simbolicamente posizionato uno zaino all’ingresso di tutti gli istituti coinvolti nell’iniziativa, a ricordare il ruolo essenziale e fondamentale della scuola”, spiega Micaela Maja, vicepresidente del Consiglio d’Istituto del De Andrè. “La scuola in presenza, di ogni ordine e grado, è un diritto, nonché un bene primario e servizio essenziale e, come tale, deve proseguire a prescindere dal colore della singola regione di appartenenza. La didattica a distanza ha rappresentato una soluzione di tamponamento durante il primo lockdown, quando la nazione si è trovata improvvisamente nell’emergenza sanitaria priva di strumenti, mezzi e conoscenze. Ebbene, tale circostanza è oggi mutata, avendo le istituzioni e le strutture scolastiche previsto strumenti e mezzi di tutela e disponendo le stesse, così come gli alunni ed il personale scolastico, delle conoscenze necessarie per consentire lo svolgimento della didattica in presenza, come dimostra il fatto che la didattica a distanza non è più stata prevista per le scuole materne, le primarie e le classi prime delle scuole secondarie”. Maja fa inoltre notare come il ricorso alternato alla didattica a distanza non può più rappresentare un’ipotesi sostitutiva continua alle lezioni in presenza, perché considerata un grave danno in termini d’impoverimento dell’istruzione, isolamento dei ragazzi e dispersione scolastica, cui gravi sofferenze anche psicologiche dei giovani. “Tutto questo, poi, va inquadrato all’interno del problema che riguarda i mezzi di trasporto pubblico: è rarissimo che i bambini delle medie vadano a scuola con i mezzi, ci sembra quindi sbagliato che sia questa la motivazione esterna alla didattica per non garantire la presenza negli istituti” conclude la vicepresidente.   

Mattia Rigodanza