18 Maggio 2018

Un pallone che vola dal quinto piano, la spontanea ingenuità di un bambino di 4 anni che si arrampica sulla finestra per vedere dove è caduto. È tutta riassunta in queste poche righe la tragedia che giovedì scorso ha provocato la morte di Suleiman, bimbo di origine afgana, precipitato nel vuoto da una quindicina di metri. Inutile la disperata corsa in ambulanza verso il San Raffaele: quando il mezzo è arrivato al nosocomio, il piccolo era già deceduto.
Facciamo un passo indietro. Erano circa le 20.30, quando Suleiman stava giocando con una palla nella sua abitazione in piazza Garibaldi. In casa anche la mamma 27enne, incinta di pochi mesi, che stava accudendo l’altro figlio di due anni. All’improvviso la palla, presumibilmente calciata, è volata fuori dal balcone, protetto appositamente da una rete per non fare sporgere i piccoli. Ma Suleiman si è recato in una stanza attigua, è salito prima su una cesta e poi su un calorifero e a quel punto si è sporto troppo fuori con la testa e il corpicino per guardare sotto ed è precipitato. La madre non si è accorta di nulla. Ad avvisarla un vicino che ha suonato alla porta e le ha detto di scendere un attimo in strada. Quando la donna ha visto il corpicino privo di vita sull’asfalto ha avuto un malore. Il padre del piccolo, Omed Zazai, da 15 anni residente in città dove lavora come magazziniere all’Esselunga, si trovava in Afghanistan. Erano quattro anni che non tornava nel suo Paese natio. Vi si era recato per fare visita alla sorella e per alcune incombrenze da sbrigare. È stato raggiunto al telefono da un amico che ha avuto il brutto compito di dargli la triste notizia. Oltre al comprensibile dolore, Omed ha dovuto cercare di tranquillizzare la moglie, spiegandole che non era colpa sua e che doveva stare più calma possibile, visto che aspetta un altro bambino.
Nel frattempo la procura ha disposto l’esame esterno del corpo del bimbo e non l’autopsia. Il racconto della madre ha convinto il pubblico ministero che ha deciso di non portare avanti nessuna ipotesi di reato nei confronti della donna, confortato anche dalla versione dei fatti ricostruita dai carabinieri della Tenenza, giunti sul posto pochi attimi dopo la tragedia. Tutta Pioltello è rimasta comunque scossa da questa terribile vicenda. Lo stato d’animo di ogni singolo pioltellese si può riassumere nelle parole del sindaco Ivonne Cosciotti: ««Prima di essere un sindaco sono una madre. Sono senza parole per una disgrazia che lascia sgomenti. Siamo vicini alla famiglia per il dolore che deve affrontare. L’intera città le si stringe attorno con affetto. Queste sono tragedie che ogni madre tiene nel suo cuore perché oltre alla disgrazia c’è il senso di responsabilità. Eppure tutti noi genitori a volte abbiamo rischiato incidenti domestici, senza accorgercene. In questo momento vige solo il rispetto e il silenzio su questa dolorosissima vicenda». Nel frattempo è iniziata una catena di solidarietà per cercare di dare un aiuto economico alla famiglia, in particolare dalla comunità musulmana e pakistana.