07 Giugno 2019

Sono passati più di 17 mesi da quella maledetta mattina del 25 gennaio 2018 quando, alle 6 e 55, un treno carico di pendolari, proveniente da Cremona, diretto a Milano, deragliò poco dopo aver oltrepassato la stazione di Pioltello, causando la morte di tre donne e il ferimento di una cinquantina di passeggeri. Ebbene, a distanza di così tanto tempo, ora emerge che ci sono tre nuovi indagati, che si aggiungono agli otto in precedenza iscritti nel relativo registro con le ipotesi di disastro, omicidio e lesioni colposi.
Si tratta di tre dipendenti di Rete ferroviaria italiana. Per la precisione, sono il responsabile dell’Unità operativa armamento Ingegneria Civile della direzione territoriale di produzione di Milano, un dipendente dell’Ufficio programmazione e controllo linee Sud della stessa Direzione e il responsabile Rfi a livello centrale della diagnostica. Fino ad oggi, le indagini e le perizie tecniche hanno attribuito la tragedia al distacco di un pezzo di rotaia lungo 23 centimetri, in corrispondenza di un giunto che univa i binari e che, a quanto pare,  era già da mesi deteriorato. Questo si sapeva già dall’agosto 2017 quando un operaio aveva redatto una regolare  relazione ai suoi superiori. Il documento però, a quanto pare, non fu considerato prioritario, visto che non solo il pezzo non fu sostituito, ma neppure controllato con regolare frequenza, come imponeva il possibile rischio. L’unico intervento che venne effettuato fu nel novembre 2017, quando venne posizionata una tavoletta di legno per sostenere il giunto. Un intervento tampone e, visto poi come andata, del tutto inadeguato alla gravità della situazione.