15 Luglio 2020

Nonostante tutte le difficoltà dovute al lockdown e alla crisi sanitaria, anche quest’anno gli studenti e le studentesse del quinto anno delle superiori sono riusciti a sostenere gli esami di maturità. O, per lo meno, ci riusciranno entro settembre. Al Machiavelli di Pioltello, per esempio, i risultati nel complesso possono definirsi ottimi, anche se negli ultimi mesi il Ministero alla partita ha fatto sapere a più riprese che non ci sarebbero state particolari agevolazioni dovute alla pandemia. Tra polo liceale e tecnico-professionale, infatti, sono più di sessanta gli studenti che hanno ottenuto un voto superiore al 90. “Siamo molto soddisfatti”, ha commentato la professoressa Giusy Tilli. “È andato tutto benissimo, nessun intoppo dovuto al Covid19, nessun problema nel rispettare i protocolli sanitari. Le commissioni hanno lavorato con grande serenità, grazie a una predisposizione accurata degli spazi da parte dello staff di dirigenza e del responsabile della sicurezza, prima dell'inizio delle prove, e alla presenza capillare dei collaboratori scolastici, che provvedevano a garantire il rispetto di tutte le norme fuori dall'aula in cui si svolgevano le prove e dentro l'aula tra un esame e l'altro. Gli studenti si sono dimostrati all'altezza di una prova completamente diversa rispetto a quelle del passato, ma che evidentemente ha permesso di valorizzare le loro competenze”.

Ma se per gli studenti delle scuole statali e paritarie finalmente possono iniziare le vacanze estive, non si puó dire lo stesso dei privatisti, che devono vedersela con un protocollo ben più complesso. In una situazione normale, infatti, avrebbero dovuto sostenere degli esami preliminari per poter accedere alle prove della maturità, ma il lockdown sembra aver stravolto completamente i loro piani. “Normalmente i privatisti fanno i preliminari a maggio, per poi svolgere gli esami di maturità nella scuola a cui sono stati abbinati insieme a tutti gli altri ragazzi”, ha spiegato Elisabetta Radice, insegnante dell'Istituto Scolastico Ambrosiano di Milano. “Sebbene le normative abbiano tenuto conto degli abbinamenti che erano stati fatti prima dell’emergenza sanitaria mantenendo gli stessi professori, cosa di per sé molto buona, i tempi sono stati stravolti provocando non pochi disagi. Il vero problema sta nel fatto che le comunicazioni dal Ministero sono arrivate molto tardi, evidenziando la poca considerazione di cui godono gli studenti privatisti. Nei vari comunicati istituzionali i privatisti non sono stati mai nominati se non fino al giorno prima dell’inizio degli esami, quando si sono visti cambiare le modalità. Infatti, eravamo tutti sicuri che i preliminari sarebbero stati solo in forma orale come la maturità e, invece, all’ultimo minuto siamo stati informati della presenza anche di prove scritte. Scelta per lo meno bizzarra che denota trattamenti diversi tra privatisti e studenti normali, cosa assurda se pensiamo che la stragrande dei primi sceglie di non frequentare una scuola paritaria per motivi lavorativi o anagrafici. E poi c’è il fattore tempo. Come fa uno studente a preparare gli esami nelle due settimane in cui deve anche produrre un elaborato scritto? E se un ragazzo deve studiare anche per l’esame di ammissione all’università? Insomma, a detta di moltissimi presidi ci si poteva organizzare in modo diverso, distribuendo meglio i tempi, snellendo gli esami ed evitando di spendere ulteriori soldi per riconvocare presidenti e commissioni. E comunque resta il fatto che i privatisti si sono sentiti discriminati perché il ministro Lucia Azzolina si è dimostrata sempre evasiva nel rispondere alle questioni che li riguardavano. Io capisco che la situazione abbia indotto le istituzioni a fare scelte difficili, ma si è cambiata idea troppe volte e, se non ci fosse stata una grande collaborazione tra scuole statali e private, le cose sarebbero potute andare anche peggio”.

C’è però da dire che in alcuni casi gli studenti potranno accedere comunque ai test universitari mentre sono in attesa dei risultati della maturità. “Questa è senza dubbio una nota positiva, ma è comunque un restare in stand by”, ha dichiarato Fabio Brandinali, preside dell’Istituto Campania. “Ciò non toglie che potevano gestire le tempistiche in modo che gli studenti non stessero in ballo tutta l’estate. E poi c’è la questione degli scritti, una cosa che ci si poteva tranquillamente risparmiare, anche perché l’ordinanza è uscita il 4 luglio, a una sola settimana dall’inizio degli esami, prima c’era solo una bozza. Tant’è che molte scuole si sono dovute adattare all’ultimo momento, avendo fino ad allora predisposto solo gli orali. Capisco che la situazione sia stata imprevista e molto particolare, ma è stata anche gestita con superficialità”.

Purtroppo queste dure dichiarazioni hanno trovato riscontro anche nelle testimonianze di molti studenti  che, al momento, sono alle prese proprio con gli esami preliminari. “Ho appena iniziato gli scritti, fra pochi giorni avrò gli orali dei preliminari”, ha raccontato una studentessa dell’istituto Campania di Milano. “È vero, noi privatisti ci siamo sentiti trattati diversamente rispetto agli altri studenti. Molti di noi hanno l’impressione che loro siano stati promossi al di là del rendimento. Se la didattica a distanza ci aveva già messo in difficoltà, questi scritti ci hanno complicato ulteriormente la vita, perché durante il lockdown non ci siamo potuti esercitare a dovere. In più abbiamo ricevuto i programmi solo tre settimane fa e per alcune materie sono addirittura cambiati. Nel complesso possiamo dire che il ministro Azzolina andrebbe bocciata”.

Ovviamente ora che i preliminari sono finiti, gli studenti sembrano più tranquilli, ma sanno bene a cosa vanno incontro a settembre. “Devo dire che a conti fatti non è andata male”, ha spiegato uno studente dell’istituto Ambrosiano. “Gli scritti erano fattibili, credo che abbiano tenuto conto della situazione particolare. C’è da dire, però, che siamo andati alla cieca, perché non avevamo idea di cosa aspettarci. Fino a tre giorni prima dell’inizio degli esami eravamo totalmente disinformati su come sarebbero stati. In più la didattica on line non ci ha aiutato: alcuni argomenti li abbiamo trattati superficialmente e molti professori non avevano dimestichezza con gli strumenti tecnologici. Ora cerchiamo di rilassarci un po’, ma senza dimenticarci che settembre si avvicina”.

Mattia Rigodanza