06 Novembre 2020

Se la pandemia legata al covid ha stravolto la nostra quotidianità, spesso le misure di contenimento del virus hanno creato situazioni davvero paradossali. In ambito scolastico, per esempio, le normative non sempre hanno saputo dare indicazioni chiare sul come gestire la didattica e spesso a esserne svantaggiati sono stati i soggetti Bes e Dva, ovvero i ragazzi che hanno bisogni educativi speciali o che sono diversamente abili. “L’anno scorso non sono stati presi provvedimenti specifici per questi ragazzi”, spiega Silvia Limonta, membro del consiglio d’istituto del Machiavelli e madre di Francesco, 17enne diversamente abile. “Mio figlio ha dovuto studiare attraverso la didattica a distanza, con tutte le criticità che comporta il non poter usufruire di un sostegno faccia a faccia. Quest’anno sembrava si volesse avere più attenzioni nei confronti dei soggetti Bes e Dva, infatti si è lasciata la facoltà di fare lezione in presenza. Purtroppo, peró, in questo clima di panico e incertezza la scuola ha perso autorità e, nonostante abbia invitato le famiglie ad andare a scuola, le stesse famiglie hanno deciso il da farsi in autonomia. Di fatto i genitori possono decidere se tenere a casa i figli e nella classe di Francesco, dove sono presenti diversi casi Bes e Dva, lui è l’unico a frequentare le lezioni in presenza. Bisogna precisare che lui è contento di andare a scuola, ma gli manca tutto quel bagaglio di socialità di cui un ragazzo della sua età ha bisogno. In un contesto in cui il cento per cento degli alunni è costretto ad avvalersi della didattica a distanza, nonostante alcune finestre di autonomia in cui il consiglio di istituto ha agito per avvantaggiare soprattutto e giustamente le classi prime e quinte, mio figlio si ritrova a sedere in un’aula vuota, senza i suoi compagni. Questo è un peccato perché non sta venendo trasmesso il concetto che frequentare le lezioni in questa situazione è un grandissimo privilegio e un’opportunità che andrebbe presa al volo. Se un decreto ministeriale dà la possibilità agli istituti di decidere come gestire la didattica in questa delicata fase, e gli istituti stessi scelgono di tenere a casa gli studenti tranne le classi prime, quinte, i bes e i dva, perché questi ultimi non dovrebbero approfittarne?”. Una situazione davvero assurda, soprattutto se si pensa a tutte le misure precauzionali che il Machiavelli sta adottando in modo efficace. “È vero, la situazione è paradossale”, dichiara Michela Matera, preside dell’istituto pioltellese. “Noi ci siamo attenuti alle direttive in modo rigoroso. Abbiamo lasciato discrezionalità, garantendo inclusione e abbiamo messo in campo tutte le misure anti Covid possibili. Detto questo, non possiamo costringere i familiari, che godono della potestà genitoriale, a mandare i propri figli a scuola. Stiamo lavorando con gli insegnanti di sostegno per garantire laboratori di inclusione in presenza, ma temo che le famiglie declineranno amabilmente l’offerta, come hanno fatto fino a ora, e continueranno a ricorrere all’istruzione parentale. Non ci resta che continuare a elaborare un’offerta formativa sempre più appetibile, che aiuti a sviluppare competenze, creatività e socialità. Noi proveremo sempre a portare i ragazzi a scuola”. 

Mattia Rigodanza