16 Novembre 2017

Condanna a vent’anni di carcere con l’accusa di omicidio per Mario Marcone, l’operatore ecologico pioltellese di 42 anni che la sera del 30 novembre uccise l’ex fidanzata, la cernuschese 43enne Gabriella Fabbiano, con un colpo di pistola e poi gettò il corpo in una cava, sperando che non riemergesse più. Questa la sentenza di primo grado emessa a inizio settimana dal gup Manuela Scudieri con il rito del processo abbreviato, che consente all’imputato di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Le richieste del pubbico ministero Francesco Cajani non sono quindi state accolte. Niente ergastolo e neppure l’aggravante della premeditazione. Per sapere le motivazioni bisognerà attendere 90 giorni, quando saranno depositate. A giudizio c’era anche Fabrizio Antonazzo, cernuschese 60enne, compaesano di Marcone (entrambi di San Severo di Puglia), che era stato messo a conoscenza dell’omicidio il giorno successivo e aveva deciso di aiutarlo nel tentativo di occultare il corpo della donna. Per lui una condanna a tre anni con l’accusa di soppressione di cadavere e favoreggiamento. La sera del 30 novembre, tra Marcone e Gabriella scoppiò una violenta lite nell’appartamento di lui. La gelosia dell’uomo, che a quanto pare non si rassegnava all’ipotesi che lei non volesse più avere un rapporto sentimentale con lui, alla base del raptus, secondo il gup, che l’ha portato a estrarre una pistola e spararle un colpo solo, ma letale, in testa. L’arma in realtà non è mai stata ritrovata, ma le prove nei suoi confronti erano talmente tante che sono bastate per incastrarlo. Una volta uccisa ha tenuto nascosto il corpo in casa per alcuni giorni, meditando sul modo di disfarsene.
E qui è entrato in gioco Antonazzo, a cui ha confidato quanto aveva fatto. I due hanno atteso la sera di domenica 4 dicembre, in concomitanza con la chiusura dei seggi del referendum costituzionale e, ipotizzando che a quell’ora la maggior parte della gente fosse rintanata in casa, hanno caricato il cadavere in auto, dopo averlo avvolto in un grosso telo piombato con dei blocchi di cemento. Dopodiché l’hanno gettato nelle acque della cava Merlini, a Cernusco, ma 24 ore dopo il cadavere era riemerso, dando il via alle indagini dei carabinieri conculse una decina di giorni dopo con un doppio arresto.