02 Aprile 2021

Spesso non ci pensiamo, ma quasi tutti i gesti che compiamo nel quotidiano comportano un trattamento di dati. Fare la spesa, usare il computer, stipulare un contratto: la nostra privacy può essere violata in qualunque momento. Diego Dimalta, avvocato specializzato in questo settore, ha deciso di rendere le persone comuni sensibili a questo argomento, fornendo loro i giusti strumenti affinché i loro diritti vengano tutelati. “Tempo fa partecipai a un corso di formazione e mi resi conto che parlare di privacy solo a livello teorico non è il giusto modo per arrivare alle persone comuni”, spiega l’avvocato. “Con altri colleghi abbiamo deciso di portare l’argomento su un piano pratico, di fare in modo che non si parlasse di privacy solo tra professionisti. Così è nata Privacy Network, un’associazione che tutela i diritti fondamentali delle persone comuni e che le aiuta ad agire in modo consapevole e responsabile. Fare privacy semplicemente, è questo il nostro motto”.

Qualcuno potrebbe obiettare che ormai le grandi multinazionali del settore tecnologico hanno già tutti i dati che servono loro per fare quello che vogliono, ma parlare di privacy è ancora molto importante, in quanto la giurisprudenza internazionale consente di limitare il trattamento di quelli che non vogliamo compromettere. “Esiste un testo normativo europeo che tutela i diritti della privacy”, continua Dimalta. “Il Gdpr, regolamento generale per la protezione dei dati personali, fornisce le giuste armi per fare in modo che le imprese non agiscano indisturbate. Grazie a queste leggi possiamo, per esempio, contattare le aziende affinché la smettano di raggiungerci telefonicamente nonostante una volta, magari distrattamente, abbiamo messo la crocetta sbagliata su un modulo qualunque. Poi, ovviamente, esiste la figura del garante della privacy che si accerta che ciò avvenga. Tutto questo senza che il cittadino debba spendere niente. Noi informiamo le persone che ci contattano di queste possibilità”.

Ma non è tutto. A volte si ha l’impressione che siano le istituzioni stesse a spiarci, a carpire i nostri interessi e a monitorare i nostri movimenti. È per questo che Privacy Network sta avviando diverse campagne volte ad arginare l’uso sbagliato della tecnologia. “Negli ultimi anni sta diventando sempre più utilizzato il riconoscimento facciale”, racconta il fondatore dell’associazione. “Il garante della privacy ha già denunciato il Comune di Como per l’utilizzo di apposite telecamere, purtroppo però in Italia esiste una base normativa che legittima questa tecnologia che, se cade nelle mani sbagliate, può rappresentare un pericolo enorme. Il governo cinese, per esempio, sta utilizzando il controllo facciale per reprimere le rivolte a Hong Kong, una pratica che rischia di degenerare. Ma non solo: abbiamo fatto notare al ministero per l’Istruzione che alcune piattaforme utilizzate per la didattica a distanza non sono conformi ai Gdpr e abbiamo contattato il garante perché indaghi sul sistema “tamponi in un click” elaborato da regione Lombardia. Noi possiamo avviare campagne e sporgere reclami, ma è necessario che le persone sappiano che si può agire contro questo tipo di abusi. Noi abbiamo canali molto attivi, siamo presenti sui maggiori social network e abbiamo un gruppo composto di avvocati, informatici, sociologi e altri professionisti in grado di combattere questo tipo di abusi, ma abbiamo bisogno che sempre più persone ci contattino, perché solo con la consapevolezza diffusa si tutelano i diritti personali e collettivi”. Privacy network nei mesi ha raggiunto migliaia di persone e sembra non voler arrestare la sua crescita. Tramite la partecipazione a eventi come la digital week, la costante presenza sui social e un linguaggio chiaro e accessibile, questa piattaforma riesce a veicolare i suoi messaggi su larga scala. Ora, però, serve che chiunque abbia un dubbio, una perplessità, su moduli da compilare, contratti da stipulare, cookies che si aprono e chiudono sul web e quant’altro, si rivolga a questi professionisti per portare avanti le giuste istanze e rendere il mondo più responsabile.

Mattia Rigodanza