25 Settembre 2020

Il viso stanco di chi ha riposato poco o nulla, Paolo Micheli ci riceve in quello che sarà il suo ufficio per altri 5 anni, all’indomani della sua rielezione a sindaco di Segrate. E con lui, inevitabilmente, cerchiamo di ripercorrere le ultime ore prima dello spoglio, quelle successive e il futuro che lo attende.

Ha dormito questa notte?

«Pochissimo. Avevo ancora parecchia adrenalina in corpo, dopo un successo inaspettato. Pensavamo che avremmo avuto davanti altre 2 settimane di campagna elettorale e invece siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario, evitando il ballottaggio. Ed è stato un po’ come 5 anni fa; lentamente abbiamo preso coscienza di cosa stava succedendo».

Restiamo nel passato. Che martedì mattina è stato?

«Di gioia, ma surreale. Direi un crescendo di emozioni. Quando sono iniziati ad arrivare i primi risultati e abbiamo capito che potevamo vincere al primo turno è stato emozionante. Eravamo ottimisti, ma il consenso è stato decisamente superiore alle nostre aspettative. Ovviamente mi fa piacere: la democrazia ha fatto il suo corso».

Davvero non ha mai pensato di vincere al primo turno?

«Sinceramente no. Avevo davanti 5 avversari forti, seri e preparati che mi sfidavano e 12 liste formate da tanti nomi conosciuti.  Con queste premesse, davo per scontato che saremmo tornati al voto il 4 ottobre».

E, adesso, da dove ripartite?

«Dal fatto che sono stati 5 anni complessi in cui abbiamo dovuto sistemare una serie di magagne. Oltre al Pgt annullato dal Tar, e confermato dal Consiglio di Stato,  non ci aspettavamo di trovare un buco di Bilancio di quel tenore. La situazione ci ha impegnato non poco, anche se oggi è parzialmente  messa alle spalle. Dico parzialmente, perché il predissesto durerà ancora 5 anni e ogni 4 mesi dobbiamo mandare un report al Mef e alla Corte dei Conti. Con questo risultato elettorale, è evidente che la gente ha capito le condizioni in cui abbiamo lavorato, ma ora giustamente non ci faranno più sconti. E da qui dobbiamo ripartire, guardando come esempio alle grandi capitali del nord Europa. Città curate, pulite, sicure, a misura di famiglia, con una mobilità leggera».

E avrete da gestire anche la grana Westfield...

«Nella prossima settimana mi incontrerò con i proprietari e cercheremo di capire se confermeranno l’attuale progetto oppure proporranno qualcosa di diverso».

Ma c’è davvero il rischio di dover restituire gli oneri di urbanizzazione?

«Anche questa è una bufala. Non possiamo restituire alcun onere, anche perché loro non possono più diminuire le volumetrie. Al massimo possono scorporarle in diversi immobili, ma questo, da un punto di vista economico, non comporta nulla per noi».

Esiste poi un’altra questione. Lei ha vinto un po’ ovunque, tranne che a Novegro. Non crede che una riflessione si imponga?

«A Novegro, effettivamente, esiste un problema di legalità che va ripristinata e per farlo occorre una maggiore attenzione. Però, tra i quartieri di Segrate, è quello che ha il potenziale più alto da esprimere. Arriverà la metropolitana, è accanto al parco Forlanini e nei prossimi mesi arriverà il ponte che scavalcherà la Rivoltana, con una rivalutazione degli immobili. È comunque chiaro che il messaggio arrivato dalle urne ci deve fare riflettere. Dobbiamo intercettare il malumore della gente e dare loro risposte».

Il vero exploit l’ha fatto la lista che porta il suo nome...

«Sapevo che avrebbe fatto bene, ma non avrei mai immaginato diventasse la lista più votata. Forse è  stata aiutata dalla posizione nella scheda, la prima in alto, avvenuta per sorteggio. Però è un bel messaggio, se pensiamo che è una lista under 35. La città ha voluto premiare questa scelta coraggiosa. In lista c’erano tutte persone con grandi competenze che faranno sicuramente bene, nell’interesse di Segrate».

Di contro c’è Segrate Nostra che si è sacrificata per lasciare spazio proprio alla lista che porta il suo nome...

«Segrate Nostra è la mia lista e continua a esserlo. L’ho fondata 10 anni fa ed è il punto di riferimento più importante per quanto riguarda il civismo. Ho chiesto ai suoi referenti un sacrificio e di accogliere diverse forze, come Azione, la Sinistra e i Verdi, e hanno accettato. Segrate Nostra è una bella famiglia nella quale tutti ci sosteniamo e cresciamo insieme. Devo solo ringraziarla».

Inoltre spicca l’esclusione del presidente del consiglio Claudio Viganò...

«E questo è un grosso dispiacere. Credo che Claudio abbia sbagliato a cercare un percorso in solitaria. Gli avevo proposto di venire con noi fin dal primo turno, ma ha preferito muoversi come la volta scorsa e ha fatto una scelta diversa. Politicamente per me resta un fratello maggiore e un grande presidente del consiglio. Mi mancherà».

Secondo lei, qual è stata la chiave della sua vittoria?

«La Costituzione recita di lavorare con disciplina e onore. Ecco, direi proprio che la mia squadra ed io abbiamo sempre lavorato con disciplina, onore e aggiungerei con libertà e gentilezza. Questi sono stati i tratti caratteristici della mia amministrazione e la gente li ha colti».

Non sono stati i selfie?

«Sinceramente, non ho seguito i chiacchiericci dei social, mi sembrano solamente un rumore di sottofondo che distrae. Io e la mia coalizione abbiamo semplicemente cercato di fare del nostro meglio, sacrificando del tempo alle nostre famiglie e ai nostri affetti. Chiacchiericci che, peraltro, ci tengo a dirlo, non hanno visto partecipare gli altri candidati sindaco. Credo che se si mettessero da parte le proteste e si facessero più proposte, si farebbe  il bene della città. Fin da quando mi sono insediato, 5 anni fa, c’è stato questo continuo controcanto sui social, ma la verità è che la gente, soprattutto in questo periodo in cui viviamo il dramma del Covid, vuole sentirsi comunità. Chi prosegue così non fa bene alla città e neppure a se stesso, visti i risultati».

A proposito dei suoi avversarsi alla poltrona di sindaco, vuole spendere qualche parola per loro?

«È stata una bella campagna elettorale, in cui anche i miei avversari hanno puntato sui programmi. Li ringrazio per l’impegno che hanno profuso, so che faranno un servizio importante per la città».

Qualcuno si è complimentato personalmente con lei?

«Il primo è stato Gasparini che è venuto di persona. E poi Viganò. Altri messaggi non ne ho ricevuti, ma li conosco, sono 3 persone stimabili, e so che nelle prossime ore sicuramente ci sentiremo».

E ora dovrà formare la giunta. Come si muoverà?

«È ancora prematuro, devo confrontarmi con i referenti delle liste che mi hanno appoggiato. Al momento quello che posso dire è che cercherò di dare continuità, tenendo presente l’inevitabile rinnovamento uscito dalle urne, e di certo punterò a formare una giunta che esprima qualità come quella uscente».

Un’ultima domanda: il difficile viene adesso?

«Io direi invece che il meglio deve ancora venire. Sarà una difficoltà entusiasmante, anche in virtù del forte ricambio che porterà nuova linfa alla città».