22 Dicembre 2021

I membri dell’associazione Nazionale Carabinieri di Segrate hanno le idee chiare quando si tratta di spiegare lo scopo delle loro azioni. L’ente è costituito da 105 carabinieri in congedo e 22 simpatizzanti, di età compresa tra i 30 e i 90 anni, con il membro più anziano, Franco Biraghi, classe 1931, insignito recentemente di un encomio per gli ultimi 30 anni di attività.

Le due componenti sono accomunate da quello che tre esponenti, Antonio Lionetti, Paolo Polarani e il presidente Alessandro Guarnieri, definiscono “spirito di corpo”. «Si è formata una compagnia», spiegano i tre, «con cui ci si ritrova, si condividono problemi e si pensa insieme a come risolverli». Infatti, gli associati si incontrano una volta a settimana per discutere delle esigenze della comunità e cercare un modo per rendersi utili, mettendo a frutto il proprio tempo e il senso del volontariato. Alcune delle attività in cui, per esempio, la sezione è impegnata riguardano la gestione della coda per i tamponi davanti alle farmacie comunali, il servizio permanente alla stazione ferroviaria e il pattugliamento durante lo svolgimento dei mercati.

Lo scopo formale dell’associazione sarebbe “osservazione e riferimento”, ma è inevitabile che l’impegno si orienti di volta in volta verso le situazioni che più lo esigono. «In fondo», continuano gli ex militari, «siamo tutti della zona, quindi compiamo un servizio per il nostro territorio, cioè facciamo volontariato, che è innanzitutto un modo di volersi bene e volerlo agli altri”. E si soffermano a raccontare alcuni episodi scolpiti nella loro memoria legati al periodo di lockdown, come l’emergenza improvvisa che li ha visti impegnati nella raccolta e consegna a domicilio di farmaci salvavita per un cittadino, le commissioni in banca per terze persone o, ancora, il trasporto urgente di un cane in una clinica veterinaria.

Ma tante altre sono le iniziative che impegnano l’associazione, come la promozione di corsi interni ed esterni per l’utilizzo del dae (il defibrillatore automatico esterno) di primo soccorso o di difesa personale, rivolti alle donne. «La volontà è di infondere un senso di sicurezza nella cittadinanza e alla base del nostro rapporto con la comunità sta la fiducia reciproca». I volontari quindi ricordano che la loro attività risponde alle richieste della polizia locale e dei carabinieri ed è coordinata a livello provinciale e regionale, anche se spesso è la conseguenza di un senso civico radicato nella personalità del volontario, che talvolta si trascina dai tempi del servizio militare. Raccontano ad esempio la scelta di cinque di loro di partire per L’Aquila all’indomani del terremoto del 2009 o la corsa verso la stazione di Pioltello per il deragliamento del treno nel 2018. «L’anno scorso a Natale alcuni anziani che erano a casa da soli ci hanno chiamato» continuano. «Noi siamo andati, abbiamo portato la cena e fatto loro compagnia, perché è questo genere di cose che più ci appaga».

Alla domanda spontanea, se allora volontari si nasca o si diventa, rispondono in coro che il volontariato è fatto di istinti che una persona deve sentire dentro di sé e che basta una scintilla a risvegliare, ma che nessuno può insegnare. «Significa rimanere svegli pensando ai problemi degli altri, ricavare la massima soddisfazione da un sorriso e una pacca sulla spalla». In fin dei conti, l’associazione Nazionale Carabinieri si occupa di questo: restituire al territorio la gratitudine che da esso riceve.

Chiara  Valnegri